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‘Neymar: una falsa ala, un falso 10 e un falso nove e mezzo’

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Era l’estate del 1970 e un giovane Lucien Favre si innamorava del calcio guardando su un piccolo televisore le immagini tremolanti di quello che in molti ritengono sia stato il Brasile più forte di tutti i tempi. La Coppa del mondo in Messico lo attrasse come una calamita, rapito dall’arte senza precedenti dei sudamerica­ni, influenze che da giovane calciatore, poi da affermato profession­ista e, infine, da rinomato tecnico il vodese si è sempre portato appresso. Il futuro tecnico del Borussia Dortmund è un profondo conoscitor­e del calcio brasiliano e osserverà con grande passione la sfida di domenica a Rostov... «A 16 anni di distanza dalla vittoria contro la Germania vedo un Brasile che appartiene di nuovo al “gotha” del calcio. Senza però voler paragonarl­o a quelli del passato, perché questa è una squadra costruita in modo diverso, basata su un chiaro 4-3-3. Quello attuale è un gruppo con molta personalit­à, con giocatori che alzano regolarmen­te la Champions League e che sono protagonis­ti nei campionati più importanti. Ma rispetto ad altre generazion­i è evidente la voglia di mettere da parte gli interessi personali a favore del collettivo. L’equilibrio e il realismo sono caratteris­tiche che pagano». Inutile dire che Neymar è il giocatore che più di tutti entusiasma Lucien Favre... «È ovviamente l’uomo che più di tutti è in grado di decidere una partita. È un grande giocatore e nell’uno contro uno sa essere micidiale. Se dovesse riuscire a evolvere sui suoi migliori livelli, per tutti gli avversari diventereb­be difficilis­simo contenerlo». Con poche parole azzeccate Favre ne disegna tutta l’imprevedib­ilità... «Fondamenta­lmente si tratta di una falsa ala, di un falso numero 10 e di un falso nove e mezzo...». Così tante caratteris­tiche in un solo giocatore...

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