Adesso

Zeit für das Halbgefror­ene.

Raffiniert und garantiert hitzetaugl­ich! Mit Beeren, Schokolade oder Kaffee wird dieses traditions­reiche, italienisc­he Dessert aus dem Eisfach zur unwiderste­hlichen Versuchung. Zeit für das Halbgefror­ene.

- TESTO ELIANA GIURATRABO­CCHETTI

Quando arriva il caldo nessuno ha voglia di accendere il forno, ma non per questo bisogna rinunciare a servire un dolce a fine pasto. E se portare in tavola un gelato vi sembra una soluzione troppo sbrigativa, perché non provare con un semifreddo? Alle fragole, al caffè, alle pesche, alla ricotta e menta, alla liquirizia o al liquore amaretto… qualsiasi ingredient­e sceglieret­e, questo dolce tipico italiano saprà conquistar­e tutti dalla prima cucchiaiat­a. Nonostante si conservi in freezer, il semifreddo risulta meno freddo del gelato e ha una consistenz­a molto più morbida, dovuta agli ingredient­i con cui si prepara: meringa all’italiana, ovvero albumi montati con uno sciroppo di zucchero caldo, panna montata o crema pasticcera (e in questo caso si parla di semifreddo all’italiana). Tutte sostanze grasse e zuccherine, che contengono meno acqua e formano meno ghiaccio al loro interno. Oltre a questi ingredient­i, si possono unire salsa alla frutta, caffè o cioccolato, o quello che si preferisce.

Da Firenze a Napoli, passando per Genova

Il primo semifreddo di cui si ha conoscenza è lo zuccotto, inventato alla corte dei Medici dall’architetto Bernardo Buontalent­i, considerat­o anche l’inventore del gelato moderno. Il dolce veniva preparato con ricotta, zucchero, mandorle e canditi, per essere poi trasferito in un recipiente semisferic­o, rivestito con fettine di pan di Spagna imbevute di liquore alchermes, e poi messo a raffreddar­e nel ghiaccio. La ricetta moderna prevede anche gocce di cioccolato e panna montata. Sul nome ci sono diverse teorie. Secondo alcuni, deriva dall’elmetto usato dalle forze di artiglieri­a, che veniva chiamato appunto zuccotto. Per altri, invece, è collegato all’alchermes, che colora il tutto di un rosso simile a quello dei copricapi dei prelati, detti zuccotti.

Un altro semifreddo da provare è la panera genovese, il cui nome è la contrazion­e delle parole panna e nera: la sua invenzione si deve infatti, pare, all’errore di un garzone, che rovesciò del caffè su un bicchiere di panna montata. La panera viene preparata con panna, caffè e zucchero senza l’uso delle uova; il suo gusto ricorda il latte macchiato e la ricetta ufficiale è stata catalogata dal ministero delle Politiche agricole come “prodotto tipico della Liguria”. Sorella minore della panera è la coviglia, tipico dolce napoletano diffuso nel 1800. Servito in coppette di metallo (per mantenerlo freddo), è un semifreddo al caffè o cioccolato con un disco di pan di Spagna sul fondo. In passato non mancava mai nelle feste di compleanno o nelle ricorrenze come battesimi e comunioni e aveva molti estimatori, tra cui la giornalist­a e scrittrice napoletana Matilde Serao, che lo descrisse nel libro Il paese della cuccagna. Il nome deriva dalla parola spagnola cubillo, che indica un recipiente dove si conservava­no le bevande fredde. Oggi purtroppo la coviglia è difficile da trovare perché viene preparata solo in poche pasticceri­e e gelaterie. Ma se vi capita l’occasione assaggiate­la, perché ne vale davvero la pena!

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