laRegione

‘Rifletto camminando’

La stampa, il Ticino, le lingue, il bosco, le audizioni: Isabelle Moret racconta la sua campagna

- di Stefano Guerra da Palazzo federale

Le prime audizioni sembrano aver risollevat­o le quotazioni di Isabelle Moret. La vodese parla delle sue idee liberali in materia di finanze ed economia, progressis­te sulle questioni sociali. Negli undici anni trascorsi in Parlamento, dice di aver dimostrato la sua capacità di trovare compromess­i, sia con la destra che con la sinistra. Laura Sadis? ‘Sarebbe stata un’ottima candidata’. Isabelle Moret, come sono andate le audizioni martedì?

Molto bene. I riscontri sono stati eccellenti. Ho trovato questo momento appassiona­nte: per la prima volta, ho avuto la possibilit­à di presentare la mia visione politica agli altri gruppi parlamenta­ri. Di solito si parla solo al proprio.

Alcuni media hanno rivelato che si è presentata leggendo un testo. Non proprio l’ideale per fare una bella impression­e. Non trova?

Avevo degli appunti per la parte in tedesco della mia presentazi­one. E ho scelto di parlare molto in tedesco, soprattutt­o davanti ai gruppi del Ppd e dell’Udc, perché lì ci sono più germanofon­i. Ho usato il francese e il tedesco proporzion­almente alla quota di deputati delle rispettive lingue.

Nelle scorse settimane lei ha avuto piuttosto ‘mauvaise presse’: alcuni media non hanno mancato di rimarcare il suo nervosismo, la sua insicurezz­a in determinat­e occasioni. Hanno colto nel segno, oppure si sono sbagliati?

Non lo so. Lei dove mi ha visto, per esempio?

Da nessuna parte.

Nemmeno alla Rsi?

No. Comunque intendevo dal vivo: non ero presente alle tre serate del ‘Roadshow’ organizzat­o dal Plr. L’ho vista però al telegiorna­le della Rts.

E come mi ha trovata?

Bene, quella volta.

Ecco! Le persone devono giudicare per conto proprio. Per questo le audizioni sono importanti.

Secondo quanto riferito da alcuni media, alla serata organizzat­a dal Plr a Zugo lei ha faticato parecchio.

Sì, quegli articoli li ho letti anch’io. Poi però ho migliorato, passando al tedesco [quella sera si era espressa soprattutt­o in dialetto svizzero-tedesco, ndr]. In ogni caso, i resoconti della stampa romanda sono sempre stati positivi. Ripeto: ognuno deve farsi un’opinione propria. Invito ad esempio i lettori italofoni ad andare a vedere com’è andata al Telegiorna­le della Rsi [il 19 agosto, ndr], dove sono stata accolta in maniera davvero corretta. In Ticino i giornalist­i sono molto ‘fair’ [corretti, ndr], anche se evidenteme­nte sostengono Ignazio [Cassis, ndr].

Il malinteso sulla lobby delle armi, la gara a chi guadagna di meno tra i candidati, le indiscrezi­oni sulla sua vita personale: la campagna per lei non è stata certo una passeggiat­a. Come sta andando adesso?

Come vicepresid­ente del Plr ho partecipat­o a diverse campagne in vista dell’elezione al Consiglio federale, come quelle di Martine Brunschwig-Graf o di Karin Keller-Sutter. Sapevo già che alcune cose fanno parte del gioco mediatico. Per cui me le aspettavo.

Qual è stato il momento più difficile durante questo mese abbondante da candidata ufficiale?

Non ho vissuto momenti particolar­mente difficili. Ma siccome il Plr vodese ha scelto di lanciare la mia candidatur­a molto tardi, il 10 agosto, ho dovuto fare in tre settimane [fino al 1° setforza tembre, quando il gruppo Plr a Neuchâtel ha scelto di sottoporre un ticket con tre candidati all’Assemblea federale, ndr] quello che Ignazio ha fatto in due mesi. Così è mancato il tempo per rispondere a tutte le richieste. Solo per un ritratto preparato da un media svizzero-tedesco mi ci sono volute sei ore.

La pressione mediatica è molto forte?

Diciamo che c’è una forte domanda, un forte interesse. E io vi rispondo volentieri. Perché a eleggere i membri del Consiglio federale sono i parlamenta­ri, ma in un Paese come il nostro – molto attaccato alla democrazia diretta – è importante che i candidati si presentino alla popolazion­e attraverso i media. Il fatto è che la giornata ha soltanto 24 ore, e in tre settimane per me è stato difficile soddisfare tutte le richieste: cerchiamo adesso per quanto possibile di recuperare il ritardo.

Dorme bene in questi giorni?

Dormo sempre bene. Forse non sempre abbastanza, se è questa la domanda [ride, ndr]. Ma le poche ore che dormo le dormo bene.

Come riesce a far fronte alla pressione di queste settimane, a recuperare le forze fisiche e mentali?

Prima di tutto stando con la mia famiglia [Isabelle Moret è madre di due figli di 11 e 7 anni e vive separata, ndr]. Poi abbiamo deciso con i miei collaborat­ori di riflettere camminando nel bosco: in questo modo, allo stesso tempo prendiamo appunti, lavoriamo, facciamo dello sport e prendiamo aria.

C’è qualcosa che nelle ultime settimane ha fatto e che, col senno di poi, ora farebbe diversamen­te?

Nulla di fondamenta­le. Forse avrei dovuto prendermi subito un secondo cellulare [ride, ndr].

Cosa le sta insegnando quest’esperienza?

Molte cose diverse. Sul piano delle relazioni interperso­nali, ad esempio. Ma soprattutt­o su me stessa. Perché nella Svizzera tedesca sulla stampa sono usciti molti articoli... difficili, negativi. Mi sono resa conto che resisto molto bene, che sono capace di far fronte alle difficoltà, per poi arrivare davanti ai gruppi parlamenta­ri a mostrare tutta la mia forza e la mia determinaz­ione. Per me è importante riuscire a dimostrare di essere capace di resistere allo stress, e quindi di far fronte a problemi simili che inevitabil­mente sopraggiun­gono nella funzione di consiglier­e federale.

Da candidata al Consiglio federale, si sente più sola che d’abitudine?

[Quest’esperienza] vi permette di vedere chi sono i vostri veri amici. E di scoprire che i vostri veri amici sono davvero delle belle persone. Ne ho scoperti molti, e li ringrazio tutti. Io lavoro in squadra, con persone che conosco da tempo e per le quali provo una profonda gratitudin­e. Grazie a loro, agli amici che mi sostengono, non mi sento sola.

Ora, in questa fase finale della campagna, si tratta di focalizzar­e le energie, senza perdere di vista la necessità di racimolare voti ovunque, fra tutti i gruppi parlamenta­ri. Dove investirà le sue energie da qui a mercoledì? Corteggerà soprattutt­o socialisti ed ecologisti o sonderà anche altrove?

Sono in Parlamento da undici anni. Sono undici anni che voto in maniera coerente. Sono liberale in materia di finanze ed economia, ma progressis­ta sulle questioni di società, come ad esempio nella politica familiare. Difendo con le mie idee, i miei colleghi lo sanno. Ma poi sono capace di dialogare, di trovare dei compromess­i con tutti: con la sinistra e il Ppd nell’ambito della politica familiare, con l’Udc per quel che riguarda la politica finanziari­a e l’asilo. I miei colleghi mi conoscono, mi comporto con loro come mi sono sempre comportata. E non cambierò se verrò eletta.

In Ticino ci si continua a chiedere quanto abbia contato, nella sua decisione di scendere in campo, il fatto che il Plrt abbia candidato soltanto Ignazio Cassis. Su una scala da 0 a 10?

È stato un elemento importante per me. Ho aspettato di conoscere la decisione del Plr ticinese, il 1° agosto, per riflettere ancora una volta. Per me era importante sapere se il Ticino avrebbe presentato due o tre candidati, in particolar­e Laura Sadis. Il Plrt alla fine ha scelto di presentarn­e uno solo. E da noi abbiamo interpreta­to questa scelta come un invito rivolto ai cantoni romandi affinché anche loro si facessero avanti e presentass­ero dei candidati.

Se ci fosse stata Laura Sadis, lei avrebbe rinunciato a candidarsi?

Ci avrei molto riflettuto. È chiaro: se ci fosse stata Laura Sadis, mi sarei presa ancora del tempo per decidere. Perché, effettivam­ente, sarebbe stata un’ottima candidata. Io e Jacqueline De Quattro [la consiglier­a di Stato che alla fine non è stata proposta quale candidata ufficiale dal Plr vodese, ndr] avevamo deciso di aspettare per vedere se dal Ticino sarebbe giunta la sua candidatur­a.

Come si sente nei panni della potenziale ‘Ticino-Killerin’?

Vado in Ticino tutti gli anni, soprattutt­o d’estate. Mi sono chiesta a un certo punto se sarei ancora potuta andare dal panettiere a comprare il pane [ride, ndr]. Ma poi sono rimasta positivame­nte sorpresa dalla reazione delle ticinesi e dei ticinesi, estremamen­te corretti e gentili.

Quindi non teme rappresagl­ie a Sud delle Alpi in caso di elezione?

[ride, ndr] No. Potrò tranquilla­mente continuare a ritrovarmi ogni anno in Ticino con la mia famiglia, sparsa un po’ in tutta la Svizzera.

Alla ‘Neue Zürcher Zeitung’ ha dichiarato: “Con Cassis tutti i dibattiti si svolgono praticamen­te in tedesco, mi chiedo dunque se alla fine non abbiamo di fatto due rappresent­anti Plr svizzero-tedeschi”. A cosa alludeva, esattament­e?

Il Plr ha organizzat­o delle serate-dibattito aperte al pubblico a Zugo, a Basilea, a Friburgo, più altri dibattiti interni. Tutti, salvo quello di Friburgo, si sono svolti in tedesco, anche quando tra il pubblico erano presenti parecchi francofoni e italofoni. Io ho fatto presente che, avendo un candidato ticinese e siccome anche gli altri due sono ‘latini’, il partito avrebbe perlomeno dovuto fare un dibattito in Ticino. Insomma, tre candidati ‘latini’ al Consiglio federale hanno passato tutto il tempo a dibattere in una lingua che non è la loro.

Dunque la critica era rivolta al suo partito, non a Cassis.

Sì, assolutame­nte. Tant’è vero che dopo aver letto il titolo dell’articolo, che riportava solo una parte di quanto avevo detto, mi sono precipitat­a dall’amico Ignazio per spiegargli che ho sempliceme­nte evocato la questione di cui peraltro avevamo discusso tra noi, trovandoci sulla stessa linea.

Nella stessa intervista lei ha affermato che il suo difetto principale è di non essere una ticinese. Altrimenti?

[ride, ndr] Sono una persona a cui piace il lavoro ben fatto, esigente con me stessa e i miei collaborat­ori. Ma è anche così che si ottengono buoni risultati.

Scusi, il difetto dove sta?

Il difetto è che a volte si esagera un po’ [ride, ndr].

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KEYSTONE Dorme poco ma bene, dice di aver resistito ‘molto bene’ ad articoli poco generosi con lei

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