26 UN UOMO CONTROCORRENTE
Unter Leoluca Orlando – Jurist, Politiker und langjähriges Stadtoberhaupt Palermos – ist die Stadt aufgeblüht und wurde die Mafia zurückgedrängt. Gegen Salvinis Sicherheitsdekret bezieht er offen Stellung.
Der Mann, der Palermo
zum Blühen brachte.
APalermo risiedono 25.000 stranieri, provenienti da 128 paesi diversi: un vanto per il sindaco della città, Leoluca Orlando, che con le sue tesi sfida il governo sul tema dell’immigrazione e incarna un’Italia controcorrente, che crede nell’accoglienza e nell’apertura dei porti e delle menti. Orlando, che nel tempo libero confessa di indossare un lungo caftano blu secondo la moda maghrebina, è un uomo gentile e forte. Quando è entrato in politica, alla metà degli anni Ottanta, ha avuto il coraggio di denunciare di collusione con la mafia il suo stesso partito, la Democrazia cristiana. Dopo aver fondato un partito suo, la Rete, nel 1985 si è candidato sindaco. Non era un’operazione facile, ma con lui Palermo è rinata a nuova vita e lo ha premiato rieleggendolo sindaco per ben tre volte di seguito. Parlamentare e deputato europeo, oggi è sindaco per la quinta volta con il 74% dei voti. La sua voce supera i confini dell’isola: Leoluca Orlando si è rifiutato di applicare a Palermo il nuovo Decreto Sicurezza sull’immigrazione promulgato dal ministro degli Interni Matteo Salvini e firmato dal presidente della Repubblica Mattarella. Con lui si sono schierati altri sindaci ...
Il suo atto di disobbedienza civile ha suscitato molte polemiche. Come pensa di gestire la situazione dei migranti contro la legge e senza l’appoggio dello stato?
Vorrei correggere la domanda. Il mio non è stato un atto di disob bedienza civile, non è stata una rivolta politica. Io ho atteso che il Decreto Salvini venisse convertito in legge e che diventasse pienamente operativo, sperando che almeno il parlamento prendesse le distanze da un decreto che io ritengo disumano e criminogeno. Non appena ho avuto notizia che era stato convertito in legge, il 21 dicembre, ho emanato una disposizione, nell’esercizio dei miei poteri di sindaco: ho firmato un atto nel quale ritengo che alcuni articoli del decreto che riguardano le competenze del sindaco violino i diritti umani di persone che risiedono legittimamente nel territorio nazionale e nella città di Palermo. Ho disposto formalmente, assumendomene la responsabilità e firmando il relativo ordine di servizio, che gli uffici comunali sospendano l’applicazione di questo decreto per le parti di competenza comunale che riguardano la residenza anagrafica. Che sia legittimo è ovviamente un mio convincimento, ma io sono stato
titolare della cattedra di Diritto costituzionale all’Università, quindi so quello che faccio e so di cosa parlo. Il 2 gennaio, quando ho aperto la posta, ho avuto notizia di una valanga di insulti da parte del ministro Salvini. A questo punto ho immediatamente convocato una conferenza stampa per spiegare ciò che era successo.
Cosa contesta del Decreto Sicurezza?
Questo decreto rende illegale ciò che è legale. Faccio alcuni esempi: io sono il tutore di centinaia di minori non accompagnati, cioè di ragazzi che arrivano senza genitori. Un minore, in base alla normativa vigente, riceve la cosiddetta “protezione umanitaria” e quindi ha il diritto di rimanere in città sotto la tutela del sindaco, dei servizi sociali e dell’amministrazione comunale. Sono ragazzi che arrivano neonati o hanno 3 anni, 10 anni, 17 anni. Si integrano, parlano perfettamente l’italiano, vanno a scuola. Però, appena compiono 18 anni, diventano clandestini. Questo decreto ha eliminato la protezione umanitaria e loro all’improvviso si ritrovano senza una residenza anagrafica, non potranno più avere un regolare contratto di lavoro, non potranno più accedere ai servizi sociali. Come chi arriva con un regolare contratto di lavoro, che è la premessa per avere il permesso di soggiorno, se viene licenziato dal datore di lavoro, essendo ora privo di protezione, non potrà avere neanche il tempo per trovarsi un altro lavoro perché non può avere la residenza anagrafica. Il mio è stato un provvedimento per la sicurezza in contrasto al Decreto Sicurezza, perché nei paesi democratici c’è un solo modo per poter avere la sicurezza: rispettare i diritti di tutti. Io non sto parlando dei clandestini, non sto parlando di chi arriva illegalmente nel nostro paese, non dei terroristi che non vengono con le navi delle Ong, ma con costosissimi motoscafi d’altura che impiegano tre ore dall’Africa all’Italia.
Lei ha chiesto al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli di aprire ai migranti il porto di Palermo. Sono temi che esulano dal suo ruolo di sindaco?
Sì, purtroppo io non posso ordinare l’apertura del porto di Palermo, ma solo manifestare da privato cittadino. Ci sono molte altre parti del decreto palesemente incostituzionali che non posso contrastare come sindaco, ma che denuncio da politico e da persona pensante. Ad esempio, se un cittadino italiano che prima era straniero commette un reato grave, non solo viene ovviamente processato e condannato, ma perde la cittadinanza, diventa apolide. Allora, ci sono paesi che prevedono la pena di morte, paesi che prevedono l’ergastolo, ma nessun paese democratico prevede la perdita della cittadinanza. Un soggetto diventa apolide perché non ha sangue italiano? Questa norma è in contrasto palese con la nostra carta costituzionale, che prevede la funzione rieducativa della pena. Come fa a essere educativa una pena che ti rende invisibile e privo di diritti? E perché si applica nei confronti di chi è cittadino oggi e ieri era straniero e non nei confronti di chi è stato sempre cittadino, come Totò Riina o Bernardo Provenzano (noti capi mafia, n.d.r.)? A me sembra un insulto non ai migranti, ma agli italiani e al loro senso dell’accoglienza.
Qual è il suo progetto per contrastare il decreto?
In Italia non è possibile adire la Corte Costituzionale in via diretta. In Germania, c’è la Verfassungsbeschwerde, i paesi dell’America Latina hanno l’amparo, ma in Italia soltanto alcuni organi costituzionali possono rivolgersi direttamente alla Corte Costituzionale: il governo, il parlamento, i presidenti di Regione. Non un sindaco. Non potendo andare davanti alla Corte Costituzionale, ho messo in moto un meccanismo. Io non cerco una tribuna, ma un tribunale. Vorrei che qualcuno impugnasse i miei provvedimenti. Avrei in questo modo un giudice amministrativo davanti al quale poter far valere in via
incidentale la questione di incostituzionalità. Siamo un paese che ha una Costituzione che vale più di un qualsiasi Salvini di turno.
Che cos’è la Carta di Palermo?
Questo mio comportamento non è estemporaneo, ma nasce da una visione di città che si è espressa già nel 2015 con l’approvazione di una carta, la Carta di Palermo, che stabilisce che il permesso di soggiorno è la nuova pena di morte, la nuova schiavitù. Noi siamo per la mobilità internazionale, libera. Nessuno può essere costretto a vivere là dove il padre e la madre, senza autorizzazione, lo hanno fatto nascere. Questa Carta di Palermo è una visione che molti condividono, anche se appartengono ad altri partiti. Vorrei anche aggiungere che i dati Istat dicono che Palermo, tra le grandi città d’Italia, oggi è la più sicura per tutte le categorie di reati. Oggi Palermo è una città accogliente e sicura, alla faccia di chi dice che se accogli sei insicuro.
E la mafia? Non governa più la città?
I palermitani non vogliono più essere governati dalla mafia. Non sto dicendo che la mafia non esiste. Certamente c’è a Palermo come a New York, ad Amburgo, a Francoforte. Ma non governa più la città. E non è un dettaglio.
Palermo è una città multiculturale? Ci sono esempi di integrazione?
Da noi i nomi delle strade sono scritti in ebraico, in italiano, in arabo ed è normalissimo vedere vivere insieme persone che provengono da paesi diversi. Io partecipo a tutte le principali cerimonie religiose musulmane, sono sempre presente alla Festa del Perdono, alla Festa della Rottura del digiuno del Ramadan, così come tanti musulmani partecipano con entusiasmo alla messa di Santa Rosalia. Palermo forse è l’unica città al mondo in cui esiste una consulta delle culture. Ci sono 21 persone che hanno un passaporto diverso da quello italiano. Il primo presidente era un giovane palestinese che è stato per quattro anni clandestino, si è laureato in Medicina, ha vinto un concorso a Palermo e lavora in un ospedale palermitano. Quando ha vinto il concorso, ho fatto un comunicato stampa scrivendo: “Complimenti al dottor Adham Darawasha per aver rubato un posto di lavoro a un medico palermitano incompetente e raccomandato da un potere clientelare!”
Sindaci, anche con idee politiche diverse dalle sue, hanno espresso la loro solidarietà. Vuole organizzare un movimento dei sindaci in Europa?
Recentemente a Parigi ho presentato un testo in cui sostengo che la globalizzazione sta producendo una perdita di senso degli stati e sta dando un ruolo ai sindaci, che sono un punto di sintesi fra la visione e la gestione del quotidiano. Ad Amsterdam, con un centinaio di sindaci di tutto il mondo, abbiamo dato vita a un parlamento mondiale dei sindaci che poi si è riunito l’anno dopo all’Aia, quello successivo a Stavanger, in Norvegia, l’anno scorso a Bristol. L’anno prossimo verranno tutti a Palermo. Vorremmo scambiarci le buone pratiche. Il sindaco di Danzica [Pavel Adamowicz, accoltellato durante una manifestazione e morto il 14 gennaio 2019, n.d.r.] e il sindaco di Bristol hanno pubblicamente detto che, fra il governo del loro paese e le tesi di Orlando, stanno più con le tesi di Orlando. Anche se hanno aggiunto che sono talmente pazzo che non mi seguiranno fino in fondo. Ma si sta creando una sensibilizzazione sul tema dei diritti umani.