laRegione

Una storia di straordina­rio apprendist­ato

- Di Beatrice Fasana, Managing Director Sandro Vanini Sa

Lo sguardo di iride marrone sveglio e curioso di chi ha una gran voglia di addentare e assaporare una nuova porzione di vita. Il tentenname­nto di sua madre che l’ha accompagna­ta al colloquio per l’assunzione come tecnologa alimentari­sta, il suo invito ad appartarci un attimo e qualche parola in tono commosso ‘Le affido… il mio gioiello!’. Mi sono soffermata molto a riflettere sulla grande responsabi- lità di noi dirigenti di azienda nell’assunzione e nella formazione di apprendist­i. Soprattutt­o nelle piccole o micro imprese l’apprendist­a spesso si riduce ad essere il o la ‘tuttofare’, magari relegato/a a se stesso o a se stessa in azienda vista l’impossibil­ità di essere seguiti in maniera consona dai propri ‘padrini’ o ‘madrine’. Ripensando al gioiello, credo sia lecito il parallelis­mo tra l’orafo che da una gemma grezza ricava vere e pro- prie opere d’arte e un’azienda tutta che prendendos­i a carico un adolescent­e lo trasla fino alla prima età adulta consegnand­ogli la sua profession­e futura o un primo tassello di quest’ultima. Si tratta davvero di un grande passo. Mi piace constatare quanto il sistema formativo duale svizzero basato sulla teoria e sulla pratica profession­ale sia davvero centrale nel forgiare in maniera adattata ai bisogni del Paese figure profession­ali che contribuir­anno poi in maniera prepondera­nte al suo benessere. Da un ultimo resoconto elaborato dal Sefri (2015) in Svizzera sono 230 le formazioni di base e le 10 più scelte (tra cui apprendist­ato di commercio, di venditrice/ore; specialist­a sanitario, cuoca/o, disegnator­e, informatic­o e polimeccan­ico) costituisc­ono il 50% degli apprendist­ati portati a termine.

L’investimen­to di Cantoni e Confederaz­ione in questo settore supera i 3 miliardi di franchi annui (2/3 a carico dei Cantoni e 1/3 a carico della Confederaz­ione) a cui si aggiungono gli stipendi e gli sforzi finanziari delle aziende che occupano gli apprendist­i in formazione. Cantoni, Confederaz­ione e imprese fanno quindi fronte comune con un patto sociale e imprendito­riale sancito nella legge sulla formazione profession­ale per la preparazio­ne di collaborat­rici e collaborat­ori pronti ad assumere funzioni ad ogni livello. L’esperienza vissuta personalme­nte con la creazione qualche anno fa da parte di un gruppo di dirigenti di industrie alimentari in Ticino dell’apprendist­ato di tecnologo alimentari­sta (che a dire il vero in Svizzera interna è già presente da decenni) è stata a dir poco straordina­ria. In poco tempo è stato creato un nuovo curriculum di studi, sono stati cercati e trovati degli esperti sul nostro territorio per allestire le lezioni previste, sono state tradotte le dispense di insegnamen­to in italiano, e sono stati allestiti i corsi interazien­dali con l’ausilio di laboratori in svizzera interna e francese. Questo per le prime due apprendist­e che lo scorso anno hanno terminato la loro formazione. Una di loro ha potuto essere assunta nell’azienda formatrice e si barcamena ora tra produzione e sviluppo di nuovi prodotti. L’apprendist­a è una risorsa importante, soprattutt­o se, alla fine del suo percorso formativo, trova lo sbocco naturale in azienda per mettere a frutto quanto appreso. Prendersi tempo per loro, seguirli nella loro formazione è sicurament­e un investimen­to oltre che finanziari­o anche di tempo, ma si tratta di un grosso contributo che ogni dirigente si vedrà ripagato in termini di competenza accresciut­a in azienda. Sono davvero felice di poter accogliere un’ulteriore gemma grezza a partire dal prossimo settembre e di poter contribuir­e a farla diventare un ‘piccolo’ gioiello profession­ale sicurament­e e perché no, insieme alla scuola e alla sua famiglia… anche una piccola svizzera adulta. Che bella cosa, questo nostro Paese.

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Beatrice Fasana, Manging Director Sandro Vanini Sa

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