Verdis Nabucco, die Oper für das italienische Nationalgefühl
Es war inmitten einer schweren Lebenskrise, als Giuseppe Verdi 1840 mit Nabucco der große Durchbruch gelang. Va pensiero, der berühmte Gefangenenchor, ist bis heute für viele die inoffizielle italienische Hymne.
La trama
L’opera narra della conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, guidati dal re Nabucodonosor. Sullo sfondo della guerra si svolge la travagliata storia d’amore tra Fenena, figlia di Nabucco, e Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. L’amore è contrastato oltre che dalle circostanze (sono figli di re nemici), anche dalle perfide manovre della sorellastra di Fenena, Abigaille, anche lei innamorata di Ismaele. Fenena, prigioniera degli ebrei, viene affidata alla custodia di Ismaele, che la libera. Abigaille scopre l’amore della sorellastra per Ismaele e minaccia di rivelare tutto a Nabucco, ma promette di tacere a patto che Ismaele rinunci al suo amore per Fenena. Tornata a Babilonia e divenuta reggente della città, Fenena ordina di liberare gli ebrei. Nel frattempo Abigaille, che ha scoperto di non essere figlia del re, ma di una schiava, trama per impossessarsi del trono. Nabucco, che è tornato a Babilonia, in un momento di esaltazione si autoproclama dio, viene colpito da un fulmine e impazzisce. Abigaille prende la corona, fa rinchiudere il padre e condanna a morte Fenena e tutto il popolo ebraico. Nabucco, però, riesce a riconquistare il trono, libera Fenena e gli ebrei e si converte al giudaismo. Abigaille si toglie la vita con il veleno.
Gli interpreti
Del cast originario, quello del 1842, fanno parte il baritono Giorgio Ronconi (1810-1890), nella parte di Nabucco; il tenore palermitano Corrado Miraglia (1821-1881) nella parte di Ismaele; il soprano Giuseppina Strepponi (1815-1897), che nel 1857 sposerà Giuseppe Verdi, nella parte di Abigaille; Giovannina Bellinzaghi nella parte di Fenena. Quest’ultima non entusiasma né il pubblico né la critica, che la definisce “giovinetta bellina bellina, ma di scarsi mezzi vocali”. Alla ripresa delle rappresentazioni, in agosto, Verdi la sostituisce con il soprano Amalia Zecchini. Tra gli interpreti moderni, indimenticabile è la Abigaille di Maria Callas (1923-1977), mentre il baritono padovano Renato Bruson (1936) è considerato il miglior Nabucco di sempre.
Nabucco: la storia vera
Nabucodonosor II fu re dell’Impero babilonese dal 604 al 562 a.C., anno della sua morte. Abilissimo sul campo di battaglia, portò Babilonia al suo massimo splendore. Sconfisse gli egiziani, sottomise la Palestina, conquistò Gerusalemme (587 a.C.) e ne fece deportare la popolazione. A lui si devono le monumentali mura di Babilonia, la cosiddetta ziqqurat, meglio conosciuta come la Torre di Babele, e il Tempio di Marduk. Di questo complesso rimane la porta di Ishtar, che si può ammirare al Pergamonmuseum di Berlino, rivestita di mattoni smaltati e decorata con immagini di animali mitici.
La curiosità
In una nota autobiografica Giuseppe Verdi, a proposito del Nabucco, racconta di aver invitato a casa sua il librettista Temistocle Solera per convincerlo a sostituire un duetto amoroso tra Fenena e Ismaele con una “profezia” del gran pontefice degli ebrei Zaccaria. Solera promise che ci avrebbe pensato, ma Verdi, impaziente, chiuse a chiave la porta della stanza e gli disse: “Tu non sorti di qui se non hai scritto la profezia: eccoti la Bibbia, hai già le parole bell’e fatte”. A un tratto, negli occhi del librettista, che Verdi descrive come “un pezzo d’uomo” e “di carattere furioso”, si accese un lampo. Il compositore si mise in guardia, in attesa del peggio. Invece Solera “si siede al tavolo e un quarto d’ora dopo, la profezia era scritta!” Nasce così l’aria Oh chi piange?, che segue il famoso Va pensiero e chiude il terzo atto.
Viva Verdi!
Il successo del Nabucco di Verdi non può non tingersi di connotati politici, dato il momento storico in cui ha luogo. Milano è il centro del Lombardo-Veneto, regno governato dagli Asburgo e istituito dopo la restaurazione seguita alla caduta di Napoleone. I milanesi fanno sempre più fatica a sopportare la presenza e il dominio degli austriaci. In questo contesto, l’opera di Verdi, che canta di un popolo oppresso dallo straniero e del suo desiderio di libertà, accende di patriottismo lo spirito dei milanesi e degli italiani. Nel giro di qualche anno, la musica di Verdi diventa la colonna sonora del Risorgimento. “Viva Verdi!”, gridava il pubblico nei teatri, mescolando la voce agli applausi. Con quel “Verdi” si inneggiava al compositore, ma anche a Vittorio Emanuele re d’Italia.
Va pensiero
Quest’aria è una delle più famose del melodramma italiano. La sua melodia cantilenante, facile da imparare, l’ha resa popolare anche tra i non appassionati di opera lirica. Ma il Va pensiero è stato anche il simbolo del Risorgimento e dell’unità d’Italia. Per questo molti italiani hanno sperato che diventasse l’inno nazionale. Invece è diventato inno non dell’Italia, ma di un partito: la Lega, quando ancora era Lega Nord. Il partito, al tempo guidato da Umberto Bossi, si batteva in favore dell’autonomia dell’Italia del Nord. C’era addirittura chi sperava nella secessione, per liberarsi definitivamente dall’oppressione di “Roma ladrona”. Insomma, molti nostri concittadini “settentrionali” si sentivano un po’ come gli ebrei schiavi dei perfidi e corrotti Babilonesi. Una curiosità: scriviamo Va pensiero (senza apostrofo, e non Va’ pensiero) perché questa è la forma usata nel libretto originale, scritto in un’epoca nella quale l’ortografia dell’italiano non aveva ancora raggiunto la sua sistemazione attuale. Oggi va’, nel senso di vai, richiede l’uso dell’apostrofo.