Un’Educazione Americana
Cosa succede a una ragazzina romana che viene sbalzata nella California del grunge e dei rave parties illegali? Lo racconta CHIARA BARZINI nel suo romanzo “Terremoto”. Una storia di sesso, droga, identità da costruire. “Things That Happened Before The Earthquake” (Doubleday) è il suo esordio nella narrativa. Un romanzo ambientato in America e scritto in inglese, che esce questo mese nel mercato anglosassone e a fine settembre da noi col titolo “Terremoto” (Mondadori). Come spiega questa scelta insolita per un’italiana? Dipende dal fatto che ho vissuto gli anni più formativi negli Stati Uniti. Avevo provato a scriverlo nella mia lingua, ma continuavo a tornare indietro, forse perché era una storia americana e l’inglese mi sembrava più giusto. Un giorno chiesi consiglio alla scrittrice e sceneggiatrice Francesca Marciano, bravissima a gestire con grazia il bilinguismo nella letteratura e nel cinema. Mi disse: «Vai dritta così senza pensarci due volte, vedrai...». Questo mi ha dato molta libertà. Eugenia, la protagonista del suo libro, si deve trasferire da Roma a Los Angeles perché la sua famiglia hippie vuole fare cinema. Come reagisce allo shock culturale? E come ha reagito Chiara Barzini quando, appena adolescente, ha avuto più o meno lo stesso destino? Eugenia è una ragazzina coraggiosa. Possiede un’innocenza e una sfacciataggine che le permettono di affrontare e superare moltissime prove. Quelle che le impone il romanzo cominciano nel 1992, all’apice della rivolta razziale di Rodney King – il primo episodio di violenza della polizia contro gli afroamericani a essere stato filmato e vera origine del movimento Black Lives Matter. Ma il mio destino è stato diverso dal suo: sono arrivata a Los Angeles due anni dopo le rivolte, sbalzata da una scuola di 400 ragazzi a una di 4000 in una zona desolata
della città. Le tematiche razziali erano all’ordine del giorno, così come lo erano le gang – che hanno perfino ucciso un mio compagno di classe. Ringrazio i miei genitori per avermi portato con loro. Sono stati coraggiosi a buttarmi in prima linea. È stato un periodo di grandi rischi, ma ha formato la persona che sono oggi. Come era la moda e come erano i ragazzi a Los Angeles, nel periodo in cui è ambientato il romanzo? Il grunge viveva il suo momento d’oro. La moda era esplosiva e selvaggia, spaziava da vestitini floreali con anfibi, T-shirt fluo sopra l’ombelico, pantaloni giganteschi, codini, collanine multicolore. Erano gli anni di Kate Moss e della storica campagna Obsession di Mario Sorrenti. Ovviamente la mia scuola era popolata da skater e surfisti come tutte le scuole californiane dell’epoca. C’erano i primi rave parties illegali. E ho visto concerti indimenticabili: Bikini Kill, Smashing Pumpkins, Courtney Love, L7, Sonic Youth. Mi sono innamorata di tante cantanti forti e sprezzanti che hanno ispirato la protagonista del mio romanzo. Prima ancora di uscire, il suo romanzo è in tutte le classifiche americane dei libri per l’estate. Come si spiega questo successo e come sta cambiando la sua vita? È una bellissima sorpresa. Ci ho messo tanto tempo e tanto cuore per scriverlo. Nei cinque anni della stesura ho fatto due figli (con lo sceneggiatore Luca Infascelli, ndr), e spesso per concentrarmi mettevo la sveglia alle cinque. È stata una sfida. Ma ora mi sento libera di scrivere le cose che amo di più, senza compromessi. Anche suo nonno, il famoso giornalista e scrittore Luigi Barzini, gravitava tra l’Italia e gli Usa. Sente di muoversi nel suo solco? Mio nonno è mancato quando avevo cinque anni ma ero legatissima a lui, rappresenta un esempio di serietà, passione e dedizione al proprio lavoro. Il suo libro “The Italians” è ancora un best seller internazionale perché racconta il carattere del nostro paese a chi non lo conosce. A New York ho cercato di ripercorrere i suoi passi: ho letto i suoi libri e visitato la Columbia University, dove aveva studiato. Sicuramente ha sofferto molto per il fatto di vivere con i piedi in due staffe. Lei oggi preferisce abitare in Italia o negli Stati Uniti? L’America di Trump mi terrorizza, e questo ha paradossalmente risolto diverse ansie esistenziali. Ora non potrei vivere lì. Ma amo sentirla come terra d’adozione e prenderne tutto il bello, quando posso. •