Adesso

INTRAMONTA­BILE NONOSTANTE I SOCIAL L

Wer hätte das erwartet? Trotz Twitter und WhatsApp sind Telegramme immer noch absolut „in“! Ob hochoffizi­ell oder privat, traurig oder lustig – auch aus der Geschichte kommen unzählige Beispiele für viele Anlässe.

-

a notizia è sorprenden­te: nell’epoca della comunicazi­one veloce e immediata di Internet, Twitter e WhatsApp, in Italia si spediscono ancora i telegrammi. Per porgere le condoglian­ze o per fare gli auguri, per congratula­rsi in occasione di una laurea o di un matrimonio, gli italiani spendono 28 milioni di euro l’anno, incuranti delle alternativ­e gratuite offerte dalla Rete. Secondo i dati diffusi da Poste italiane, nel 2016 sono stati spediti 10 milioni di telegrammi, 27.000 al giorno. Su 10 messaggi, sette sono personali e tre ufficiali. Mentre nel mondo i telegrammi vengono aboliti e in India hanno ricevuto persino l’onore di un funerale, in Italia sono ancora usati addirittur­a per comunicati ufficiali: da parte dello stato per la convocazio­ne a un concorso, da parte dei tribunali per la conferma di un’udienza, da parte della scuola per convocare un supplente, da parte di enti e associazio­ni per annunciare un premio prestigios­o. Papa Francesco manda spesso telegrammi, ad esempio per augurare “ogni bene” al presidente Sergio Mattarella, o al popolo italiano prima di partire per i suoi lunghi viaggi. Anche il presidente della Repubblica è solito spedire telegrammi, come quello inviato a una signora di Verbania che compiva 116 anni. Il telegramma è vivo e vegeto anche nella comunicazi­one politica. Tragico fu quello spedito dal sindaco dell’Aquila nel maggio del 2009, pochi giorni prima del terribile terremoto che rase al suolo l’intera città, indirizzat­o alla presidenza del Consiglio e alla prefettura e rimasto inascoltat­o: “In relazione ai gravi e perduranti episodi di eventi sismici il cui inizio risale al 16 gennaio scorso, sotto forma di quotidiano sciame sismico di complessiv­e 200 scosse e oltre, culminato con scossa di quarto grado il 30 marzo scorso, chiedesi urgente e congruo stanziamen­to di fondi per prime emergenze, nonché dichiarazi­one stato emergenza”.

Lo stile dei telegrammi

Naturalmen­te sono cambiate le modalità: oggi si possono inviare telegrammi tramite Sms o compilando un modulo online. Va detto però che la maggior parte delle persone, il 59%, li detta alla vecchia maniera: al telefono, digitando il numero 186. Per un telegramma di 100 parole si spendono oggi circa 10 euro. Il fatto che il costo del servizio sia legato al numero di parole ha determinat­o uno stile molto caratteris­tico dei telegrammi: un italiano sintetico, privo di articoli, preposizio­ni e congiunzio­ni, in una parola telegrafic­o. Il punto è sostituito dal termine stop e spesso due parole si uniscono a formarne una sola: per esempio Vi auguro diventa Augurovi. Chi prova imbarazzo o difficoltà nell’esprimere una vicinanza emotiva sa che con il telegramma può affidarsi a frasi formali che avranno un sicuro effetto consolator­io e amichevole. Il sito delle Poste mette a disposizio­ne una serie di frasi “da

Newspapers in Italian

Newspapers from Austria