Un governo si aggira per l’Europa
L’esecutivo Lega-5Stelle ha giurato ieri davanti al presidente della Repubblica Mattarella Si insedia la formazione guidata da Giuseppe Conte, ‘non siamo marziani’. Berlusconi e il Pd confermano: all’opposizione.
Roma – Grazie presidente, grazie presidente. Il governo Lega-5Stelle ha giurato ieri davanti a Sergio Mattarella, e a partire dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, passando per Salvini, Di Maio, Savona, è stato tutto un ringraziare l’ex nemico del popolo. L’inedito esecutivo pentaleghista (forse ancor più del Berlusconi 1994) ha debuttato con il favore della Borsa che ha chiuso a più 1,49% e il calo dello spread attorno ai 200 punti. Forse perché “non siamo marziani e lo dimostreremo” a quell’Europa che ci guarda male, come ha voluto precisare Conte conversando con i giornalisti durante il ricevimento per la festa della Repubblica al Quirinale. Un giuramento sobrio, rapido, con sorrisi e strette di mano tra i 18 ministri, di cui cinque donne. Quindi la tradizionale cerimonia della Campanella a Palazzo Chigi: anche qui cordialità, strette di mano e sorrisi nel passaggio delle consegne tra Paolo Gentiloni (“abbiamo lasciato un paese migliore di cinque anni fa”) e Conte, affiancati dai due sottosegretari alla Presidenza, l’uscente Maria Elena Boschi e l’entrante Giancarlo Giorgetti. “Fuori”, oltre alle claque di sfaccendati, il Pd cercava di riempire una piazza per testimoniare della propria esistenza, mentre Silvio Berlusconi confermava che i suoi portacarte voteranno no alla fiducia. Dopo l’emozione della cerimonia, la soddisfazione ha sciolto le lingue. “Al lavoro per chi non ce l’ha, per chi ce l’ha ma non ha dignità, per chi oggi lo dà, come gli imprenditori, per chi in questo paese lavora da una vita e ancora deve andare in pensione. Io al lavoro per creare lavoro”, ha sintetizzato Luigi Di Maio. E lui e Salvini al lavoro, “è già una notizia”, come si dice in gergo giornalistico. Anche Salvini si è ripreso presto dall’emozione, annunciando tagli per 5 miliardi agli aiuti per i migranti, la priorità ai rimpatri e una bella pulizia per le strade. Non teme (l’empio che ha “giurato sul Vangelo” a Pontida) che la linea dura sull’immigrazione possa creargli problemi con la Chiesa: “Troveremo convergenze su un’accoglienza nelle regole”. Non ha detto se seguirà o meno la linea del suo predecessore nei confronti della Libia: “Studierò e deciderò”. Prima, però, un po’ di mondanità. I papaveri della finanza, della Rai e del parassitame assortito hanno già capito chi sono i nuovi (provvisori) padroni del vapore e al tradizionale ricevimento nei giardini del Quirinale per la Festa della Repubblica era tutto un Piacere signor ministro, Piacere signor ministro. E il povero Conte? Ha detto le cose citate sopra, e in cuor suo spera di uscirne vivo.