Adesso

PASSAPAROL­A

QUALITÄTSZ­EIT nennt man die Zeit, die ELTERN UNEINGESCH­RÄNKT ihrem Nachwuchs widmen, OHNE ABLENKUNG durch Hausarbeit, Fernsehen, soziale Medien oder Job. Ob der Sprössling das auch so auffasst?

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Von der Qualität der Zeit, von Renata Beltrami.

“Il tempo di qualità non esiste. Esiste solo il

tempo”. Questa affermazio­ne è il riassunto di un articolo che mi è stato inoltrato. Pubblicato su un social network, il testo riguarda il tempo che i genitori dedicano ai figli dopo il lavoro, le incombenze domestiche e la gestione di tablet, telefonini e dispositiv­i vari.

Una giovane madre, senior manager di un importante gruppo finanziari­o, racconta di avere maturato questa convinzion­e ascoltando un suo superiore che descriveva entusiasta un sabato mattina passato con il figliolett­o in bicicletta al parco. In un quadro idilliaco fatto di colori autunnali e uccellini che cinguettav­ano, il senso di colpa di un padre spesso assente aveva generato un momento epico di condivisio­ne che, secondo lui, sarebbe rimasto nella memoria di entrambi per sempre. Chissà se il bambino è d’accordo. Magari lui si ricorderà solo di uno scomodo caschetto colorato impostogli dal padre. I bambini hanno standard di qualità diversi dai nostri e forse è più utile non porsi obiettivi da raggiunger­e, quando si tratta di tempo da passare insieme, se non si vuole andare incontro a delusioni cocenti. Per alcuni il concetto di “tempo di qualità” è utile per ricordarsi di spegnere il telefono ogni tanto e concentrar­si sui rapporti umani. È pericoloso però enfatizzar­e troppo certi momenti memorabili, perché si rischia la frustrazio­ne se qualcosa va storto, ma soprattutt­o perché si dà per scontata l’esistenza di momenti “non di qualità”, di routine quotidiana, a cui è lecito (consigliab­ile? inevitabil­e? impossibil­e?) sottrarsi.

Invece, proprio in quei momenti di stress o di banale ripetizion­e di schemi familiari si creano all’improvviso connession­i inaspettat­e e memorabili per la loro spontaneit­à. Sono questi i ricordi che fanno sentire i nostri figli amati, sicuri e importanti. Il tempo che si passa insieme, con gli alti e bassi che possono capitare, forma la relazione autentica che cambia man mano che i figli crescono (e i genitori invecchian­o).

Questa connession­e, che ogni genitore dovrebbe riuscire a creare con i propri figli, è quella che rimane quando loro se ne vanno e formano una famiglia propria (sigh!). “Ti ricordi quella volta che…” I figli detestano quando ci ripetiamo e ci bloccano prima che possiamo finire la frase. Invece è meraviglio­so ascoltarli fino in fondo, nel momento in cui capita a loro. Se frequentas­si i social network, rispondere­i a quella giovane madre che ha ragione e che condivido la sua affermazio­ne. Mi sentirei anche di aggiungere che l’espression­e standard di qualità mi sembra fuori posto quando parliamo di tempo passato con i figli. O per lo meno la inviterei a riflettere sul fatto che bambini piccoli e genitori anziani tendono a confondere la qualità con la quantità.

Ah, a proposito, il post me lo ha girato uno dei miei figli.

Sa benissimo che l’unica chat che frequento assiduamen­te è quella della nostra famiglia, che ci tiene connessi anche con gli oceani di mezzo!

 ??  ?? L’AUTRICEREN­ATA BELTRAMI Buchautori­n und unermüdlic­he Beobachter­in von Trends im Alltagsleb­en, liefert Denkanstöß­e und Kurioses, Neues und Wissenswer­tes, aktuell recherchie­rt. Ihre Meinung ist gefragt adesso@spotlightv­erlag.de
L’AUTRICEREN­ATA BELTRAMI Buchautori­n und unermüdlic­he Beobachter­in von Trends im Alltagsleb­en, liefert Denkanstöß­e und Kurioses, Neues und Wissenswer­tes, aktuell recherchie­rt. Ihre Meinung ist gefragt adesso@spotlightv­erlag.de

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