SVOLTE Venedig: Geburtsort des Patents und der Urheberschaft.
ZEITREISE ZU WENDEPUNKTEN UND STERNSTUNDEN IN ITALIENS GESCHICHTE
Im Venedig des 15. Jahrhunderts florierte der Handel, Erfindungen fanden ihren Markt, es war eines der Zentren des europäischen Buchdrucks. 1474 wurde dort erstmals der Schutz von Erfindern und deren Urheberschaft per Dekret festgelegt.
“La città di Venezia, per la sua grandezza e la sua liberalità, attira da diverse parti del mondo e ospita persone di acutissimo ingegno, capaci di escogitare e realizzare ingegnosi artifici. Se fosse possibile garantire a queste persone che è proibito agli altri di copiare, una volta visti, questi artifici, usurpando all’inventore in questo modo il vantaggio e l’onore della scoperta, queste persone potrebbero esercitare liberamente il loro ingegno e potrebbero trovare e realizzare cose che sarebbero di non poca utilità e beneficio per la Repubblica di Venezia”. Ecco, in italiano moderno, il contenuto del decreto con cui la Serenissima
Repubblica di Venezia, il 19 marzo 1474, istituì il brevetto. Il documento è custodito presso l’Archivio di stato di Venezia (senato terra, registro 7, carta 32). Per la prima volta in Europa la legge tutelava la paternità di un’opera, dando al suo inventore il diritto di riprodurla in esclusiva e quindi di godere del beneficio economico da essa prodotto. Non è un caso che questo avvenisse a Venezia, che nel XV secolo era un importantissimo centro di scambi commerciali, dove la creatività e l’inventiva erano una necessità e la loro tutela, di conseguenza, un’esigenza imprescindibile. A dire il vero, c’era stato un precedente. Nel giugno del 1421 Filippo Brunelleschi, con quella che oggi chiameremmo una legge ad personam, era riuscito a ottenere da Firenze il cosiddetto “privilegio” per l’invenzione di una chiatta galleggiante che permetteva il carico e il trasporto di grossi blocchi di marmo. Lui, e solo lui, poteva costruirla e usarla. Si trattava però appunto di un “privilegio”, concesso una tantum al grande architetto e scultore fiorentino. A Venezia, invece, la tutela diventò norma, legge valida per tutti. Con il suo decreto, oltre alla paternità del brevetto, ovvero il diritto esclusivo di riproducibilità delle proprie invenzioni, la Repubblica di Venezia garantiva anche la protezione legale alle opere letterarie, come ricorda Massimo Sideri nel suo libro sulle invenzioni italiane dimenticate (La sindrome di Eustachio, Bompiani, 2017). Venezia era uno dei principali centri dell’editoria europea e, quanto alla pubblicazione di libri, può vantare numerosi primati. La stampa, inventata in Germania, trovò infatti a Venezia terreno molto fertile, sviluppando tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo condizioni irripetibili per lo sviluppo del business dei libri: la presenza di grandi capitali, una straordinaria rete commerciale che metteva la città lagunare in comunicazione con tutto il mondo conosciuto e un elevato grado di libertà. In questo contesto, non sorprende che Aldo Manuzio abbia avuto l’intuizione di creare il libro tascabile, ovvero un volume cartaceo che si poteva agilmente portare e consultare fuori casa [ADESSO 9/2015]. A noi sembra un’ovvietà, ma si trattò di un’invenzione rivoluzionaria per il mercato editoriale. Prima i libri a stampa si chiamavano incunaboli ed erano tomi ponderosi da appoggiare su un leggio. Belli certo, ma poco pratici. Manuzio, un po’ lo Steve Jobs del suo tempo, ebbe la semplice e geniale intuizione di migliorare qualcosa che già esisteva, il libro, rendendolo mobile, a tutto vantaggio della circolazione della cultura e, presumiamo, del proprio arricchimento come geniale stampatore. Insomma, la tutela del diritto d’autore, in quella che all’epoca era considerata la capitale mondiale dell’editoria, fu una conseguenza naturale. Molti attribuiscono erroneamente all’Inghilterra l’introduzione del diritto d’autore, facendolo risalire al Copyright Act di Londra del 1710. In realtà, il privilegio di stampare un’opera letteraria era già contenuto in quel documento veneziano del XV secolo. Agli inglesi si può riconoscere al massimo il copyright sulla parola copyright.