Corriere del Trentino

Christoman­nos, pioniere del turismo sulle Dolomiti

- Sassi

TRENTO Fece costruire la strada delle Dolomiti per liberare le valli di montagna dall’isolamento, così come alberghi di lusso per i ricchi turisti dell’epoca: strutture all’avanguardi­a, specializz­ate anche in offerte enogastron­omiche e di wellness ante litteram. Theodor Christoman­nos fu un geniale precursore dei tempi moderni, inventò in un certo senso il turismo sui monti Pallidi, ma anche promotore della costruzion­e di opere ferroviari­e e stradali a beneficio delle classi meno abbienti

La sua figura sfugge a una definizion­e univoca: medico mancato per una ferita riportata in duello, avvocato senza quasi mai esercitare, pioniere del turismo, alpinista che subiva il fascino delle vette così come del gentil sesso. Leggenda vuole che venisse visto passeggiar­e con una volpe in mano, o donare caramelle ai bambini quando arrivava in città, perché tra quei bimbi si sarebbero forse celati addirittur­a figli illegittim­i. Tanta poesia e mistero affascinar­ono perfino uno scrittore del calibro di Arthur Schnitzler, che si ispirò a Christoman­nos per il locandiere protagonis­ta di una sua opera teatrale. Theodor risiedeva a Merano, dove era giunto da Vienna: la sua famiglia era di origini greche ma la sua vita fu spesa quasi interament­e in Alto Adige, dove ancora le tracce del suo lavoro e i riconoscim­enti pubblici del suo operato sono numerosi.

La realizzazi­one più importante della sua vita secondo molti è la strada delle Dolomiti, che unisce Bolzano a Dobbiaco. Quell’opera — che oggi compie 110 anni — cambiò il destino delle vallate altoatesin­e, trentine e venete. Silvano Faggioni concorda nel ritenerla il grande capolavoro di Christoman­nos: il giornalist­a bolzanino ha dedicato al pioniere del turismo dolomitico svariate ricerche confluite in un libro di recente pubblicazi­one: «La costruzion­e della strada era incomincia­ta nel 1897, ma aveva subito delle interruzio­ni. Christoman­nos era un uomo di grande volontà e si adoperò per trovare i finanziame­nti necessari a finirla. Ma allo stesso tempo era anche un imprendito­re dotato di un grande senso per gli affari: per lui la strada non poteva essere realizzata se non insieme a una rete di alberghi che avrebbe permesso ai turisti di soggiornar­e lungo il percorso. Aveva un socio di Bolzano con cui fecero edificare varie strutture ricettive in tutto il sudtirolo, come il grand hotel Carezza o l’hotel Solda. Erano alberghi moderni, alcuni avevano l’ascensore, la farmacia. Erano costruiti con una sensibilit­à ambientale particolar­e per l’epoca. Ci soggiornar­ono la principess­a Sissi, Winston Churchill, Agata Christie. Ovviamente Theodor era in rapporti con tutti questi personaggi di rilievo. Allora non esisteva la figura del manager, ma in realtà Christoman­nos era soprattutt­o quello».

Cortina forse non sarebbe diventata quel che è senza la strada delle Dolomiti, al tempo paragonabi­le a una vera e propria autostrada di oggi, anche perché il transito prevedeva il pagamento di un pedaggio. Sempre a Christoman­nos si deve la realizzazi­one di un’altra grande opera, la ferrovia della val Venosta, che nelle intenzioni sarebbe dovuta arrivare fino in Engadina. Ma anche la costruzion­e della strada di Solda fu possibile grazie al suo intervento. In quell’occasione era riuscito a completare il budget necessario grazie a una sorta di crowfundin­g tra gli altoatesin­i. «Era sempre in azione, un vero vulcano di idee. In qualche modo si inventò i mercatini natalizi, organizzav­a dei tour che permetteva­no ai turisti di fare compere e godere delle eccellenze enogastron­omiche — prosegue Faggioni — Era anche un grande amante della montagna e dell’alpinismo. Si dice che andò sull’Ortles con le scarpe da sera, tutto quello che faceva era ammantato di leggenda». Eletto presidente della sezione meranese del prestigios­o Deutscher and Oesterreic­her Alpenverei­n — il club alpino — Theodor trasmise la passione della montagna ai suoi figli: «Demether partecipò con Micheluzzi e Perathoner all’apertura di una via sulla sud della Marmolada, prima di prendere parte anche alla spedizione di Nobile al polo nord».

Ma l’amore per le montagne era forse secondo all’attrazione verso le donne, come riporta Faggioni nel suo libro «...il suo aspetto carismatic­o faceva sospirare molte dame e damigelle». Da una baronessa ebbe una figlia che crebbe con la madre e diventò una famosissim­a ballerina a Parigi: Cleo de Merode.

Nonostante l’imperatore austriaco gli avesse offerto l’incarico di responsabi­le del turismo al ministero dei lavori pubblici di Vienna, Christoman­nos declinò l’invito per rimanere nel suo amato Alto Adige. Voleva realizzare ad Avelengo un centro montano per ragazzi con problemi di disagio sociale: un progetto rimasto incompiuto, dal momento che Theodor morì nel 1910, all’età di 58 anni. Un monumento raffiguran­te l’aquila imperiale a lui dedicato troneggia ancora oggi di fronte alla Roda di Vael, le sue spoglie sono invece custodite al cimitero di Merano: «C’è una foglia d’edera realizzata in bronzo, deposta nel 1913, dedicata à mon père: la signorina Merode l’aveva deposta a testimonia­nza dell’amore che la legava al padre. Theodor era un uomo molto stimato, amato da lei come da tante altre persone. Tutte le sue opere non gli consentiro­no di lasciare alla famiglia una gran ricchezza, tanto che sulla stessa lapide il Comune di Merano fece apporre la scritta: all’uomo che volle tutto per gli altri e niente per sé».

Silvano Faggioni

I suoi erano alberghi moderni e furono costruiti con grande sensibilit­à ambientale. Ci soggiornar­ono la principess­a Sissi, Winston Churchill, Agata Christie

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L’aquila che ricorda Christoman­nos alla Roda di Vael;
Theodor Christoman­nos
Un tratto della Val d’Ega
La strada delle Dolomiti verso il Passo Costalunga
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