500 ANNI DI LEONARDO
Seit 500 Jahren prägt das Genie unsere Welt.
Ein großer Visionär experimentiert, zeichnet und erfindet. Seine Erkenntnisse sind bahnbrechend für die Naturwissenschaft und Technik, selbst nach Jahrhunderten versetzen uns seine Kunstwerke in Staunen!
Nell’immaginario collettivo, il genio ha la barba e i capelli lunghi e candidi, le sopracciglia folte e lo sguardo del visionario. In una parola, ha l’aspetto del vecchio Leonardo da Vinci (1452-1519).
GENIO PER NECESSITÀ
Nel Trattato della pittura, l’allievo di Leonardo Francesco Melzi (1491/93-1568/70) ha raccolto note e appunti del Maestro. Nel primo volume, al paragrafo 20 (secondo l’ordine del Codice Vaticano-Urbinate 1270) troviamo una sorta di elogio dell’occhio, lo strumento attraverso il quale “l’anima si rappresenta tutte le varie cose di natura” e, per averle viste, “sta contenta nelle umane carceri”. Nella sua semplicità, nella sua stupefacente chiarezza, il centro del pensiero di Leonardo è tutto qui: vedere è vivere e vivere è andare oltre il limite angusto, la prigione della propria carne e della propria umanità. Se non vede il mondo, l’anima è come morta. Le “tenebre” evocate nell’elogio sono quelle dell’ignoranza.
Pittore, scultore, architetto, scienziato, anatomista, inventore; Leonardo è ciascuna di queste cose e tutte insieme, un onnivoro di sapere. Per lui la conoscenza è fonte di vita, come il nutrimento o l’aria che si respira. Genio per necessità, dunque, non per scelta. Non a caso paragona la propria smania di sapere al mare che, battuto dai venti, non può fare a meno di volgere in tempesta, o al magma del vulcano che, sotto pressione, non riesce a evitare di fuoriuscire, generando una grande esplosione.
Leonardo non sa fare a meno di conoscere, di sapere tutto ciò che il suo spirito è capace di trattenere.
IL VALORE DELL’ESPERIENZA
La sete di sapere non basta, però, a definire Leonardo. Invisibile è per lui il confine tra sapere e saper fare, con un sostanziale ribaltamento della visione platonica della scienza. Il primato dell’esperienza sulla ragione è affermato senza mezzi termini: “La sapienza è figliola della sperienza”. Ed eccolo, infatti, mettere in pratica la sua conoscenza o sottoporre alla prova dei fatti ogni scoperta, ogni intuizione. L’esperienza è la madre di ogni certezza, ma è vero anche il contrario: “Quelli che si innamoran di pratica senza scienzia son come ’l nocchier ch’entra in navilio [naviglio] senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada”.
UN UOMO DI MONDO
Come racconta Giorgio Vasari (1511-1574) nel suo Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori (1550), Leonardo è dotato di un’intelligenza non comune e versato in ogni disciplina fin dalla più tenera età: lettere, musica, matematica, fisica e, naturalmente, il disegno, la scultura, l’architettura, la pittura, che scelse – dice sempre Vasari – per professione. Colpisce soprattutto un aspetto del genio toscano che raramente viene messo in rilievo. È dotato di straordinario fascino, carisma, forza di persuasione: “…mostrò la natura nelle azzioni [azioni] di Lionardo tanto ingegno, che ne’ suo’ [nei suoi] ragionamenti faceva con ragioni naturali tacere i dotti”. Leonardo da Vinci è quanto di più lontano dall’immagine del genio solitario perso nel labirinto della propria mente. È uomo di mondo, uomo di corte, bello, attento alla moda e spiritoso. Leonardo conversa volentieri e racconta anche barzellette: “Era tanto piacevole nella conversazione che tirava a sé gli animi delle genti”.
UN’ARTE CHE NON LASCIA NULLA AL CASO
Oltre che con le parole, Leonardo strega i suoi contemporanei con l’arte. Il primo ad accorgersi della sua maestria è Andrea del Verrocchio (1435-1488), presso il quale va a bottega intorno al 1469, dunque poco più di un bambino. Oggi non c’è al mondo nessuno che non conosca le opere di Leonardo, fosse anche la sola Gioconda (1503-1504 circa), che con il suo misterioso e intrigante sorriso affascina i milioni di visitatori che ogni anno affollano il Louvre per ammirarla. E che dire dell’affresco dipinto sulle pareti del refettorio del complesso ecclesiastico di Santa Maria delle Grazie a Milano: l’Ultima Cena (1495-1498)? Su quest’opera,
nota anche come Cenacolo, sono stati scritti fiumi di parole, compreso Il codice Da Vinci di Dan Brown, un libro che immagina nascosto nel dipinto chissà quale mistero. Ma quale mistero potrà mai nascondere tanta bellezza? “Uno, che beeva [beveva], lasciò la zaina nel suo sito e volse la testa inverso il proponitore. Un altro tesse [intesse] le dita nelle sue mani insieme e co’ [con]rigide ciglia si volta al compagnio; l’altro con le mani aperte, mostra le palme di quelle e alza le spalli [spalle] inverso li [gli] orecchi e fa la bocca della meraviglia…” Eccolo, il Cenacolo, negli appunti del genio. Così lo aveva in mente Leonardo, che prima di dipingere qualunque cosa su una tela o su una parete la raffigurava con precisione nella propria mente. Nulla è lasciato al caso, basta vedere le immagini tratte dai codici, dove si trovano studi dedicati a ogni tipo di oggetto. Leonardo non solo disegna, ma scrive, anzi descrive come ogni cosa può e deve essere dipinta.
UN’ENCICLOPEDIA DEL CORPO UMANO
Se questo vale per gli oggetti inanimati, a maggior ragione vale per gli animali, ma soprattutto per l’uomo. Gli studi anatomici di Leonardo impressionano ancora oggi per la loro profondità e precisione. Del resto si trattava di studi fondati sull’osservazione diretta. Leonardo seziona cadaveri umani, pratica ai confini della morale del tempo che lo espone all’accusa di eresia. Ma grazie alle protezioni di cui gode, può sempre lavorare indisturbato.
In centinaia di descrizioni e disegni, quasi tutti contenuti nei cosiddetti Fogli di Windsor, Leonardo racco glie una vera enciclopedia del corpo umano. Riserva attenzione non solo ai muscoli, ai nervi e alle ossa (è il primo a disegnare la colonna vertebrale completa) ma anche agli organi interni, di cui è descritta persino la fisiologia: dal fegato ai polmoni, dal cervello, “sede dell’anima”, al cuore, “un vaso fatto di denso muscolo, vivificato e nutrito dall’arteria e vena, come sono li altri muscoli…” In uno dei fogli è descritto l’apparato genitale femminile, con il disegno di un feto provvisto di cordone ombelicale all’interno dell’utero. Per l’epoca, sono immagini impressionanti, addirittura sconvolgenti.
LE MACCHINE DI LEONARDO
Leonardo ama così tanto gli animali che qualcuno arriva a sostenere che non mangi carne. Vegetariano ante litteram… Gli piacciono molto i cavalli e ha un debole per ogni tipo di creatura alata. Racconta Vasari che un giorno, passando “da i luoghi dove si vendevano uccelli”, non sopportando la vista dei poveri animali in
gabbia, li acquista tutti per poi liberarli. Leonardo è un attento osservatore degli uccelli, ne studia la struttura e il volo, non certo per una passione fine a se stessa, ma in vista della possibilità di costruire una macchina che consenta all’uomo di volare. È convinto infatti che anche l’uomo, se dotato di ali adeguate, possa librarsi nell’aria. “Farai l’anatomia dell’alie [ali] d’uno uccello, insieme colli [con i] muscoli del petto motori d’esse alie [di quelle ali]. El simile farai dell’omo, per mostrare la possibilità che è nell’omo a volersi sostenere infra [in, n.d.r.] l’aria con battimento d’alie”. Ecco il progetto della prima macchina volante! Affinché il sogno si realizzi dovranno passare ancora secoli, ma Leonardo ha il merito di avere installato nella mente umana l’idea che “si può fare”, che il volo umano non è un sogno, una favola o un mito, ma qualcosa di realizzabile e concreto. Senza Leonardo, non ci sarebbero stati probabilmente né i fratelli Montgolfier né, un paio di secoli dopo, i fratelli Wright. Ma quelle volanti non sono le sole macchine di Leonardo. Il suo genio visionario è proiettato nel futuro, convinto com’è che nessun dominio della natura sia precluso. Dotato del giusto supporto, è certo che l’uomo possa dominare la terra, il cielo, il mare, sopra e sotto l’acqua. Lo scafandro, il sommergibile, l’elicottero sono le prime cose a venirci in mente, quando pensiamo all’acqua e all’aria, ma non sono le sole. Ci sono nei codici macchine agricole modernissime, pompe idrauliche e poi, visto che quelli in cui vive non sono tempi “facili”, molti progetti di micidiali macchine da guerra: obici, catapulte e persino il prototipo di ciò che noi oggi chiamiamo carrarmato.
Leonardo insomma, non è solo un uomo eccezionale, ma ancora di più. Incarna lo spirito del suo tempo, di quello che chiamiamo Rinascimento. Giorgio Vasari scrive: “Il cielo ci manda talora alcuni che non rappresentano la umanità sola ma la divinità stessa, acciò da quella come da modello, imitandolo, possiamo accostarci con l’animo e con l’eccellenzia dell’intelletto alle parti somme del cielo”. A 500 anni dalla morte, il fuoco del mito di Leonardo da Vinci non si è ancora spento. Ancora oggi è l’incarnazione del genio universale, della capacità creatrice dell’umanità al suo punto più alto.