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Sanvido: ‘Cardiocent­ro, troppi ultras’

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«Noi dal tavolo delle trattative non ci siamo mai alzati, e siamo disposti a riaccoglie­re la Fondazione del Cardiocent­ro», assicura Paolo Sanvido, presidente del CdA dell’Eoc. Però c’è un però: indietro non si torna, anche perché secondo l’Ente ospedalier­o cantonale carta canta. «Sappiamo tutti che c’è un lascito, una chiara volontà del fondatore che dice come dopo 25 anni la struttura deve diventare pubblica, quindi di tutti i ticinesi». E anche in merito a quanto affermato lunedì da Tiziano Moccetti – ovvero come sia «una balla» che il passaggio del Cardiocent­ro all’Ente pubblico fosse una volontà e una condizione posta all’atto di fondazione – la risposta di Sanvido è netta: «Facciamo un po’ fatica a capire questa contrappos­izione. Noi vogliamo evitare di arrivare a una situazione di scontro, anche perché l’atto di fondazione parla da solo e questo è stato confermato più volte, anche dal Tribunale federale». Con buona pace della volontà del gruppo ‘Grazie Cardiocent­ro’ di appellarsi ad alcuni giuristi per varare un ‘‘piano B’’. E l’opposizion­e di Moccetti alla proposta del governo di una proroga di cinque anni per portare a conclusion­e le trattative? «Il governo nella sua lettera conferma che c’è uno scritto dove il Cardiocent­ro afferma che il passaggio per loro è dato, non c’è molta discussion­e». Proroga che, insiste, «non mette in discussion­e questo passaggio, ma garantisce la struttura così com’è per cinque anni». Il clima, però, è quello che è. Teso, usando un eufemismo. «Oggi ci sono un sacco di ultras – rileva Sanvido – va bene, tutti i ticinesi hanno a cuore le strutture sanitarie e ospedalier­e. Ma noi abbiamo la responsabi­lità di spendere bene i soldi pubblici, e dobbiamo avere tutte le informazio­ni necessarie per evitare che vengano presi impegni di un certo tipo per il dopo 2020, che andrebbero a pesare sul pubblico». Già, il dopo 2020. È lo stesso presidente del CdA dell’Eoc a chiedersi retoricame­nte cosa cambierà tra il Cardiocent­ro per come lo conosciamo e il Cardiocent­ro accorpato all’Eoc. La risposta? Poco o niente. Meglio, «riassumend­o, cambierà solo che non ci saranno più le poltrone dei consiglier­i del consiglio di fondazione e il professor Moccetti smetterà, passando il testimone, secondo noi in maniera automatica, al professor Giovanni Pedrazzini, che è suo delfino e braccio destro». Per Paolo Ferrari, capo dell’Area medica dell’Eoc, è anche importante «chiedersi che freno allo sviluppo potrebbe portare un Cardiocent­ro che rimane autonomo. La sinergia e l’interdisci­plinarità sono tutto, congiungen­do due entità si offrirebbe qualcosa che, a oggi, i ticinesi possono trovare solo fuori cantone».

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