LINGUA VIVA
Itanglese – Lesestoff nicht nur für User.
“Non twittare uno spoiler, altrimenti ti taggo e posto uno screenshot di te che cyberbullizzi quella che ti ha friendzonato!” Di fronte a frasi del genere, un brivido corre lungo la schiena di ogni italiano. Sorge inevitabilmente un dubbio: quale sarà il futuro della nostra lingua? A intervalli regolari scatta l’allarme e le pagine dei giornali registrano le paure di chi teme gli effetti dell’eccessiva anglicizzazione della lingua. Si parla di itanglese, ma gli studiosi sostengono che possiamo stare tranquilli, perché in realtà nel nostro dizionario i vocaboli inglesi sono solo il 2%. È vero che deriva dall’inglese oltre la metà delle parole nuove entrate nell’italiano dal Duemila a oggi, ma si tratta soprattutto di termini che appartengono all’ambito informatico. Inoltre, anche in questo caso non ci limitiamo a prendere le parole in prestito, ma le rielaboriamo secondo le nostre strutture linguistiche: oltre ai già noti chattare, postare e linkare, di recente si sono diffusi screenshottare, spoilerare e photoshoppare.
L’Accademia della Crusca fa votare le parole nuove e dà agli italiani la possibilità di proporle attraverso un’apposita scheda. Le parole votate, che vengono evidenziate in caratteri più grandi, si trovano qui: www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/paro le-nuove. Le nuove entrate sono controllate e commentate quasi in tempo reale da un gruppo chiamato “Incipit”, che l’Accademia della Crusca ha istituito coinvolgendo i migliori linguisti. A proposito dei termini aziendali inglesi nell’università, per esempio, il gruppo si chiede se sia proprio necessario parlare di feedback, peer review, deadline, call for paper o abstract e propone di usare assistente domestico o familiare al posto di caregiver. Insomma, qualche eccesso c’è, ma grazie alla Rete se ne può discutere.
Ci comportiamo bene, onorando la nostra lingua, quando utilizziamo l’italiano per dare un nome alle novità del mondo e parliamo, per esempio, di comunità virtuale, libro digitale, negozio virtuale, firma digitale o pagamento elettronico. In fondo, i movimenti dei social si basano su un atto definito da un verbo come condividere e da un sostantivo come condivisione. E abbiamo ripescato dal linguaggio medico un aggettivo come virale, facendolo diventare di uso quotidiano in Rete.
La scrittura dei social ha creato un nuovo italiano, l’italiano digitale, come osserva Giuseppe Antonelli nel libro L’italiano nella società della comunicazione (il Mulino). Da italiano a e-taliano? Forse, ma come afferma Vera Gheno nel suo Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network – che è un vero viaggio-diario nella lingua dei social – “è sempre meglio digitare che non scrivere niente”. Allora ben venga il passaggio da “italiano dell’uso medio” a “italiano dell’uso immediato”.