Tutti i colori di Olimpia
Giornata storica per lo sci svizzero. Il medagliere di Pyeongchang si arricchisce di altre tre medaglie, una per metallo: all’argento di Zenhäusern nello slalom hanno fatto seguito l’oro di Gisin e il bronzo di Holdener nella combinata. Mauro Pini spiega la genesi di questi tre allori, ponendo l’accento su quanto fatto dal vallesano, in grado di controllare alla perfezione i suoi 200 cm d’altezza.
Oro, argento e bronzo: un podio olimpico a Casa Svizzera. La data del 22 febbraio rimarrà impressa a lettere cubitali nella storia dello sci elvetico. Per il valore delle medaglie portate in dote, ma anche per il significato più ampio che esse assumono. Da una parte un argento nello slalom maschile che alla Svizzera mancava da Lake Placid (bronzo di Jacques Lüthy), dall’altra un secondo titolo per la famiglia Gisin dopo quello conquistato nella discesa di Sochi da Dominique. Per un uomo di sci qual è Mauro Pini, una giornata (nottata) di grandissime emozioni... «Sono strafelice in particolare per l’argento di Ramon, senza nulla togliere all’exploit delle ragazze. Il risultato nello slalom premia Zenhäusern, ma pure una squadra che ha alle spalle una storia importante. È il frutto di un progetto iniziato otto-dieci anni fa sotto la guida di tecnici elvetici quali Didier Plaschy e Steve Locher. Adesso, la conduzione della squadra è tutta straniera, affidata a un italiano, un francese e uno svedese e un po’ mi dispiace perché so che in Svizzera vi sarebbero allenatori in grado di dare continuità a quel progetto nato e cresciuto in Vallese e che ha già portato al successo sia Aerni, sia Yule, sia Zenhäusern. Per lo sci svizzero una medaglia nello slalom maschile rappresenta un successo stratosferico». Era 38 anni che la bandiera rossocrociata non sventolava più su un pennone olimpico in occasione della premiazione di uno slalom... «Con Silvan Zurbriggen ho avuto occasione di vivere e conoscere l’ambiente dello slalom. Si tratta di una disciplina crudele, dura, difficile, dove la testa gioca un ruolo importante perché con margini di recupero ridotti al minimo sai che un solo errore può rappresentare la fine di un sogno. Lo slalomista ha bisogno di montagne di paletti in allenamento, ma in particolare di molta convinzione e grande forza mentale». Forza mentale necessaria a maggior ragione se madre natura ti ha regalato un fisico grazie al quale eccellere sotto canestro, ma che agli occhi del profano appare come un impiccio quando si tratta di dover danzare tra paletti che distano tra di loro una manciata di metri... «Di certo, l’altezza non rappresenta un vantaggio per Zenhäusern. In questi anni ha dovuto lavorare moltissimo per riuscire a compensare gli scompensi dovuti ai suoi 200 centimetri. In autunno ho avuto l’occasione di vederlo all’opera in alcuni allenamenti ai quali ho preso parte e posso testimoniare del grandissimo lavoro svolto sui dettagli tecnici per riuscire a “centrare” al meglio il suo corpo e poter sfruttare appieno il suo fisico. Di per sé, comunque, l’altezza non può essere considerata un handicap insormontabile. Certo, Zenhäusern rappresenta il limite superiore, ma pure Myhrer non è piccolino, a differenza, invece, di Hirscher e Kristoffersen: ciò dimostra come la “forchetta” sia abbastanza ampia. Se in un primo tempo uno spilungone come Ramon non è certo stato favorito, una volta stabilizato al meglio il corpo, le lunghe leve gli permettono di sviluppare linee per altri impensabili. La sua medaglia d’argento non rappresenta comunque un successo meramente tecnico, perché ad averlo portato fin sul podio di Pyeongchang è stato in primo luogo il lavoro mentale sviluppato in questi ultimi anni».
Team Event, siamo i favoriti
La messe di medaglie potrebbe proseguire domani nel Team Event... «È una competizione che mi stuzzica perché è l’unica occasione di gareggiare per la squadra. Tutti gli altri sport individuali hanno una competizione riservata alla squadra, ad esempio con le staffette, particolarità che nello sci mancava. Per contro, non mi convince affatto la formula del parallelo quale gara individuale, per la quale occorrerebbe trovare una formula migliore. Per il Team Event di domani vedo due squadre sopra le altre: la Svizzera e la Svezia, con il possibile inserimento di Francia e Austria».