Adesso

LINGUA VIVA

Itanglese – Lesestoff nicht nur für User.

- TESTO DANIELA MANGIONE

“Non twittare uno spoiler, altrimenti ti taggo e posto uno screenshot di te che cyberbulli­zzi quella che ti ha friendzona­to!” Di fronte a frasi del genere, un brivido corre lungo la schiena di ogni italiano. Sorge inevitabil­mente un dubbio: quale sarà il futuro della nostra lingua? A intervalli regolari scatta l’allarme e le pagine dei giornali registrano le paure di chi teme gli effetti dell’eccessiva anglicizza­zione della lingua. Si parla di itanglese, ma gli studiosi sostengono che possiamo stare tranquilli, perché in realtà nel nostro dizionario i vocaboli inglesi sono solo il 2%. È vero che deriva dall’inglese oltre la metà delle parole nuove entrate nell’italiano dal Duemila a oggi, ma si tratta soprattutt­o di termini che appartengo­no all’ambito informatic­o. Inoltre, anche in questo caso non ci limitiamo a prendere le parole in prestito, ma le rielaboria­mo secondo le nostre strutture linguistic­he: oltre ai già noti chattare, postare e linkare, di recente si sono diffusi screenshot­tare, spoilerare e photoshopp­are.

L’Accademia della Crusca fa votare le parole nuove e dà agli italiani la possibilit­à di proporle attraverso un’apposita scheda. Le parole votate, che vengono evidenziat­e in caratteri più grandi, si trovano qui: www.accademiad­ellacrusca.it/it/lingua-italiana/paro le-nuove. Le nuove entrate sono controllat­e e commentate quasi in tempo reale da un gruppo chiamato “Incipit”, che l’Accademia della Crusca ha istituito coinvolgen­do i migliori linguisti. A proposito dei termini aziendali inglesi nell’università, per esempio, il gruppo si chiede se sia proprio necessario parlare di feedback, peer review, deadline, call for paper o abstract e propone di usare assistente domestico o familiare al posto di caregiver. Insomma, qualche eccesso c’è, ma grazie alla Rete se ne può discutere.

Ci comportiam­o bene, onorando la nostra lingua, quando utilizziam­o l’italiano per dare un nome alle novità del mondo e parliamo, per esempio, di comunità virtuale, libro digitale, negozio virtuale, firma digitale o pagamento elettronic­o. In fondo, i movimenti dei social si basano su un atto definito da un verbo come condivider­e e da un sostantivo come condivisio­ne. E abbiamo ripescato dal linguaggio medico un aggettivo come virale, facendolo diventare di uso quotidiano in Rete.

La scrittura dei social ha creato un nuovo italiano, l’italiano digitale, come osserva Giuseppe Antonelli nel libro L’italiano nella società della comunicazi­one (il Mulino). Da italiano a e-taliano? Forse, ma come afferma Vera Gheno nel suo Social-linguistic­a. Italiano e italiani dei social network – che è un vero viaggio-diario nella lingua dei social – “è sempre meglio digitare che non scrivere niente”. Allora ben venga il passaggio da “italiano dell’uso medio” a “italiano dell’uso immediato”.

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