Vanity Fair (Italy)

IL MIO LATO ZEN

Un nuovo disco, un tour, una nuova esperienza nella moda. Otto anni dopo Amici la cantante è una donna più «libera e felice» che ha imparato a guardarsi (e a farsi guardare) con ironia. Perché, dice, «essere perfetti è orribile»

- di RAFFAELE PANIZZA foto LUISA CARCAVALE

C i dovrebbe essere anche Annalisa tra gli ospiti della sfilata Tezenis, nel quartier generale di Dossobuono, Verona. Emma Marrone non si perde un selfie («ditemi cosa devo fare, e lo faccio», annuncia alle pr). L’ex giudice di X Factor Levante risponde alle giornalist­e dicendo che «lo stile è spontaneit­à, ciò che ti fa sentir bene». Paris Hilton attende i cronisti nella sua perenne postura di tre quarti, con unghie a mezzaluna, dal gusto un po’ Harlem. Mentre Annalisa, che sta collaboran­do con il brand alla realizzazi­one di un reggiseno che sarà lanciato in autunno, in giro non si vede. Come suggerisce il titolo del suo nuovo album, sembra vivere tutto in un sereno distacco, in un implicito Bye Bye. «Eh, scusi, dovevo andare al bagno, e avevo fame..», si giustifica, quando finalmente si fa acciuffare, nel giardino di un albergo di design a un passo dall’evento. Ha un abitino estivo che le scopre le gambe, «mai così abbronzate». E un intimo ocra ben in vista, intonato con l’insieme. A 33 anni appena compiuti e a otto dalla partecipaz­ione ad Amici, è una donna simpatica, autoironic­a, sexy ma mai vezzosa, guidata da un «chi se ne frega» forse ancora un po’ acerbo, che le sta regalando una nuova personalit­à.

In generale, non trova lo sguardo degli uomini troppo insistente? «Il maschio può essere pesante, vero, ma sull’argomento sono diventata serena. Non m’interessa nascondere, né tantomeno mostrare: se mi guardi, bene. Se non mi guardi, anche meglio». Finirà su manifesti giganti in tutta Italia, ci ha pensato? «Ma sì, e che sarà mai. Ormai ho fatto mia questa modalità zen, in cui va benissimo tutto. E sa che le dico? L’idea di diventare un simbolo, la rappresent­ante delle donne normali, mi piace». Ma lei non è una donna normale. «Io mi ci sento. Come tutte cerco di valorizzar­e le cose belle e nascondere quelle meno. Cerco di stare in forma, faccio le diete ma sono pigra... M’intriga il fatto che con i propri difetti si possa fare la pubblicità di un reggiseno. Ho vissuto gran parte della vita preoccupan­domi di essere “giusta”. Ora mi sento più libera e felice». Come nel brano Direzione la vita: «Il giorno che arriva e ti cambia la prospettiv­a». «È successo un po’ per volta, e me ne sono resa conto riguardand­omi su Instagram: ero piena di sovrastrut­ture, non mi riconoscev­o. Avevo voglia di sbagliare, prendermi in giro. Nessuno è perfetto. Ed essere perfetti è orribile». Mamma e papà, professori di liceo, che dicono? «Sono felici, ma un po’ stressati. Vorrebbero sapere sempre dove sono e cosa faccio. Mia madre ha un calendario di tutti i miei impegni». Per quale motivo si sottopone a questa tortura? «Per lo stesso motivo per cui me lo chiede: sono figlia unica, e rappresent­o la loro ragione di vita. E alla fine, mi fa piacere». Quando s’è laureata in Fisica però non erano tanto contenti: ha preso 94. «96, prego. Non mi tolga due punti». Ma non era la secchiona che tutti dipingono. «Era difficile, facevo musica e toglievo allo studio qualche energia. Sono stati loro a spingermi verso la laurea: saggiament­e, mi hanno convinta che avere un piano B sarebbe stato utile». Nella sua Val Bormida per cosa era famosa? «Essendo guidata dalla musica, ero lo specchio dei generi che abbracciav­o. Scoprivo i Doors e andavo in giro vestita da hippy. Nel periodo grunge avevo i capelli verdi. Cantavo in una band Gothic Metal e mi trasformav­o in dark, genere che amo anche adesso: per un periodo ho avuto una cotta per Nick Cave. Al liceo scientific­o di Carcare ero la stramba. Ma vivevo i miei cambiament­i davanti a tutti». E se c’era uno scoppiato, se lo beccava lei. «In effetti, qualche caso umano l’ho attratto». La facevano soffrire? «In amore le ho date e le ho prese, piuttosto equamente». Con tutto il rispetto, Nick Cave è mostruoso. «Lo so, ma allora ascoltavo musica per contorcerm­i e gli uomini rispecchia­vano questo. Ora, ho scoperto il valore della leggerezza». Tra Nick Cave e Luca Argentero, simbolicam­ente, chi scegliereb­be? «Argentero tutta la vita, non il tristone di turno. Voglio persone entusiaste, con la voglia di sperimenta­re. Mi son fatta così tante seghe mentali in adolescenz­a che adesso ho voglia di divertirmi. Di paranoie ne ho ancora eh, ma quelle che bloccano le ho superate». Senza neppure uno xanax? «Esatto: con i gatti, il mare e con la scelta di vivere a Savona. Tornare a casa, vedere gli amici d’infanzia mi aiuta a capire dove sono». E in caso, dire Bye Bye a tutti, come nella canzone. «Che non sembra, ma è piena di rabbia, anche verso me stessa. Questa sei tu, mi ripeto. E se lo capisci, poi puoi finire pure su una gigantogra­fia col reggiseno. E a quel punto, “ciaone” a tutti».

«CERCO PERSONE ENTUSIASTE, NON IL TRISTONE DI TURNO»

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