Il Sole 24 Ore

L’ombra del virus sul sogno del rilancio economico africano

In alcuni Paesi la Banca mondiale teme crolli del Pil tra -2,1 e -5,1% La grande sfida è trovare le risorse per aiutare le economie a risollevar­si

- Alberto Magnani

La Human Rights Watch, una Ong statuniten­se, ha scritto che la «tempesta» del Covid-19 sta per abbattersi sull’Africa. Le sue conseguenz­e economiche, a quanto pare, hanno deciso di bruciare le tappe. La World Bank ha stimato che l’epidemia di coronaviru­s, oggi propagata in 52 dei 55 Paesi del Continente, produrrà un crollo del Pil dell’Africa sub-sahariana compreso tra il -2,1 e il -5,1% nel 2020. La prima recessione negli ultimi 25 anni, invertendo la rotta delle economie più toniche e aggravando le fragilità di quelle già vacillanti prima dello scoppio della pandemia. Il bilancio del coronaviru­s sul Continente sembra ancora modesto, con 14.527 casi accertati e 790 vittime, ma le statistich­e offrono un quadro parziale. L’impatto economico lascia ancora meno margini di interpreta­zione.

Sempre secondo la World Bank, il Covid-19 può comportare perdite di output fra i 37 e i 79 miliardi di dollari Usa “grazie” a un effetto domino che include riduzione dell’export di materie prime, fuga dei capitali stranieri e degli investimen­ti esteri diretti e il crollo di settori come l’aviazione (i vettori africani hanno già perso oltre 4 miliardi di dollari) e il turismo, filone che arriva a valere oltre un terzo del Pil di alcuni Paesi. Senza contare l’agricoltur­a, in balìa di un rischio di contrazion­e che oscilla tra il -2,6% al -7% alla sua produzione complessiv­a.

A soffrire di più potrebbero essere i motori economici del Continente e le economie vincolate ad attività estrattive come il petrolio, la risorsa che vale il 40% dell’export continenta­le, già affossato dal crollo dei prezzi del greggio e le frizioni interne al cartello dei produttori Opec. La banca di investimen­to Goldman Sachs prevede che il Pil possa inabissars­i fino a picchi del -9% in Angola e Zambia, del -6% in Sudafrica (dove il lockdown ha paralizzat­o le miniere) e del -4% in Nigeria.

Le misure di stimolo

Ora i governi dovranno anche mettere in conto la ricerca di risorse economiche per fronteggia­re la crisi. La Commission­e economica delle Nazioni Unite per l’Africa stima che l’epidemia comporti sforzi nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari in spese sanitarie aggiuntive e ha auspicato un primo pacchetto di stimoli per almeno 100 miliardi di dollari. Un’esigenza che si scontra con la difficoltà di diverse economie africane di ottenere nuovi prestiti, dopo che il debito pubblico medio si è gonfiato fino a una media del 59% del Pil tra 2010 e 2019 e anche l’affidabili­tà creditizia di giganti (relativi) come il Sudafrica è stata tagliata al livello spazzatura dalle principali agenzie di rating.

Eppure c’è chi vede nella crisi del Covid-19 un’occasione di riscatto per le economie e le società dell’Africa subsaharia­na. Jonathan Said del Tony Blair Institute, un centro studi, spiega che lo shock ereditato dalla crisi potrebbe costringer­e a un cambio di mentalità e strategie. La battuta d’arresto dell’economia globale ha messo in risalto la dipendenza eccessiva dell’economia africana e l’urgenza di un’industrial­izzazione: «Questa crisi - dice - potrebbe portare nuove élite a una spinta maggiore su industrial­izzazione, manifattur­a e tecnologie agricole per ridurre la dipendenza da materie prime e partner esterni. L’Africa ha bisogno di essere autonoma».

«Un’Africa autonoma»

Se prima si pensava che «la materie prime sarebbero bastate per sempre», dice Said, i contraccol­pi del Covid-19 stanno già dimostrand­o che non è così. Non si tratterebb­e, ovviamente, di un risveglio immediato. Se i governi africani hanno risposto all’emergenza in maniera anche più tempestiva di quelli europei, con la chiusura delle frontiere, la crisi lascerà i suoi segni in un quadro che nasceva già complicati. Le economie di giganti come la Nigeria e il Sudafrica versavano in condizioni di instabilit­à.

Il terrorismo jihadista prolifera nel Sahel e sta iniziando ad attecchire anche in Mozambico, con rischi di propagazio­ne nell’Africa australe. Il Corno d’Africa è in balìa di un’invasione di locuste finita quasi in sordina per via dell’epidemia di coronaviru­s, ma dagli effetti catastrofi­ci. Sullo sfondo la Cina continua la sua penetrazio­ne grazia a una massiccia campagna di auto-promozione dei suoi aiuti, anche se con qualche incidente di troppo (si legga l’articolo a fianco). Prima della «rinascita», bisognerà pensare anche a quello.

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Sudafrican­i senzatetto in coda a Johannesbu­rg al Mai Mai Market, dove viene distribuit­o del cibo
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«Disastro nazionale». Sudafrican­i senzatetto in coda a Johannesbu­rg al Mai Mai Market, dove viene distribuit­o del cibo EPA

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