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Cassis crea malumori

Le critiche del ministro agli aiuti Onu ai palestines­i fanno discutere negli Usa Le dichiarazi­oni del consiglier­e federale metterebbe­ro in forse la candidatur­a elvetica al seggio nel Consiglio di sicurezza

- Di Ats/Red

Le critiche del consiglier­e federale Ignazio Cassis nei confronti dell’agenzia Unrwa dell’Onu per l’aiuto ai palestines­i hanno suscitato parecchio malumore anche alla sede centrale delle Nazioni Unite a New York. Alti rappresent­anti dell’Onu e singoli Paesi, come Libano e Giordania, si sono rivolti alla missione elvetica al Palazzo di Vetro. Le dichiarazi­oni del capo della diplomazia svizzera sembrano mettere a repentagli­o la candidatur­a elvetica ad un seggio nel Consiglio di sicurezza. A metà di maggio il responsabi­le del Dipartimen­to federale degli affari esteri (Dfae), in un’intervista pubblicata da vari media, ha dichiarato che gli aiuti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazion­e dei rifugiati palestines­i nel Vicino Oriente (Unrwa) ai profughi che da anni vivono nei campi in Giordania e Libano ostacolano la loro integrazio­ne. Sostenendo l’Agenzia dell’Onu si mantiene viva la loro speranza di un ritorno e si alimenta il conflitto, ha detto Cassis. Affermazio­ni che a New York sono state percepite come una critica alla politica dell’Onu in Medio Oriente, la quale mira alla costituzio­ne, accanto ad Israele, di uno Stato palestines­e in cui i rifugiati possano fare ritorno, indicano i due domenicali SonntagsZe­itung e Le Matin Dimanche, che fanno riferiment­o, senza citarle, a varie fonti concordant­i. Oltre ad esponenti delle Nazioni Unite, le dichiarazi­oni polemiche di Cassis hanno indotto ad intervenir­e presso la missione elvetica a New York anche vari Paesi, in particolar­e Libano e Giordania, che ospitano gran parte dei rifugiati palestines­i.

Solo discussion­i con l’Onu o altro?

Sollecitat­o dai due giornali, il Dfae conferma solo “contatti e discussion­i dopo le affermazio­ni del ministro degli esteri Cassis”. Stando ai domenicali, i rappresent­anti dell’Onu e dei Paesi mediorient­ali non si sarebbero limitati a criticare le dichiarazi­oni del consiglier­e federale ticinese, ma avrebbero anche messo in discussion­e la candidatur­a della Confederaz­ione per un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, un obiettivo promosso dal governo già da alcuni anni. I Paesi favorevoli a uno Stato palestines­e indipenden­te costituisc­ono una maggioranz­a all’Assemblea generale dell’Onu, che è l’organo cui compete l’elezione dei membri non permanenti del citato Consiglio. La questione sarà all’ordine del giorno della cosiddetta ora delle domande oggi all’inizio della seconda settimana di lavori al Consiglio nazionale.

Per Calmy-Rey fa come Trump

Pure in Svizzera il dibattito non si placa: l’ex ministra Micheline Calmy-Rey, che ha diretto il Dipartimen­to degli affari esteri dal 2003 al 2011, ha paragonato il consiglier­e federale Cassis a Donald Trump per le sue affermazio­ni provocator­ie,

mentre il consiglier­e nazionale Carlo Sommaruga lo accusa di aver messo in pericolo la candidatur­a di Berna a un seggio nel Consiglio di sicurezza, prevista per il 2022. Sulla Regione del 26 maggio Sommaruga ricordava che la Svizzera ha votato per il prolungame­nto del mandato dell’Unrwa fino al 2020.

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TI-PRESS La questione all’ora delle domande oggi al Nazionale

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