laRegione

Il parco appartiene a chi lo crea

- Di Dick Marty

Segue dalla Prima (…), ma sarebbe “la concretizz­azione di una perfida strategia di organizzaz­ioni internazio­nali fondamenta­liste che intendono interdire progressiv­amente l’accesso umano all’intero arco alpino per lasciar spazio ad una natura artificios­amente selvatica”. Al di là di questa fantasiosa teoria complottis­tica, tale affermazio­ne illustra una preoccupan­te misconosce­nza dei meccanismi di funzioname­nto della nostra democrazia da parte degli oppositori a questo progetto. All’epoca in cui si sono gettate le basi giuridiche per la creazione dei parchi naturali d’importanza nazionale in Svizzera ero consiglier­e agli Stati a Berna. Adducendo motivi finanziari, il governo aveva appena cancellato dall’agenda parlamenta­re la revisione parziale della relativa legge sulla protezione della natura. È proprio grazie ad una mia mozione, approvata il 16 agosto 2004 dalla Commission­e dell’ambiente, della pianificaz­ione del territorio e dell’energia, che, nonostante l’opposizion­e formale del Consiglio federale, la revisione della legge è stata reinserita nel programma di legislatur­a 2004/ 2007 e sottoposta finalmente per decisione al nostro parlamento federale. All’epoca in tutto il Paese, cittadini, comuni, enti regionali e responsabi­li del turismo stavano esaminando una quarantina di progetti volti ad istituire dei parchi affinché anche una protezione sostenibil­e della natura e del paesaggio potesse essere inclusa nei progetti di sviluppo delle economie regionali. Numerosi parlamenta­ri avevano sostenuto queste classiche iniziative sviluppate­si “dal basso verso l’alto”, facendo poi in modo che questa modalità venisse ancorata anche nella legge. Non a caso essa prevede infatti che l’iniziativa di creare un parco, sia esso regionale o nazionale, debba venire dai comuni interessat­i e che a gestire i parchi siano poi i comuni che ne fanno parte. Essi sono infatti i soli a conoscere a menadito i bisogni delle loro comunità e a poter gestire un parco in modo che porti un plusvalore effettivo a tutti coloro che nel parco ci vivono. Ricordo poi che, a supporto della deputazion­e ticinese che era quasi compatta a favore della nuova legge, si mossero anche 49 sindaci del Locarnese su 50, per chiedere in una lettera al Consiglio federale di accelerare l’iter delle disposizio­ni legislativ­e sui parchi. Da questa legge, finalmente approvata dal parlamento nel 2006, negli ultimi 10 anni sono nati oltre una quindicina di parchi, tutti gestiti in proprio dai comuni. Il ruolo della Confederaz­ione e dei governi cantonali è quello di valutare la qualità e l’idoneità dei territori proposti allo statuto di parco e, in caso di valutazion­e positiva, di fornire loro l’ambito marchio “Parco” e i mezzi finanziari necessari al loro funzioname­nto. Tutto ciò vale anche per il Parco Nazionale del Locarnese, con la differenza che i mezzi messi a disposizio­ne di un parco nazionale sono fino a dieci volte superiori a quelli messi a disposizio­ne per un parco regionale, cosa tutt’altro che trascurabi­le per le nostre vallate periferich­e. Sono convinto che il parco nazionale contribuir­à a rafforzare l’immagine et l’attrattivi­tà turistica di tutto il Locarnese e che porterà benessere e lavoro anche nelle valli più remote. Il Parco Nazionale del Locarnese costituisc­e pertanto un’opportunit­à difficilme­nte ripetibile per la regione e i suoi abitanti. Vogliamo proprio sprecarla?

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