‘Rifletto camminando’
La stampa, il Ticino, le lingue, il bosco, le audizioni: Isabelle Moret racconta la sua campagna
Le prime audizioni sembrano aver risollevato le quotazioni di Isabelle Moret. La vodese parla delle sue idee liberali in materia di finanze ed economia, progressiste sulle questioni sociali. Negli undici anni trascorsi in Parlamento, dice di aver dimostrato la sua capacità di trovare compromessi, sia con la destra che con la sinistra. Laura Sadis? ‘Sarebbe stata un’ottima candidata’. Isabelle Moret, come sono andate le audizioni martedì?
Molto bene. I riscontri sono stati eccellenti. Ho trovato questo momento appassionante: per la prima volta, ho avuto la possibilità di presentare la mia visione politica agli altri gruppi parlamentari. Di solito si parla solo al proprio.
Alcuni media hanno rivelato che si è presentata leggendo un testo. Non proprio l’ideale per fare una bella impressione. Non trova?
Avevo degli appunti per la parte in tedesco della mia presentazione. E ho scelto di parlare molto in tedesco, soprattutto davanti ai gruppi del Ppd e dell’Udc, perché lì ci sono più germanofoni. Ho usato il francese e il tedesco proporzionalmente alla quota di deputati delle rispettive lingue.
Nelle scorse settimane lei ha avuto piuttosto ‘mauvaise presse’: alcuni media non hanno mancato di rimarcare il suo nervosismo, la sua insicurezza in determinate occasioni. Hanno colto nel segno, oppure si sono sbagliati?
Non lo so. Lei dove mi ha visto, per esempio?
Da nessuna parte.
Nemmeno alla Rsi?
No. Comunque intendevo dal vivo: non ero presente alle tre serate del ‘Roadshow’ organizzato dal Plr. L’ho vista però al telegiornale della Rts.
E come mi ha trovata?
Bene, quella volta.
Ecco! Le persone devono giudicare per conto proprio. Per questo le audizioni sono importanti.
Secondo quanto riferito da alcuni media, alla serata organizzata dal Plr a Zugo lei ha faticato parecchio.
Sì, quegli articoli li ho letti anch’io. Poi però ho migliorato, passando al tedesco [quella sera si era espressa soprattutto in dialetto svizzero-tedesco, ndr]. In ogni caso, i resoconti della stampa romanda sono sempre stati positivi. Ripeto: ognuno deve farsi un’opinione propria. Invito ad esempio i lettori italofoni ad andare a vedere com’è andata al Telegiornale della Rsi [il 19 agosto, ndr], dove sono stata accolta in maniera davvero corretta. In Ticino i giornalisti sono molto ‘fair’ [corretti, ndr], anche se evidentemente sostengono Ignazio [Cassis, ndr].
Il malinteso sulla lobby delle armi, la gara a chi guadagna di meno tra i candidati, le indiscrezioni sulla sua vita personale: la campagna per lei non è stata certo una passeggiata. Come sta andando adesso?
Come vicepresidente del Plr ho partecipato a diverse campagne in vista dell’elezione al Consiglio federale, come quelle di Martine Brunschwig-Graf o di Karin Keller-Sutter. Sapevo già che alcune cose fanno parte del gioco mediatico. Per cui me le aspettavo.
Qual è stato il momento più difficile durante questo mese abbondante da candidata ufficiale?
Non ho vissuto momenti particolarmente difficili. Ma siccome il Plr vodese ha scelto di lanciare la mia candidatura molto tardi, il 10 agosto, ho dovuto fare in tre settimane [fino al 1° setforza tembre, quando il gruppo Plr a Neuchâtel ha scelto di sottoporre un ticket con tre candidati all’Assemblea federale, ndr] quello che Ignazio ha fatto in due mesi. Così è mancato il tempo per rispondere a tutte le richieste. Solo per un ritratto preparato da un media svizzero-tedesco mi ci sono volute sei ore.
La pressione mediatica è molto forte?
Diciamo che c’è una forte domanda, un forte interesse. E io vi rispondo volentieri. Perché a eleggere i membri del Consiglio federale sono i parlamentari, ma in un Paese come il nostro – molto attaccato alla democrazia diretta – è importante che i candidati si presentino alla popolazione attraverso i media. Il fatto è che la giornata ha soltanto 24 ore, e in tre settimane per me è stato difficile soddisfare tutte le richieste: cerchiamo adesso per quanto possibile di recuperare il ritardo.
Dorme bene in questi giorni?
Dormo sempre bene. Forse non sempre abbastanza, se è questa la domanda [ride, ndr]. Ma le poche ore che dormo le dormo bene.
Come riesce a far fronte alla pressione di queste settimane, a recuperare le forze fisiche e mentali?
Prima di tutto stando con la mia famiglia [Isabelle Moret è madre di due figli di 11 e 7 anni e vive separata, ndr]. Poi abbiamo deciso con i miei collaboratori di riflettere camminando nel bosco: in questo modo, allo stesso tempo prendiamo appunti, lavoriamo, facciamo dello sport e prendiamo aria.
C’è qualcosa che nelle ultime settimane ha fatto e che, col senno di poi, ora farebbe diversamente?
Nulla di fondamentale. Forse avrei dovuto prendermi subito un secondo cellulare [ride, ndr].
Cosa le sta insegnando quest’esperienza?
Molte cose diverse. Sul piano delle relazioni interpersonali, ad esempio. Ma soprattutto su me stessa. Perché nella Svizzera tedesca sulla stampa sono usciti molti articoli... difficili, negativi. Mi sono resa conto che resisto molto bene, che sono capace di far fronte alle difficoltà, per poi arrivare davanti ai gruppi parlamentari a mostrare tutta la mia forza e la mia determinazione. Per me è importante riuscire a dimostrare di essere capace di resistere allo stress, e quindi di far fronte a problemi simili che inevitabilmente sopraggiungono nella funzione di consigliere federale.
Da candidata al Consiglio federale, si sente più sola che d’abitudine?
[Quest’esperienza] vi permette di vedere chi sono i vostri veri amici. E di scoprire che i vostri veri amici sono davvero delle belle persone. Ne ho scoperti molti, e li ringrazio tutti. Io lavoro in squadra, con persone che conosco da tempo e per le quali provo una profonda gratitudine. Grazie a loro, agli amici che mi sostengono, non mi sento sola.
Ora, in questa fase finale della campagna, si tratta di focalizzare le energie, senza perdere di vista la necessità di racimolare voti ovunque, fra tutti i gruppi parlamentari. Dove investirà le sue energie da qui a mercoledì? Corteggerà soprattutto socialisti ed ecologisti o sonderà anche altrove?
Sono in Parlamento da undici anni. Sono undici anni che voto in maniera coerente. Sono liberale in materia di finanze ed economia, ma progressista sulle questioni di società, come ad esempio nella politica familiare. Difendo con le mie idee, i miei colleghi lo sanno. Ma poi sono capace di dialogare, di trovare dei compromessi con tutti: con la sinistra e il Ppd nell’ambito della politica familiare, con l’Udc per quel che riguarda la politica finanziaria e l’asilo. I miei colleghi mi conoscono, mi comporto con loro come mi sono sempre comportata. E non cambierò se verrò eletta.
In Ticino ci si continua a chiedere quanto abbia contato, nella sua decisione di scendere in campo, il fatto che il Plrt abbia candidato soltanto Ignazio Cassis. Su una scala da 0 a 10?
È stato un elemento importante per me. Ho aspettato di conoscere la decisione del Plr ticinese, il 1° agosto, per riflettere ancora una volta. Per me era importante sapere se il Ticino avrebbe presentato due o tre candidati, in particolare Laura Sadis. Il Plrt alla fine ha scelto di presentarne uno solo. E da noi abbiamo interpretato questa scelta come un invito rivolto ai cantoni romandi affinché anche loro si facessero avanti e presentassero dei candidati.
Se ci fosse stata Laura Sadis, lei avrebbe rinunciato a candidarsi?
Ci avrei molto riflettuto. È chiaro: se ci fosse stata Laura Sadis, mi sarei presa ancora del tempo per decidere. Perché, effettivamente, sarebbe stata un’ottima candidata. Io e Jacqueline De Quattro [la consigliera di Stato che alla fine non è stata proposta quale candidata ufficiale dal Plr vodese, ndr] avevamo deciso di aspettare per vedere se dal Ticino sarebbe giunta la sua candidatura.
Come si sente nei panni della potenziale ‘Ticino-Killerin’?
Vado in Ticino tutti gli anni, soprattutto d’estate. Mi sono chiesta a un certo punto se sarei ancora potuta andare dal panettiere a comprare il pane [ride, ndr]. Ma poi sono rimasta positivamente sorpresa dalla reazione delle ticinesi e dei ticinesi, estremamente corretti e gentili.
Quindi non teme rappresaglie a Sud delle Alpi in caso di elezione?
[ride, ndr] No. Potrò tranquillamente continuare a ritrovarmi ogni anno in Ticino con la mia famiglia, sparsa un po’ in tutta la Svizzera.
Alla ‘Neue Zürcher Zeitung’ ha dichiarato: “Con Cassis tutti i dibattiti si svolgono praticamente in tedesco, mi chiedo dunque se alla fine non abbiamo di fatto due rappresentanti Plr svizzero-tedeschi”. A cosa alludeva, esattamente?
Il Plr ha organizzato delle serate-dibattito aperte al pubblico a Zugo, a Basilea, a Friburgo, più altri dibattiti interni. Tutti, salvo quello di Friburgo, si sono svolti in tedesco, anche quando tra il pubblico erano presenti parecchi francofoni e italofoni. Io ho fatto presente che, avendo un candidato ticinese e siccome anche gli altri due sono ‘latini’, il partito avrebbe perlomeno dovuto fare un dibattito in Ticino. Insomma, tre candidati ‘latini’ al Consiglio federale hanno passato tutto il tempo a dibattere in una lingua che non è la loro.
Dunque la critica era rivolta al suo partito, non a Cassis.
Sì, assolutamente. Tant’è vero che dopo aver letto il titolo dell’articolo, che riportava solo una parte di quanto avevo detto, mi sono precipitata dall’amico Ignazio per spiegargli che ho semplicemente evocato la questione di cui peraltro avevamo discusso tra noi, trovandoci sulla stessa linea.
Nella stessa intervista lei ha affermato che il suo difetto principale è di non essere una ticinese. Altrimenti?
[ride, ndr] Sono una persona a cui piace il lavoro ben fatto, esigente con me stessa e i miei collaboratori. Ma è anche così che si ottengono buoni risultati.
Scusi, il difetto dove sta?
Il difetto è che a volte si esagera un po’ [ride, ndr].