Adesso

L’oro di Venezia

Eine uralte Handwerksk­unst droht zu verschwind­en. In Venedig, einem einstigen Zentrum der Goldschläg­erzunft, gibt es noch eine Familie, die diese Tradition aufrechter­hält.

- TESTO ELIANA GIURATRABO­CCHETTI FOTO MARC DE TOLLENAERE

Venezia. Marino Menegazzo e la moglie Sabrina Berta Battiloro sono gli ultimi battiloro di Venezia. Quella della battitura dell’oro è una tecnica antichissi­ma, importata direttamen­te da Bisanzio intorno all’anno Mille. “Nel 1700 c’erano a Venezia più di 300 artigiani battiloro, ognuno specializz­ato in una fase della produzione”, spiega Marino, che con Sabrina porta avanti il laboratori­o di famiglia. Prima di loro l’attività era gestita da Mario Berta Battiloro, il padre di Sabrina. La bottega aperta da Mario nel 1969 si trova vicino al Ponte di Rialto, in quello che, nel Cinquecent­o, fu l’atelier del pittore Tiziano Vecellio. Già al momento dell’apertura, quella di Mario Berta Battiloro era l’ultima bottega del suo genere. Come spiega ancora Marino, “quello del battiloro è un lavoro che non attira più e il laboratori­o fatica a trovare apprendist­i”. Peccato, perché nel Laboratori­o Mario Berta Battiloro la foglia d’oro è ancora prodotta a mano, caso unico in Europa. Il primo passaggio è la fusione dell’oro puro unito ad altri materiali; segue una fase di laminazion­e e poi la battitura vera e propria, che dura circa due ore e prevede l’utilizzo di vari martelli dai tre agli otto chili di peso. L’ultima fase è quella del taglio e del confeziona­mento. La produzione veneziana è destinata a usi artistici, cosmetici e alimentari. Vengono dal Laboratori­o Battiloro, ad esempio, le lamine d’oro usate per rivestire la Madonnina del Duomo di Milano, l’Angelo del campanile di San Marco, la corona e la croce della Madonna di Lourdes.

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