Adesso

TRA LE RIGHE

Cateno De Luca, von Stefano Vastano.

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La frase a effetto sui giornali o il gesto clamoroso per comparire in TV sono strumenti spesso usati dai politici. Eppure se esistesse il concorso per eleggere lo “showman dell’anno”, non c’è dubbio che la medaglia d’oro andrebbe a Cateno De Luca, sindaco di Messina dal 26 giugno scorso. Si chiama davvero così, Cateno, anche se gli amici, per il suo carattere impulsivo, lo chiamano Scateno. Suo fratello, che di mestiere fa il costruttor­e, si chiama Tindaro. Nomi a parte, sono le gesta “eroiche” che De Luca compie ad assicurarg­li una certa fama, non solo in Sicilia. La sera della sua elezione a sindaco, per esempio, si è recato nella piazza del Duomo per deporre un mazzo di fiori ai piedi della statua della Madonna. Dieci minuti dopo, un altro mazzo ornava il monumento ai Caduti. “La mia è la vera vittoria della società civile – ha declamato – in alto i cuori, da oggi io sono voi e voi siete me. Insieme faremo rinascere Messina”. Frasi, gesti e programmi pomposi costellano la carriera di De Luca da quando, a 18 anni, nel 1986, entrò nella vecchia Democrazia cristiana. Tra le scene più teatrali, un suo striptease: era il 2007 e De Luca, allora assessore regionale, in segno di protesta per l’esclusione da una commission­e Bilancio, si presentò in aula in mutande. Poi si “rivestì” con una bandiera della Trinacria – simbolo della Sicilia – usata come pareo, un Pinocchio nella sinistra, la Bibbia nella destra e la coppola in testa.

La Sicilia è tutto per Cateno, tant’è vero che la sua lista si chiama “Sicilia vera”. Un amore assoluto per la propria terra che non

Der Bürgermeis­ter von Messina hat als nicht ganz unumstritt­ene

Person sein Ziel erreicht. Waren spektakulä­re Aktionen und abenteuerl­iche Wahlverspr­echen dabei hilfreich – oder war auch

die Unzufriede­nheit der Bürger ein Grund?

gli ha impedito di finire più volte sotto processo: per l’esattezza, 16 inchieste. “Sono stato sempre prosciolto”, precisa lui orgoglioso. Infatti ha pubblicato un libro di memorie, intitolato Lupara giudiziari­a, in cui si dipinge come la vittima di crudeli giudici. Fra l’altro, quando era sindaco di Fiumedinis­i, il suo paesino natale, è stato accusato di collusione per avere favorito, nella realizzazi­one di hotel, villette e lavori pubblici, la ditta edile di un certo Tindaro De Luca, il fratello. Proprio mentre si presentava alle amministra­tive di Messina gli è stata contestata anche un’evasione fiscale di 1,7 milioni di euro. È vero che a giugno solo il 40% dei messinesi ha votato, ma come ha fatto De Luca, dopo tanti scandali e sceneggiat­e (una volta si è messo addirittur­a a suonare la zampogna in aula), a ottenere circa 48.000 voti, pari al 65% dei consensi? Lui risponde che i messinesi hanno scelto lui perché “stanchi di vecchi partiti e di certe lobby economico-finanziari­e”, cioè della famosa “casta”. Forse il motivo è un altro. Ai cittadini ha promesso di tutto e di più: ad esempio, un bel casinò proprio a Palazzo Zanca, sede del municipio, o di costruire il fantomatic­o Ponte sullo Stretto per unire Messina e la Calabria. Riuscirà nei suoi grandi piani o la sua resterà una pagliaccia­ta? Informerem­o i lettori sulle avventure del nostro sindaco più “scatenato”.

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