Parole attuali, belle e senza tempo
Seit dem letzten Jahr bereichern die antibufala und der antivaccinista den italienischen Wortschatz. Und es gibt ein Projekt zur Rettung von Wörtern, die aus der Alltagssprache verschwunden sind.
La lingua italiana è sempre più diffusa nel mondo soprattutto grazie ai social network. In soli cinque anni, gli studenti che la apprendono sono arrivati a superare i 2 milioni. Intanto continuano a nascere parole nuove. Censirle, alla fine di ogni anno, significa intraprendere un viaggio culturale fra giornali, mode, fatti e personaggi. Tra le nuove entrate del vocabolario Zingarelli figura antivaccinista. Del resto, “andare contro” pare sia stato un motivo conduttore dell’anno appena trascorso: compare addirittura il verbo buare (“fare buuu!”, ovvero “disapprovare sonoramente”) ed è stata registrata come nuova la parola
antitutto, definita “parola dell’anno” anche se esiste da tempo, probabilmente perché negli ultimi anni si è fatta onnipresente. La parola è impegnativa, ma come biasimare le iniziative antibufala, mirate a “smascherare le notizie false”? Per fortuna ci sono anche termini come ciclovia, un “percorso protetto riservato alle biciclette”, un piccolo segnale a favore della cultura a due ruote, in un’Italia nella quale ancora troppe città non rispettano i ciclisti, diventati sempre più numerosi.
Si percepisce inoltre una grande voglia di vivacizzare il vocabolario quotidiano. La lingua italiana è piena di parole belle ed espressive, ma a rischio di estinzione. Per questo Zanichelli, l’editore del vocabolario Zingarelli, ha lanciato #laculturasifastrada, una campagna di sensibilizzazione per recuperarle e valorizzarle. Si può dire sapido anziché saporito; il pane, anziché secco può essere detto raffermo; il profumo può essere chiamato più elegantemente fragranza. L’idea è originale: anziché proporre semplicemente di salvarle dando loro spazio all’interno del vocabolario, l’editore ha pensato di farle letteralmente “uscire” in strada, sotto forma di graffiti urbani, sui marciapiedi delle nostre città. Usando vernici ecologiche, che si cancellano senza inquinare, sono state scritte a Milano, Torino, Padova o Napoli, anche davanti a monumenti importanti, parole come solerte (che può sostituire il più comune diligente), insigne (per indicare una “persona famosa e stimabile”) o denigrare, che definisce l’atto di “offuscare l’onore di qualcuno”.
L’ascolto delle belle parole dell’italiano continua a stimolare intanto l’attenzione dei linguisti, che raccontano nei libri anche le parole più semplici. Anzi, più sono semplici, più storia sembra che certe parole racchiudano in sé, divenendo parole senza tempo. Nicola De Blasi, per esempio, racconta la parola ciao dalle origini alle canzonette, fino al recente ciaone; Giuseppe Patota narra invece la storia della parola vita fin dalle prime attestazioni, poco dopo l’anno Mille, per poi attraversare il mezzo del cammin di nostra vita di Dante e arrivare alla dolce vita felliniana.