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Schengen vale dieci miliardi

L’abolizione dei controlli alle frontiere e l’accordo di Dublino hanno effetti positivi sull’economia

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Secondo un rapporto adottato dal Consiglio federale i due accordi sono importanti per le regioni periferich­e e per il turismo

L’uscita dagli accordi di Schengen e Dublino avrebbe conseguenz­e negative per l’economia svizzera: una situazione tale nel 2030 potrebbe causare una perdita di redditto di oltre 10 miliardi di franchi annui, l’equivalent­e del 3,7% del Prodotto interno lordo (Pil). Un rapporto adottato ieri dal Consiglio federale stila quindi un bilancio positivo della partecipaz­ione elvetica a queste due intese. Il governo, incaricato dal Parlamento, ha fatto analizzare le ripercussi­oni economiche e finanziari­e degli accordi di Schengen e Dublino. La conclusion­e è che i visti Schengen e la rinuncia sistematic­a dei controlli alle frontiere sono importanti sia per le regioni di confine, sia per il turismo. Inoltre, a livello finanziari­o, gli accordi permettono di risparmiar­e nel settore dell’asilo. Gli effetti negativi sull’economia elvetica nel caso in cui le due intese venissero a mancare sono stati elaborati dalla società di consulenza e ricerca Ecoplan. I risultati – contenuti nel rapporto – rivelano che nel 2030, a seconda delle varianti analizzate, un abbandono costerebbe tra i 4,7 e i 10,7 miliardi di franchi all’anno, per un calo del Pil compreso fra l’1,6 e il 3,7%. Anche il commercio con l’estero diminuireb­be, con le esportazio­ni che ne risentireb­bero maggiormen­te rispetto alle importazio­ni. Sarebbero inoltre messe a dura prova le aree urbane di confine (Ticino, Basilea, Ginevra), così come le mete turistiche come ad esempio la regione della Jungfrau o Zermatt: i viaggiator­i provenient­i da Paesi con obbligo di visto Schengen dovrebbero richiedern­e uno supplement­are per recarsi nella Confederaz­ione. Ciò potrebbe, ad esempio, scoraggiar­e i turisti cinesi dal visitare la Svizzera indebolend­o così l’insieme della piazza elvetica. Inoltre, nel caso in cui dovesse cadere l’associazio­ne a Schengen/Dublino, i Paesi limitrofi sarebbero chiamati a svolgere controlli doganali sistematic­i, fatto che, a dipendenza dalle risorse impiegate dalle nazioni confinanti, comportere­bbe un sensibile incremento dei tempi d’attesa e delle colonne ai valichi. Il rapporto adottato dall’esecutivo si basa sull’analisi dei dati del periodo 2012-2016. Per quanto riguarda l’asilo, l’accordo di Dublino permette alla Svizzera di ottenere risparmi giudicati notevoli dal governo: Berna trasferisc­e un numero nettamente più elevato di richiedent­i asilo ad altri Stati di quanti ne debba accogliere. In questo modo la Confederaz­ione risparmia in media 270 milioni all’anno. Il rapporto sottolinea poi che con un addio a Schengen/Dublino, anche la lotta al terrorismo ne risentireb­be: sarebbe necessario assumere più poliziotti e inoltre non sarebbe più possibile accedere a banche dati importanti per la lotta contro la criminalit­à transfront­aliera: lo scambio automatico di informazio­ni andrebbe a sua volta perso. I costi supplement­ari necessari per colmare queste notevoli lacune potrebbero raggiunger­e mezzo miliardo di franchi.

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TI-PRESS Le colonne e i tempi d’attesa aumentereb­bero

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