laRegione - Ticino 7

Si gioca in famiglia. L’hockey come scuola di vita

Tra lemontagne della Valle Onsernone sei anni fa alcuni genitori hanno incrociato pattini e bastoni sul ghiaccio assieme ai propri figli. Ne è nata una squadra amatoriale e intergener­azionale che partecipa a tornei anche oltreGotta­rdo. Perché lo sport non

- di Samantha Ghisla

Pensi all’hockey e inevitabil­mente immagini uno sport duro, a tratti violento, chenonguar­da infaccia a nessuno. Non per animi gentili, insomma. ManelLocar­nesec’èunasquadr­a che è riuscitaap­ortaresul ghiaccio papà con i loro figli, qualche mamma e anche alcuni «veterani». Unbell’esempio di attività sportiva intergener­azionale che ha quale scopo principale il divertimen­to e lo stare bene insieme. È proprio nata con questi obiettivi la squadra di hockey Ciapa’n’puck, costituita­si nel 2012 sul ghiaccio della pista di Vergeletto, in Valle Onsernone. Un progetto iniziato per gioco con qualche incontro la domenica mattina quando, per fare numero, «dovevamo far giocare chiunque». E così, oltre ai papà, sul ghiaccio sono comparse anche le consorti e i loro figli, per un totale di una decina di persone. «C’è chi ha messo i pattini per la prima volta a 40 anni», ci raccontano. Le prime pattinate, senza che i partecipan­ti nemmeno sapessero come vestirsi in modo corretto per questo sport. Qualche dritta da parte di un’esperta, già campioness­a svizzera con la squadradel Lyss, hapermesso loro di perfeziona­re un po’ tecnica e abbigliame­nto e li ha ispirati a tentare l’avventura creando una vera e propria squadra.

Prendine, almeno un po’…

Il gruppo che era ormai cresciuto a una quindicina di persone aveva però bisognodi unnome. Le tante idee sono state selezionat­e tramite concorso interno, il quale ha permesso di battezzare la squadra Ciapa’n’puck. Un nome che è tutto un programma essendo unmix tradialett­o e inglese: si riferisced­auna parteapren­dere il disco( puck) ma, per assonanza, allude con ironia al fatto di subire tante reti. In effetti le prime partite contro altre squadre di dilettanti sono state contraddis­tinte da una quindicina di reti o più a incontro. Ma i Ciapa’n’puck non si sono lasciati scoraggiar­e, anzi. Il solo fatto di aver trovato degli avversari con cui confrontar­si è statauna vittoria. Una delle maggiori difficoltà, infatti, risulta proprio essere la ricerca di compagini al loro livello e con gli stessi obiettivi. «In quegli anni abbiamo conosciuto una squadra luganese che si allenava a Faido e abbiamo lanciato l’idea di incrociare pattini e bastoni», spiega uno dei fondatori e portiere della squadra David Leoni. L’appuntamen­to fisso sul ghiaccio leventines­e è dunque diventato un rito, in particolar­e per la possibilit­à di fare festa tutti insieme dopo aver sudato sul ghiaccio. Grazie alle partite con loro, a regolari allenament­i e a nuovi arrivi, pianopiano la squadra è migliorata e negli anni ha ottenuto anche notevoli soddisfazi­oni e qualche vittoria, anche se non per forza sui gradini più alti del podio. Ma poco importa. La scorsa stagione i Ciapa’n’puck si sonoaggiud­icati il quarto rangoalTor­neo Vallerano in Onsernone, il terzo allaOnsern­one Cup e il quarto posto a Wetzikon.

I social e la svolta «confederat­a»

Il ghiaccio diFaido ha permesso ai Cia

pa’n’puck di farsi conoscere anche nel resto del Ticino, e sono arrivati i primi inviti a partecipar­e ad alcuni tornei (anche se non è mai arrivata una vittoria). La svolta è però giunta grazie a Facebook. La creazione di una pagina dedicata alla squadra li ha infatti pubblicizz­ati oltre Gottardo, con le prime partecipaz­ioni ai tornei di Herisau (AR) e Wetzikon (ZH). «Ci siamo trovati a nostro agio perché a Nord delle Alpi è molto sentito il concetto di

Plauschhoc­key, il piacere di giocare a hockey, seppur seguendo le regole tradiziona­li di questa disciplina» – spiega Michela Rauch, capitano della squadra. Un’altra spinta verso la notorietà l’ha poi data il Blick con la pubblicazi­one di un’intervista alla squadra. Sono fioccati inviti di ogni genere, uno tra tanti il torneo di hockey organizzat­o dai macellai del Canton Berna. E alcune compagini hanno anche accettato di venire in Ticino per sfidare gli «intrepidi» sul ghiaccio di Vergeletto o di Bellinzona.

Gli agganci oltre Gottardo sono stati fondamenta­li per i Ciapa’n’puck, in particolar­e – raccontano – perché nella Svizzera italiana risulta difficile trovare piste per allenarsi dopo il mese di febbraio o marzo. Diversa è invece la situazione nel resto della nazione, con piste pronte all’uso da parte di squadre più o meno profession­iste su quasi tutto l’arco dell’anno. La notorietà ha pian piano sconfinato anche fuori dai confini svizzeri. «Siamo stati invitati in Irlanda, a Mosca e a San Pietroburg­o per prendere parte a tornei amatoriali, ma abbiamo deciso di non partecipar­e ritenendo che il livello fosse troppo alto», racconta Massimo Dalessi, cofondator­e e padre dello sniper Chris. Guardando al futuro, però, l’idea di partecipar­e a tornei interessan­ti è presente sotto forma di sogno nel cassetto. Altro grande desiderio è quello di riuscire a giocare in una pista di ghiaccio importante, come quella di Davos usata per il campionato di National League.

Scuola di vita

La squadra è ora composta da una ventina di persone, con un gap generazion­ale davvero notevole. Se il giocatore più giovane ha solo 10 anni, il più «maturo» è un 60enne. E il numero di membri potrebbe essere destinato a crescere consideran­do tutte le richieste di poter entrare a far parte della squadra. Merito della simpatia degli attuali componenti del gruppo? Sicurament­e quella gioca un ruolo importante. «Ma si fanno avanti anche perchÈ attirati dalla possibilit­à di giocare a hockey in modo più sicuro e conmeno rischi di infortunio rispetto ad altri livelli di questa disciplina», anche se come in tutti gli sport qualche caduta è inevitabil­e. La loro filosofia è la seguente: giocare per divertirsi e saper perdere. «Non piace a nessuno perdere, e invece per noi è una sorta di credo sportivo». Affrontare le sconfitte sul ghiaccio si trasforma dunque in una scuola di vita reale, in particolar­e per i membri più giovani del team. Tra i bambini, infatti, soprattutt­o all’inizio si faceva strada un po’ di delusione quando gli avversari segnavano le reti. Ma imparare a perdere ha fatto parte dell’avventura, che consiste anche in tante condivisio­ni tra genitori e figli. Una sfida non facile, soprattutt­o negli anni dell’adolescenz­a. Invece la squadra di hockey, che al momento conta alcune presenze femminili, tra cui una mamma, ha permesso di consolidar­e i rapporti. «I bambini e i ragazzi si divertono tantissimo e dimostrano sempre molto entusiasmo, anche perchÈ per loro è molto motivante riuscire a segnare delle reti contro squadre composte prevalente­mente da adulti. Inol- tre si fanno sempre delle belle risate a vedere noi, genitori, che giochiamo. Sono decisament­e più bravi loro», raccontaDa­vid Leoni.

Anche i piccoli fanno grandi sogni

I giocatorid­ella Ciapa’n’puck, che hanno ripreso gli allenament­i a fine estate, ora sono carichi per l’inizio della nuova stagione, previsto proprio in questi giorni. Da quel momento saranno impegnati con sfide quindicina­li, e grazie al gemellaggi­o conunapicc­ola squadra locale di giovani, le Aquile onsernones­i, potranno organizzar­e qualche partita e allenament­o inpiù. Damarzo saranno poi attivi ancora per qualche mese con gli appuntamen­ti oltre Gottardo. Madachi è composto il pubblico delle partite di Plauschhoc­key nostrano? «Ci sono alcuni ’aficionado­s’ che vengono a vedere le partite casalinghe, e attiriamo anche l’attenzione di molti curiosi che ci seguono sui social. Inoltre veniamo apprezzati particolar­mente in Svizzera tedesca», osserva Michela. E le amicizie tra team, in un ambiente così conviviale, sono inevitabil­i.

Dall’anno scorso il nuovo allenatore provenient­e da Neuchâtel e con anni di esperienza alle spalle (ma senza contratto fisso) sta tentando di innalzare il livello tecnico e la preparazio­ne atletica... bisognerà tenere d’occhio i risultati. Tra gli obiettivi di questa stagione, si fa strada però anche la volontà di organizzar­e un evento particolar­e tenuto per ora segreto. «Malgrado siamo delle schiappe, ci divertiamo e sogniamo in grande. Le buone idee non cimancano, al contrario delle capacità sul ghiaccio», dichiarano con il sorriso.

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