«Südtirol, poco radicamento? Dateci fiducia, lo stadio aiuterà»
Baumgartner: nome monolingue solo per il «brand»
Per il presidente dell’FC Südtirol «nella scelta del nome della squadra non c’è alcuna questione etnica ma solo di brand». La panacea per il poco seguito? «Il nuovo stadio Druso».
BOLZANO Le dichiarazioni dell’allenatore Stefano Vecchi sui pochi spettatori al Druso, rilasciate al termine dell’ennesimo match vinto domenica scorsa contro la Sambenedettese, hanno scatenato una serie di osservazioni e polemiche che il presidente dell’Alto Adige Walter Baumgartner non vuole assolutamente alimentare.
Presidente, a bocce ferme cosa pensa dello sfogo di Vecchi?
«Sicuramente il nostro “mister” voleva caricare ancora di più l’ambiente, le sue parole sono state espresse in buona fede, però in quel momento sono risultate un po’ infelici».
È riemersa in questi giorni anche la questione etnica, o quantomeno linguistica, con i tifosi che non hanno ancora digerito la progressiva cancellazione di «Alto Adige» dal nome ufficiale, rimasto ora semplicemente Fc Südtirol...
«Non voglio fare nessuna polemica, anzi vorrei che di queste cose non si parlasse più. Noi ci chiamiamo FC Südtirol fin dalla nostra nascita nel 1995, siamo iscritti alla Camera di Commercio, alla Lega e alla Figc in questo modo. A suo tempo è stata fatta la scelta giusta, in quanto possiamo “vendere” meglio il nostro brand, che è chiaro e inconfondibile e delimita nel modo migliore in nostro territorio».
Con il richiamo alla città di Bolzano (il nome del capoluogo nel logo sociale è stato inserito nel 2016) pensavate forse di avere un seguito maggiore?
«Il nostro obiettivo è quello, però c’è bisogno di un po’ di tempo, siamo nati 25 anni fa, non abbiamo un secolo di tradizione alle spalle e più anni di storia come tante altre piazze, con diverse generazioni che sono andate e vanno allo stadio: stiamo lavorando in questo senso, forse potevamo fare qualcosa in più, ma prima o poi i risultati arriveranno».
Va detto per inciso che il pubblico bolzanino, e quello altoatesino, sono un po’ particolari.
«Tanti infatti il fine settimana vanno a sciare, in montagna o a vedere la squadra del proprio paese...».
La tifoseria organizzata sostiene che nelle prime stagioni in C2, quando ancora veniva usata correntemente la dizione «Alto Adige», il seguito era maggiore...
«Noi stiamo cercando di ancorare il calcio alla nostra provincia, poi se abbiamo 1.500 spettatori non è male, se in seguito saranno 2.000 meglio, e poi magari con il nuovo stadio aumenteranno ancora di più, quello che è importante è non mollare».
La squadra vola, ma ha senso uno stadio nuovo e di maggiore capienza se oggi resta mezzo vuoto?
«Credo che senza uno stadio di qualità diventi difficile fare un certo tipo di calcio. Non penso che il nuovo Druso sarà troppo grande, era ora di fare qualcosa e sono fiducioso che riusciremo a riempirlo».
Siete a un punto dalla vetta, la serie B è un obiettivo concreto?
«Se affrontiamo ogni partita come una finale, con la massima concentrazione, può succedere di tutto, a differenza degli altri anni abbiamo una continuità diversa. Vincere diverse partite di seguito ti dà forza, specie se non è solo frutto di episodi, ma è la conseguenza della qualità e del lavoro non solo sul dei giocatori ma anche dello staff tecnico e della società».