L’ITALIA IN DIRETTA
Gletscher als Wirtschaftsfaktor? von Riccardo Iacona.
iù di un terzo del territorio italiano è soggetto a qualche forma di protezione: dai parchi veri e propri alle tutele paesaggistiche, fino alle zone protette. Dentro, oltre a tutto l’arco alpino, ci sono i parchi marini e la catena montuosa centrale. Dalle Dolomiti fino alla Sicilia, l’Italia è attraversata da ampie zone non attaccate dalla speculazione edilizia, dove gli ecosistemi possono esprimere tutto il loro potenziale. I prodotti di queste fabbriche molto speciali sono aria, acqua, terra e molto altro ancora. Si tratta di un tesoro inestimabile, soprattutto per i servizi che gli ecosistemi forniscono a media e lunga distanza.
Le grandi distese di foreste, che abbondano in tutte le zone protette, assorbono il 30% delle emissioni di Co2 nazionali. Rispettare gli accordi di Parigi è già difficile, ma senza gli alberi sarebbe impossibile. Il sistema forestale trattiene l’acqua e stabilizza la terra, previene le frane e le alluvioni. Senza alberi, il paesaggio diventerebbe un deserto.
Ci sono altri giganti, tra gli ecosistemi, senza i quali la nostra vita sarebbe veramente dura: i ghiacciai. Per capire l’immenso lavoro che svolgono bisogna vederli da vicino. Ho visitato il ghiacciaio dei Forni, nel Parco dello Stelvio, in Lombardia. Mentre risalivamo la valle, abbiamo attraversato decine di rivoletti che formavano fiumi e correvano verso la pianura, con tanta forza da formare cascate. Era l’estate del 2017, quella della grande siccità. A valle si soffriva la sete, gli acquedotti erano vuoti e i paesi venivano riforniti con le autobotti. La valle del ghiacciaio dei Forni, invece, trasudava acqua da tutte le parti. È questo il primo grande servizio dei ghiacciai: regalano l’acqua in pianura nel momento in cui ce n’è più bisogno. Alimentano fiumi e laghi, i nostri serbatoi naturali di acqua. Senza i ghiacciai non ci sarebbero fiumi, ma solo torrenti, e i laghi sparirebbero. D’inverno, poi, custodiscono l’acqua sotto forma di ghiaccio, evitando che vada persa nei fiumi e poi in mare. Ed è tantissima: il 50% di tutta l’acqua del paese è racchiusa nei ghiacciai. La bocca del ghiacciaio dei Forni si trova a quota 1.800 metri e la si riconosce subito perché da sotto sgorga un fiume. È uno dei pochi ghiacciai dell’arco alpino a non essersi ancora diviso in due o tre tronconi, ma già si vedono i segni delle rotture. Le rocce nere sporgono dal manto bianco e si scaldano al sole, contribuendo allo scioglimento del ghiaccio. Il punto è che da tanto tempo fa troppo caldo e nevica poco.
Senza neve, i ghiacciai non crescono e quando c’è troppo caldo, si sciolgono. È stato calcolato che se lo scioglimento dei ghiacciai proseguirà ai ritmi odierni, nel 2040 l’Italia non ne avrà più neanche uno. E chi immagazzinerà quel 50% di acqua che ci serve per vivere tutto l’anno?
Le zone protette sono anche quelle in cui cresce la biodiversità. L’Italia è diventata un centro di riferimento internazionale per lo studio della fauna selvatica: orsi, stambecchi, camosci, ungulati di ogni genere e soprattutto lupi hanno avuto nel nostro paese un exploit incredibile. Solo nel Parco della Maiella sono insediati 10 branchi di lupi con centinaia di esemplari, più di quelli censiti nel parco americano di Yellowstone, enormemente più grande. Ho passato tre giorni indimenticabili con il gruppo faunistico del parco, biologi e veterinari che seguono da vicino la vita dei lupi. Sono riusciti a mettere il collare con il Gps a decine di esemplari e così possono seguire la vita dei branchi giorno per giorno. Ho capito quanto i lupi siano importanti anche per noi, che viviamo nelle grandi città e li vediamo solo nei documentari televisivi. Nei parchi americani hanno dovuto abbattere centinaia di cervi e daini, perché si erano letteralmente mangiati tutta la montagna. Nella Maiella questo lavoro lo fanno i lupi. Sono loro “i giardinieri del creato” e, con la loro presenza, difendono l’integrità del capitale naturale anche per noi, tutelando la capacità della Maiella di produrre ancora aria, acqua e terra, gli ingredienti della vita. È talmente alto il valore fornito dagli ecosistemi che gli scienziati dell’ambiente e gli economisti parlano di “capitale naturale” e l’hanno “pesato” in soldi: si tratta di centinaia di miliardi di dollari l’anno. Distruggere il capitale naturale, quindi, ci manda in default.