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MURETTO A SECCO

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L’Unesco ha inserito “l’arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immaterial­i dichiarati Patrimonio dell’umanità. Nella motivazion­e si spiega che i muretti a secco sono uno dei primi esempi di manifattur­a umana e “svolgono un ruolo vitale nella prevenzion­e delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertific­azione delle terre, migliorand­o la biodiversi­tà e creando le migliori condizioni microclima­tiche per l’agricoltur­a”. Per costruire i muretti a secco bisogna mettere le pietre una sull’altra senza utilizzare altro, tranne la terra a secco, ovviamente. Sono diffusi in tutta l’Italia: si trovano sulla Costiera Amalfitana come alle Cinque Terre, nelle campagne della Valtellina e in quelle del Salento. È possibile trovarli anche all’estero e infatti altri sette paesi avevano presentato la loro candidatur­a, tutti accomunati da quest’arte: Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera. Per l’Italia si tratta di un’altra importante conquista. I muretti a secco rappresent­ano il nono elemento riconosciu­to dall’Unesco come patrimonio immaterial­e. Gli altri sono: l’opera dei Pupi siciliani, il canto a tenore sardo, l’arte dei liutai cremonesi, la dieta mediterran­ea, le feste delle grandi macchine a spalla, la vite ad alberello di Pantelleri­a, la falconeria e l’arte dei pizzaioli napoletani.

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