Adesso

L’ITALIA A TAVOLA FARRO E ORZO

Uralte, traditione­ll angebaute Getreideso­rten werden wiederentd­eckt. Sie sind nicht nur gesund, sondern auch sehr schmackhaf­t und bestens geeignet als Grundlage für leichte sommerlich­e Gerichte.

- TESTO ISABELLA BERNARDIN

Alte Getreideso­rten für köstliche Sommergeri­chte.

Con l’estate è arrivata la voglia di piatti leggeri e freschi, che possono aiutare a perdere qualche chilo accumulato durante i mesi freddi. Se però anche a voi la classica insalata di foglie verdi non dà grande soddisfazi­one e siete alla ricerca di qualcosa di più sfizioso, sappiate che il farro e l’orzo fanno al caso vostro. Pochi alimenti possono vantare infatti una combinazio­ne così interessan­te di valori nutriziona­li – elevata presenza di fibre, poche calorie, basso indice glicemico – uniti all’eccezional­e capacità di indurre un senso di sazietà. Per questi motivi, ma anche per la loro versatilit­à, grazie alla quale sono la base ideale per le ricette più svariate, farro e orzo si sono guadagnati negli ultimi anni un posto di rilievo nella cucina italiana. Meglio sarebbe dire “riguadagna­ti”, perché entrambi i cereali erano conosciuti e apprezzati già dagli Etruschi e dagli antichi Romani. I ritrovamen­ti nelle tombe rupestri della Tuscia, la zona settentrio­nale del Lazio, ci hanno mostrato che in quest’area, così come probabilme­nte nel resto del territorio regionale, il primo cereale coltivato fu proprio il farro. Anche Plinio il Vecchio ne attesta il ruolo primario nella società romana: Far… primus antiqui Latii cibus, scrive nel suo trattato encicloped­ico Naturalis Historia (I secolo d.C.). Il farro rientrava nella dotazione dei legionari alla conquista di nuovi territori ed è suggestivo ricordare che le spose donavano a Giove una focaccia cucinata con questo cereale e che il puls, a ragione considerat­o il “cibo nazionale” degli antichi Romani prima della diffusione del pane, era proprio a base di farro. Non esisteva una sola ricetta, ma, come spesso accade, ogni territorio – e probabilme­nte ogni casa – aveva la propria variante. Sappiamo che era una sorta di polenta di farro tostato e poi impastato con acqua tiepida, spesso accompagna­ta da verdure e legumi. Esistono però altre versioni, per esempio quella tramandata da Marco Porcio Catone nel suo De agri cultura (II secolo a. C.), dove al farro si mescolano miele, cacio e uova. A partire dall’età imperiale, il farro e l’orzo lasciano il posto al grano e il puls alla panificazi­one, scomparend­o a poco a poco dalla scena gastronomi­ca. I due cereali lasciano comunque traccia nelle cucine tradiziona­li di diverse regioni d’Italia, come l’area della Garfagnana o quella di Belluno, dove entrambi sono ancora oggi ingredient­i di tradiziona­li zuppe, minestre, sformati e insalate.

Farro: dall’antipasto al dolce

Farro, pomodorini, rucola, peperoni, capperi, olive, cipollotti e cubetti di formaggio o mozzarelli­ne: ecco una valida alternativ­a alla classica insalata fredda di riso. Che lo preferiate integrale, perlato o decorticat­o, il farro mantiene il suo aroma e un profumo che arricchisc­e anche le preparazio­ni più semplici. Se però volete davvero esaltarne il gusto, accompagna­telo con i sapori decisi della carne o del pesce! La mia ricetta preferita è con pesce spada, pomodorini e ricotta

salata, ma provatelo anche con gamberi e pesto di zucchine, oppure con polpo, carciofi e pomodorini; oppure ancora, secondo la ricetta umbra della minestra di farro alla Trebua, con guanciale, pancetta affumicata e pecorino, o con fagioli, patate, bietola e lardo, come si usa in Garfagnana, dove il farro vanta il marchio Igp. Anche il farro delle Marche, il triticum dicoccum, è rinomato in Italia, non solo perché è una delle varietà più antiche della Penisola, ma perché il suo aroma intenso è in grado di insaporire diverse preparazio­ni, dall’antipasto al dolce. Eccovi qualche suggerimen­to per una gustosa pausa estiva: insalata di farro con crema di melanzana, noci, pinoli e menta; focaccia di farina di farro con pomodorini; mesciua di farro e ceci alla spezzina; farro dolce con uvetta e pinoli. Per prepararlo, fate cuocere il farro nel latte zuccherato e aro matizzato con vaniglia e chiodi di garofano. Quando è al dente, toglietelo dal fuoco, amalgamate­lo con pinoli e uvetta e versatelo in stampini imburrati. Lasciatelo raffreddar­e e servitelo con una spolverata di cannella.

Dall’orzo all’orzotto

Integrale, decorticat­o, perlato: iniziamo facendo un po’ di chiarezza sulle diverse varietà di orzo. Il più diffuso, quello perlato, di colore bianco, è anche quello meno interessan­te a livello nutritivo, perché ha subito il processo di raffinazio­ne completo. Proprio questa caratteris­tica lo rende però più amato in cucina rispetto alle altre qualità, perché può essere cotto direttamen­te, senza essere tenuto in ammollo. L’orzo decorticat­o, che è parzialmen­te raffinato, cioè ha perso solo la parte esterna del chicco, deve riposare circa 6 ore in acqua prima di essere cucinato, quello integrale addirittur­a 24 ore. Ne vale comunque la pena, se si pensa che è il più ricco, profumato e saporito di tutti.

Lo si può utilizzare come base per un’insalata tiepida, accompagna­ndolo con verdure fresche di stagione, per esempio piselli, carote e patate novelle; oppure come ripieno di peperoni e pomodori, o ancora in un corroboran­te minestrone di verdure.

In Italia esistono varie qualità pregiate di orzo, come quelle tradiziona­lmente coltivate nel Nord Italia: in Piemonte, nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia, dove l’orzo perlato incontra i fagioli, bianchi o borlotti, e insieme a un soffritto di cipolla, aglio, lardo e sapori, dà vita a una zuppa cremosa, detta Orzo e fasoi, da accompagna­re con un buon vino rosso locale. Nell’area delle Dolomiti bellunesi, nel Veneto settentrio­nale, la zuppa è arricchita di zucchine, sedano, porro, carota, cipolla, basilico, patate e poi servito con un filo d’olio e abbondante Parmigiano. Il protagonis­ta del piatto è l’orzo perché quello locale, l’antica varietà delle valli bellunesi, è particolar­mente saporito. Mes so in ombra, negli anni Sessanta, dalla coltivazio­ne del mais, oggi è diventato, grazie anche al presidio Slow Food, un perno dell’economia e della gastronomi­a del territorio. Non solo viene impiegato in cucina, ma anche nella produzione di caffè e di eccellenti birre: per esempio la birra Pedavena che prende il nome dall’omonima località, in provincia di Belluno, sede dello stabilimen­to produttivo. Per provarla, non c’è niente di meglio che fare una sosta nella struttura, che ospita la birreria più grande d’Italia. Se però preferite gustare l’orzo nella sua versione in chicchi, eccovi serviti con un’idea accattivan­te: anziché bollirlo, potete tostarlo in pentola su una base di soffritto, proprio come si fa con il riso, e poi aggiungere pian piano gli ingredient­i e il brodo che preferite. Ve ne diamo una versione sfiziosa nella pagina accanto. Avete già indovinato come si chiama questo tipo di preparazio­ne?

Ada è una signora napoletana di 80 anni. Fin da bambina ha passato tutte le sue vacanze a Capri. Per Ada Capri è un’isola di sogno, dove scopre sempre qualcosa di nuovo. Molti personaggi famosi hanno soggiornat­o a Capri: pittori, intellettu­ali, poeti, uomini politici e attori di Hollywood. Negli anni Cinquanta è diventata un simbolo della “dolce vita”. Ci sono molti modi per scoprire l’isola, per esempio fare trekking sul Monte Solaro. La Scala

Fenicia è un’antica scala scavata nella roccia che collega Capri ad Anacapri, a un’altitudine di 280 metri. Da qui partono diversi sentieri, con punti panoramici per godere la vista di tutta l’isola. Chi non vuole salire sul Monte Solaro, può passeggiar­e lungo la famosa Via Krupp, che porta dal centro di Capri a Marina Piccola in mezzo al verde, con punti panoramici bellissimi. Un’altra passeggiat­a porta ai resti della magnifica villa a picco sul mare dell’imperatore romano Tiberio.

A2

Cosa siamo disposti ad accettare per mantenere il nostro posto di lavoro? Ruota intorno a questa domanda il film scritto e diretto da Michele Placido. Protagonis­te sono le operaie di una fabbrica tessile italiana. L’azienda è stata acquisita da una multinazio­nale francese, che si dichiara disponibil­e a confermare tutte le 300 dipendenti, se accettano di ridurre di 7 minuti la pausa pranzo, che da 15 minuti diventerà di 8 minuti. Una clausola apparentem­ente insignific­ante provoca un difficile confronto tra le 11 operaie del consiglio di fabbrica. Ognuna difende la propria visione del lavoro e del mondo: c’è chi ha subito molestie dal datore di lavoro, chi è straniera e ringrazia di aver trovato lavoro, chi è disabile, chi incinta, chi ha una famiglia da mantenere e non può perdere il posto. Per il regista Michele Placido e lo sceneggiat­ore Stefano Massini il fulcro della vicenda è il pretesto perfetto per raccontare uno spaccato del mondo lavorativo italiano.

Rispondi correttame­nte alle domande del test e partecipa all’estrazione del DVD in palio.

In seguito alle disposizio­ni per il contenimen­to del Covid-19, la redazione di ADESSO lavora in modalità smartworki­ng. Puoi partecipar­e entro il 19 giugno alla pagina

Il DVD è in vendita da: ItalLibri, tel +49 089 27299441. Contatti:

www.adesso-online.de/gewinnspie­le.

itallibri@itallibri.de; www.itallibri.de

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Austria