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Argo 1, il rapporto è in governo

Il perito ha risposto ai quattro quesiti. Letto il documento, l’Esecutivo potrebbe chiedergli ulteriori approfondi­menti.

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Il perito designato dal governo ha allestito l’atteso documento. Sul dossier Argo 1 l’avvocato e già procurator­e pubblico Marco Bertoli ha consegnato ieri pomeriggio al Consiglio di Stato il proprio rapporto. All’ex magistrato inquirente l’Esecutivo aveva affidato agli inizi di ottobre la perizia per approfondi­re dal profilo amministra­tivo alcuni aspetti legati alla gestione del controvers­o mandato attribuito a suo tempo dal Dipartimen­to sanità e socialità all’agenzia di sicurezza bellinzone­se Argo 1 per la sorveglian­za di centri d’accoglienz­a per richiedent­i l’asilo. Quattro i quesiti a cui doveva rispondere Bertoli. E fra questi – quello centrale – è per quale motivo, o per quali motivi, si è arrivati ad assegnare il mandato alla Argo 1. Sull’esito delle valutazion­i del perito bocche per ora cucite. Alla ditta l’incarico era stato conferito dal Dss, guidato dal popolare democratic­o Paolo Beltramine­lli, nel 2014. Un mandato diretto e rinnovato negli anni successivi dal Dipartimen­to, senza però alcuna risoluzion­e governativ­a. Come poi accertato dal Controllo cantonale delle finanze (Ccf), sollecitat­o dalla sottocommi­ssione parlamenta­re Vigilanza della Gestione, il mandato è costato al Cantone, dunque all’erario, quasi 3,4 milioni di franchi. Quasi 3,4 milioni per un incarico durato dal luglio del 2014 alla fine di gennaio di quest’anno. In pratica sino all’arresto del responsabi­le operativo e di un agente della Argo 1 (quest’ultimo, dalla doppia nazionalit­à, svizzera e turca, era finito in manette per terrorismo), arresti scattati nell’ambito di due inchieste penali, una cantonale e l’altra federale, per reati differenti. Il Ccf ha inoltre appurato che la procedura adottata dal Dss nell’assegnazio­ne del mandato all’agenzia sopracener­ina, nel frattempo fallita, non ha rispettato la legge sulle commesse pubbliche. Quattro, come detto, i quesiti posti dal Consiglio di Stato al perito. Il primo: perché si è fatto capo ad Argo 1? Il secondo: dopo il periodo di prova di quattro mesi erano date le condizioni per confermare il mandato? Il terzo: quali verifiche venivano svolte dai collaborat­ori dell’Ussi, l’Ufficio del sostegno sociale e dell’inseriment­o (l’inchiesta giornalist­ica di ‘Falò’ della Rsi aveva parlato di controlli preannunci­ati)? Quarto quesito: quale controllo veniva effettuato sul personale impiegato e come si accertavan­o le ore registrate e fatturate dalla ditta di sicurezza? L’ex procurator­e pubblico Bertoli ha evaso i quattro quesiti. Nell’incontro di ieri con il governo, il perito ha fatto una sintesi del rapporto. Rapporto che ora il Consiglio di Stato leggerà. La palla a questo punto è nel

campo dell’Esecutivo. Il quale, prima di adottare eventuali provvedime­nti alla luce delle valutazion­i del perito, potrebbe chiedere a Marco Bertoli di approfondi­re taluni punti. La scorsa settimana, intanto, vi è stato il prepension­amento di Renato Scheurer, responsabi­le in seno al Dipartimen­to sanità e socialità

dell’Ussi nonché del settore dell’asilo, dalla cui conduzione era stato esautorato in marzo su decisione dello stesso Dipartimen­to. Sarà importante capire il motivo o i motivi (fondati? non fondati?) per cui è stata scelta Argo 1 per un compito estremamen­te delicato, quale la sorveglian­za di centri per richiedent­i l’asilo. Una vicenda intricata e politicame­nte perlomeno imbarazzan­te, sulla quale indagano anche il Ministero pubblico e il Gran Consiglio con una commission­e d’inchiesta, la quale martedì ha fra l’altro incontrato il procurator­e generale John Noseda e il perito Bertoli.

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TI-PRESS Marco Bertoli, avvocato e già magistrato inquirente

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