STILE LIBERO I FATTI DEL 2018
Rückblick auf ein Jahr der Umbrüche.
Ein Rückblick auf 2018, Jahr der Wahlen und politischen Veränderungen, der Trauer um die Opfer von Unwettern und des
Brückeneinsturzes, mit ein paar dicken Fußball-Tränen in den Augen und einer besonderen Gewinnerin des Literaturpreises
Premio Strega.
IL2018 è l’anno delle elezioni e di una profonda svolta politica nel paese. Per molti italiani è anche l’anno della prova: “Lasciamoli lavorare e vediamo come va”, è la frase più ricorrente sugli autobus e nei bar, dopo che un movimento relativamente nuovo, il Movimento 5 Stelle, si è presentato alle elezioni con una buona probabilità di vincerle. Un’altra parte di cittadini vive invece la diffusa delusione nei partiti tradizionali come una tragedia e guarda con apprensione a un governo che promette protezione e sicurezza senza investire in cultura, formazione e infrastrutture. Intanto la Lega punta il dito contro l’immigrazione, fomentando episodi di razzismo. Nel corso dell’anno se ne contano a centinaia: a Firenze, nel mese di marzo, un uomo esce di casa per suicidarsi, poi decide di puntare l’arma contro un ragazzo senegalese che neanche conosce; a giugno, nelle campagne calabresi viene ucciso un sindacalista maliano, Soumayla Sacko, mentre alcuni ragazzi che inneggiano a Salvini feriscono a Caserta due coetanei maliani; a luglio viene aggredita a Torino l’atleta Daisy Osakue, di origine nigeriana, primatista italiana nel lancio del disco under 23. Eppure da un sondaggio Ixe emerge che i veri problemi del paese riguardano il lavoro e un’indagine commissionata dall’emittente televisiva La 7 rivela che gli italiani temono soprattutto la scarsa cura nella gestione del territorio e i mancati controlli delle pubbliche amministrazioni (75% degli intervistati), la cementificazione e l’abusivismo (61%) e gli effetti fuori controllo del cambiamento climatico (48%).
Politica. la svolta sovranista
La campagna elettorale
I vecchi partiti, visti come i rappresentanti della “casta”, sono in crisi e a raccogliere i consensi della gente sono due forze molto diverse fra loro, ma che si presentano entrambe con un forte profilo antisistema: la Lega, che smessi i panni del partito regionalista si presenta ormai come forza ultranazionalista, e il Movimento 5 Stelle, che ha avviato da tempo un nuovo modo di fare politica e sceglie i suoi candidati attraverso la Rete. Se in campagna elettorale i Cinque stelle giocano la loro partita proponendo un reddito di cittadinanza [ADESSO 6/18] per i disoccupati e i poveri in generale, il ritornello della Lega è uno solo: la gestione dei fenomeni migratori e la sicurezza dei cittadini.
Le elezioni
Il 4 marzo l’affluenza alle urne, che è altissima, arriva a sfiorare il 73%. La vittoria va al Movimento 5 Stelle, che si è presentato da solo, con il 32% dei voti. Il centrodestra, con il 37% dei voti alla camera, risulta però essere la prima coalizione e fra i tre partiti che ne fanno parte (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) il più votato è la Lega di Matteo Salvini, con oltre il 17% delle preferenze, mentre Forza Italia è ferma al 14%. Crolla il Partito democratico, che era al governo e ottiene solo il 18,7% dei voti alla camera. Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni da segretario.
La lunga strada verso un nuovo governo
Due sono quindi i partiti vincitori, Lega e Movimento 5 Stelle, ma manca una maggioranza che possa votare la fiducia a un proprio governo. A sorpresa, arriva presto l’elezione dei presidenti della camera e del senato – Roberto Fico (M5S) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (Fi) –, frutto di un accordo fra i Cinque stelle e la coalizione di centrodestra. Un primo giro di consultazioni,
però, si conclude con un nulla di fatto. I Cinque stelle provano ad avvicinarsi al Pd, ma il partito è diviso tra “oltranzisti” e “dialoganti” e alla fine rifiuta di coalizzarsi con il nemico di sempre. Non resta che la cooperazione fra i due vincitori, ma sia Luigi Di Maio, il leader dei Cinque stelle, sia Matteo Salvini, il leader della Lega, rivendicano il ruolo di premier. Il problema viene superato solo quando, dopo molti giorni, entrambi fanno un passo indietro e propongono alla guida del nuovo esecutivo un “tecnico”, il giurista Giuseppe Conte, che riceve l’incarico di formare il nuovo governo. Tuttavia gli intoppi non sono finiti, perché quando il premier incaricato scioglie la riserva e sale al Colle per annunciare il nuovo governo, nella lista dei ministri che ha con sé c’è un nome che a Sergio Mattarella proprio non piace: quello di Paolo Savona al dicastero dell’Economia. Il presidente della Repubblica è convinto che le tesi antieuro dello stimato professor Savona possano alimentare i timori di un’uscita dell’Italia dall’euro. Si scatena la polemica fra chi pensa che il presidente della Repubblica abbia la facoltà di porre il veto sul nome di un ministro per le opinioni politiche che ha espresso e chi ritiene che non ce l’abbia. Salvini, intanto, su Savona non cede. La soluzione arriva, dopo varie vicende, con l’accordo di affidare al professor Savona un altro ministero importante.
Il governo giallo-verde
Il governo Movimento 5 Stelle-Lega nasce quasi tre mesi dopo le elezioni. A guidarlo è Giuseppe Conte, affiancato dai due leader dei partiti di governo nel ruolo di vicepremier: Matteo Salvini, che è anche ministro dell’Interno, e Luigi Di Maio, che è anche ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Fra i 18 ministri, cinque sono donne. A giugno il governo ottiene la fiducia definitiva alla camera con 350 voti favorevoli e 236 contrari. Il nuovo governo italiano è pronto a partire. Ministro dell’Economia e delle Finanze è Giovanni Tria; Paolo Savona, dopo essere stato al centro di tante polemiche, giura come ministro degli Affari europei; a capo del ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale c’è l’europeista Enzo Moavero Milanesi. I punti principali del programma di governo sono il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5S, la revisione della legge Fornero sulle pensioni e la flat tax, priorità di Salvini. La prima dichiarazione del nuovo ministro dell’Interno riguarda però i migranti: è la promessa di “sforbiciare” i cinque miliardi destinati all’accoglienza.
la pacchia è finitA!
Il primo impegno del nuovo ministro degli Interni Matteo Salvini è la lotta all’immigrazione clandestina. Su questo fronte, Salvini è molto diretto: in un’intervista televisiva, annuncia che per i clandestini “la pacchia è finita” e devono prepararsi ad andarsene. Anche sul fronte degli sbarchi Salvini agisce con durezza, dichiarandosi pronto a chiudere i porti. In due casi, dalle parole passa ai fatti. Il 10 giugno non autorizza l’attracco nei porti italiani della nave Aquarius, che trasporta 629 persone, tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bambini e sette donne incinte, tutti migranti salvati da un naufragio. La nave, che fa parte della flotta della Ong Medici senza frontiere, viene respinta anche da Malta, e resta in mare, a metà strada fra i due paesi. Solo dopo
vari giorni la Spagna si offre di accogliere i migranti nel porto di Valencia. Il 20 agosto la stessa sorte tocca alla nave Diciotti:a bordo del pattugliatore della Guardia costiera italiana ci sono 177 migranti, tratti in salvo il 16 agosto al largo di Lampedusa. Quando la nave arriva nel porto di Catania, ai migranti viene negato il permesso di sbarcare, in mancanza di un accordo dell’Unione europea sulla ripartizione dei profughi. L’azione suscita aspre critiche. I pm di Agrigento arrivano ad accusare il ministro Salvini di sequestro di persona (accusa archiviata qualche mese dopo). Tra le accuse a Salvini c’è quella di usare i migranti “come ostaggio” per costringere l’Unione a redistribuirli. Le trattative con l’Unione europea sono difficili e presto si arriva allo scontro. Dopo qualche giorno l’Irlanda e l’Albania si dicono pronte ad accogliere una parte dei migranti della Diciotti, gli altri vengono ospitati in strutture della Chiesa. Solo il 26 agosto, ai migranti viene dato il permesso di sbarcare.
#ASIA to0
Tra le prime ad aver avuto il coraggio di denunciare le molestie del produttore cinematografico Harvey Weinstein, e nota al mondo per essere una delle leader del movimento #me too, l’attrice italiana Asia Argento è accusata a sua volta di molestie sessuali. Jimmy Bennett, giovane attore americano, afferma di essere stato aggredito sessualmente dall’attrice italiana nella stanza di un albergo in California, quando non aveva ancora compiuto 17 anni. L’attrice, che avrebbe pagato a Bennett 300.000 dollari per farlo tacere, viene travolta da uno scandalo, i cui effetti si vedono immediatamente: impegnata come giudice del talent show X Factor, Asia Argento viene allontanata dalla trasmissione. I due protagonisti di questa brutta storia si erano conosciuti nel 2004, quando Bennet, che all’epoca aveva 8 anni, era stato scelto per il film Ingannevole è il cuore più di ogni cosa diretto e interpretato dalla stessa Asia Argento.
IL disastro di genova
Il 14 agosto crolla a Genova il ponte Morandi, il viadotto dell’autostrada A10 che attraversa il torrente Polcevera tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, collegando la città al porto. Stando ai primi accertamenti, il ponte, progettato dall’ingegner Riccardo Morandi e costruito tra il 1963 e il 1967, sarebbe crollato per il cedimento di uno degli stralli di calcestruzzo costruiti per assicurarne la stabilità. Nel crollo muoiono 43 persone. I palazzi nelle vie sottostanti vengono evacuati. Centinaia di famiglie sono costrette ad abbandonare definitivamente le loro case. Il 15 agosto viene dichiarato lo stato di emergenza e sono stanziati i primi fondi da destinare agli sfollati. Fin da subito alla tragedia si aggiunge la polemica politica. Il governo dichiara di voler revocare la concessione