PICCOLA BELLA ITALIA
PESCOCOSTANZO
Das malerische Bergdorf in den Abruzzen und seine versteckten Schätze.
Inmitten der Abruzzen liegt Pescocostanzo. Ein kleiner Ort, der mit dem Wechsel der Jahreszeiten lebt, wo die Zeit still zu stehen scheint und wo
das Handwerk schon vor langem einen goldenen Boden bereitet hat.
APescocostanzo gli orari si dimenticano in fretta. Sarà per il silenzio a tratti quasi irreale o per l’armonia che caratterizza l’intero borgo, situato a quasi 1.400 metri sul livello del mare e abitato da poco più di 1.000 persone, ma in questo paesino circondato dalle montagne all’interno del Parco nazionale della Majella, il tempo sembra essersi fermato. Le case a schiera hanno ancora le caratteristiche entrate a scalini speculari e le strade, resistendo alla moda dell’asfalto a tutti i costi, sono lastricate con grosse pietre bianche e grigie. Durante le vacanze invernali ed estive, però, i visitatori aumentano, perché da qui è facile raggiungere gli impianti sciistici e i percorsi naturalistici del parco.
I primi documenti che citano Pescocostanzo risalgono alla seconda metà dell’XI secolo, ma il borgo come lo conosciamo oggi è molto più recente. Nel 1456, infatti, un forte terremoto devastò gran parte dell’Abruzzo, compresa questa zona, e per la ricostruzione furono chiamate numerose maestranze dal Nord Italia. Quelle impegnate a Pescocostanzo arrivavano dalla Lombardia e dopo la ricostruzione,
molti decisero di rimanere, importando un ricco patrimonio di tradizioni e saperi tramandati di generazione in generazione fino ai giorni nostri, come la lavorazione della filigrana d’oro, della pietra, del ferro battuto e soprattutto quella del merletto a tombolo.
La visita di Pescocostanzo non può che partire dalla basilica di Santa Maria del Colle, chiamata anche Collegiata, uno dei più begli esempi del Barocco abruzzese. Vi si accede tramite una scalinata che, in primavera e nei mesi estivi, diventa anche il principale luogo d’incontro per i giovani del paese. Da fuori la chiesa sembra piuttosto spoglia, ma all’interno è ricca di tesori: marmi policromi, altari
intarsiati e numerose tele. Notevole è anche il soffitto a cassettoni dorato e dipinto che copre la navata centrale, realizzato dall’architetto Carlo Sabatini nel 1680. Ai piedi della scalinata si trova una seconda chiesa, Santa Maria del Suffragio dei Morti, che ha una facciata a terminazione orizzontale, una tipologia molto diffusa in Abruzzo. Proprio fuori dal portone, una grossa pietra cilindrica attira l’attenzione dei passanti. Si tratta della Pietra del vituperio. In passato, chi non poteva restituire il denaro che gli era stato prestato era costretto a spogliarsi e a sedersi per tutto il giorno sulla pietra, esposto al pubblico ludibrio. Con questo gesto, però, estingueva i debiti accumulati. La presenza della pietra testimonia che già in tempi remoti il borgo era ricco: non a caso vi si trovavano una banca, un’università e un ospedale. La pastorizia e la lavorazione della lana rendevano molto, così come la lavorazione dell’oro. Contribuiva a creare ricchezza anche la Via degli Abruzzi, che nel Medioevo veniva usata per spostarsi fra Napoli e Firenze.
Lasciandosi alle spalle la Collegiata, si arriva nella bellissima Piazza del Municipio, dove l’effetto d’insieme è molto suggestivo. Al centro c’è la fontana e da un lato sorge il municipio, caratterizzato dalla Torre con l’orologio. Sull’architrave del portale è inciso il motto “Sui domina” (“Padrona di sé”), che risale al 1935 e ricorda il riscatto dalla soggezione feudale, reso possibile nel 1774 da un prestito in denaro di re Ferdinando IV di Borbone. Dall’altro lato si trova Palazzo Fanzago, costruito nel 1624 come monastero delle Clarisse di Santa Scolastica, divenuto oggi sede della Scuola e del Museo del