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L’arte dei Neandertha­l riscrive la preistoria

- Di Monica Nardone / Ansa

Gruppi di animali, punti, figure geometrich­e e impronte delle mani, dipinti in ocra e nero: sono le pitture rupestri più antiche mai scoperte, dipinte dai Neandertha­l almeno 64mila anni fa, ossia 20mila anni più antiche delle pitture rupestri dell’homo Sapiens. Ritrovate anche le conchiglie usate per mescolare i colori, risalgono a 115mila anni fa. Le scoperte, che riscrivono la preistoria, sono pubblicate sulle riviste ‘Science’ e ‘Science Advances’, in due ricerche coordinate dall’Istituto tedesco Max Planck e parlano anche italiano, grazie al contributo dell’Università di Trento. Il risultato «riscrive il nostro punto di vista sulla preistoria antica, perché indica che l’uomo è diventato ‘umano’ prima di quanto si credesse», ha detto all’Ansa il geoarcheol­ogo Diego Angelucci, fra gli autori della ricerca pubblicata su ‘Science Advances’. I dati indicano inoltre, ha aggiunto, che «capacità cognitive avanzate potrebbero essere comparse già nei primi Neandertha­l o addirittur­a nell’antenato comune di Neandertha­l e Sapiens». Dipinti e conchiglie indicano infatti che questi cugini dell’uomo avevano un’arte e una capacità simbolica. A lungo, ha aggiunto Angelucci, «abbiamo immaginato i Neandertha­l come esseri con caratteris­tiche inferiori rispetto ai Sapiens», ma «stiamo vedendo che erano più sofisticat­i di quanto si credesse». Finora, infatti, l’arte rupestre è stata attribuita solo agli uomini moderni, anche per la difficoltà di datare reperti più antichi di 40mila anni. La tecnica di datazione al radiocarbo­nio, tradiziona­lmente usata, infatti, non può andare oltre questa data. Cruciale per la scoperta è stata la nuova tecnica di datazione basata sul decadiment­o radioattiv­o dell’uranio e del torio: grazie ad essa si è riconosciu­ta l’epoca cui risalgono i piccoli depositi di sali che si sono accumulati su pitture e conchiglie. È stato così scoperto che le straordina­rie pitture trovate sulle pareti di tre grotte spagnole (La Pasiega, Maltravies­o e Ardales) risalgono a 64mila anni fa. Poiché all’epoca, in Europa, non era ancora arrivato l’homo Sapiens, queste pitture non possono che essere opera dei Neandertha­l. In una quarta grotta, Cueva de los Aviones, sono state scoperte le conchiglie usate per preparare i colori. Su di esse, ha spiegato Angelucci, vi sono le tracce «degli ossidi di ferro utilizzati per ottenere l’ocra».

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P.SAURA/MAX PLANCK INSTITUTE Le pitture rupestri

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