Lega, riecco quelli del bonus E i pm scoprono altri 29 mln
I fili dell’inchiesta oltre la Film Commission
Seguendo nuove operazioni incrociate, il “sospetto di finanziamenti illeciti alla Lega” Intanto i parlamentari “sospesi” per avere intascato i 600 euro ritornano a fare comizi
La Procura dimilano indaga su operazioni finanziarie “sospette” per 29 milioni dove il nome di Alberto Di Rubba, commercialista vicino alla Lega arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui presunti fondi neri del Carroccio a partire dal caso Lombardia Film Commission (Lfc), ricorre spesso come quello dell’imprenditore bergamasco Marzio Carrara, leader a livello europeo nel settore tipografico. Carrara, va detto subito, non risulta indagato. Delle segnalazioni dell’unità di informazione finanziaria (Uif ) della Banca d’italia, messe agli atti dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi, tre sono ritenute decisive. A partire dalla vicenda dell’immobile di Cormano acquistato con denaro della Regione Lombardia, i magistrati stanno seguendo i soldi dei professionisti vicini al partito di Salvini. Al netto dell’entità economica delle operazioni, ciò che interessa ora sono i collegamenti tra chi vende e chi compra, in uno schema, secondo l’accusa, simile a quello visto su Lfc. A ciò si aggiunge, scrive la Uif, l’ipotesi che “i fondi ricevuti” come corrispettivo delle vendite “sospette” siano “collegati ad attività di finanziamento illecito alla Lega Nord”. Un titolo di reato che a oggi non è contestato nell’inchiesta di Milano. Marzio Carrara, annota la Uif, tra il 2015 e il 2018 ha incassato dalla Lega per “pagamento fatture” 837mila euro e ha intrattenuto rapporti economici con Francesco Bara
chetti, l’elettricista di Casnigo, tra i fornitori privilegiati della Lega, oggi indagato per peculato. Barachetti, come raccontato dal Fatto , nel 2018 acquisterà da Carrara la Immobiliare Mediterraneo pagando le quote 380mila euro “a fronte di un valore nominale delle stesse di 10mila euro”. Tra le società che tengono le scritture contabili c’è la Stp, riferibile anche al tesoriere della Lega, Giulio Centemero, e al senatore Stefano Borghesi.
PER ANDARE OLTRE
il caso Lfc, la Procura riparte così dalle tre segnalazioni e da maggio 2018. C’è però un prologo a gennaio. Tre società si riuniscono sotto la Arti Group Holding (Agh): sono la Cafin di Carrara, la Dirfin riferibile a Di Rubba e la Advancy Holding di Alessandro Bulfon. Obiettivo: acquisire le quote della società Nuovo istituto italiano d’arti grafiche e della Eurogravure detenute dal fondo tedesco Bavaria. L’a cquisto viene perfezionato per 5,5 milioni. In “ambiente anagrafe tributaria”, segnala Banca d’italia, i documenti di questa compravendita “non sono stati rinvenuti”. A maggio, le quote vengono rivendute da Agh. Compra la Elcograf del gruppo Pozzoni pagando 29 milioni. A questo punto il denaro riparte, bonificato da Agh sul conto della Cafin di Carrara. Nel mese di maggio con causale “finanziamento soci”, Cafin riceve 25 milioni. A novembre,
Agh e Cafin saranno incorporate nella Cpz di Carrara. Da questa provvista, 15 milioni ripartono: 1,1 milioni finiscono a Di Rubba. Altri 6 vanno alla Boost di Carrara, dove Di Rubba risulta “procuratore di sportello”. I restanti 8,2 milioni vanno alla Esperia servizi fiduciari. Quest’ultimo bonifico è relativo all’acquisito da parte della Cafin delle quote della Advancy Holding di Bulfon.
IL FILO DEL DENARO
si lega a una terza segnalazione: protagonisti, Carrara e Di Rubba. Sul piatto, l’acquisto da parte della Boost delle quote della Lebit Holding che controlla l’italiana
Lediberg spa (società che fa agende) collegata alla tedesca Lediberg Gmbh. L’84% di Lebit è detenuto dalla Iris Capital Fund di Curacao nelle Antille olandesi e della quale, tranne un cittadino libanese, non si conoscono i beneficiari finali. Annota la Finanza: “Oltre alla società acquirente anche la socie
tà acquisita, la sua controllata e la sua collegata tedesca sono riconducibili a Carrara e Di Rubba”. Il “sospetto” prosegue dopo che dall’anagrafe tributaria “non sono emersi” i documenti della compravendita delle quote tra Boost e il fondo Iris. “Parimenti ignota è la data dell’operazione”. Vi è però la conferma, secondo gli atti, che il fondo Iris risulta tra i soci fondatori della Lebit Holding. Dalle “formalità notarili” emerge che della Lebit Carrara è stato presidente del Cda, e Di Rubba, tra maggio e luglio 2018, ha ricoperto la carica di consigliere. La caccia ai soldi dei professionisti della nuova Lega prosegue.