Famiglia
Mit wahrer ENGELSGEDULD harrten die Italiener während der rigorosen AUSGANGSSPERREN zuhause aus: für nicht wenige Familien purer PSYCHOSTRESS
rund um die Uhr, für andere ein neues INTENSIVES FAMILIENLEBEN.
estiamo distanti oggi, per abbracciarci più forte domani. abbiamo appena iniziato a scontare la pena”, diceva il professor Fabio Sbattella, docente di Psicologia delle emergenze all’Università Cattolica di Milano pochi giorni dopo la decisione del governo di chiudere gli italiani in casa. Il professore prevede un aumento dei divorzi dopo la fine della crisi e avverte: “Ci sono tante famiglie che vivono già situazioni di disagio, di dipendenze da alcol o droga, di maltrattamenti che questa condizione non può che aggravare ”.
Un dramma nel dramma è quello vissuto dalle donne vittime di violenza domestica, confinate in casa con un partner violento. “Chi subisce violenza domestica in questo periodo è vittima due volte: una del virus e della paura di ammalarsi, l’altra delle percosse o delle torture psicologiche che subisce dal proprio partner”, sottolinea Sarah Sclauzero, presidente dell’associazione Me.Dea, che ad Alessandria segue donne vittime di violenza. Spiega che le case rifugio sono sempre operanti, ma teme ugualmente un aumento dei casi di violenza contro le donne e anche di femminicidi. Per chi ha bisogno di aiuto, il governo ha messo a disposizione un numero verde, il 1522, ma chiamarlo, per molte donne chiuse in casa con i loro aguzzini, può essere davvero molto rischioso.
Poi ci sono le tantissime persone che soffrono di disturbi psichici, i depressi, gli schizofrenici. Isolati in casa, con percorsi di cura spesso interrotti,
al computer quella di fisica per il giorno dopo. È il caso di dirlo, quello in corso dall’11 marzo è un gigantesco esperimento sociale e psicologico che mette alla prova milioni di famiglie. “È dura per tutti, – dice Fausto al telefono, – ma a mio avviso ha anche aspetti positivi”. Racconta che passa molto più tempo con i suoi figli, il maschio di 9 e la femmina di 7 anni. E parla di tempo di qualità, di libri letti ai piccoli, di giochi fatti insieme: “Arrivano con il mazzo di carte e noi, mia moglie e io, dobbiamo giocare a per ore”, ride divertito.
Sara, invece, ha due figlie gemelle di 19 anni. “Non le vedevo praticamente più, nel quotidiano” racconta. “Passavano la mattina a scuola, nel pomeriggio si chiudevano nella loro stanza per fare i compiti. E dopo uscivano con i fidanzati, gli amici, tornando spesso in tarda serata. C’erano giorni in cui ci scambiavamo sì e no cinque parole”, riassume. Ora invece si fanno lunghi pranzi e cene, le ragazze raccontano per filo e per segno cosa hanno fatto durante le lezioni in remoto, parlano delle loro preoccupazioni per gli esami di maturità previsti per luglio. Si faranno? E quando? “Abbiamo un dialogo fitto come mai negli ultimi anni”, si rallegra Sara.
Anche noi, nel nostro palazzo – enorme e anonimo –, stiamo riscoprendo una nuova vicinanza. Dal balcone chiacchiero con persone finora sconosciute, ci sfoghiamo, scherziamo insieme. E abbiamo già deciso che, quando la crisi sarà finita, faremo una grande festa in cortile. E gli amici che non riesco a vedere? Ci parliamo in continuazione e a nostro modo ci sentiamo più vicini che mai, e più uniti. Nella speranza di restarlo anche quando potremo, finalmente, tornare fuori.