Eine teuflisch schöne Ecke am Golf der Engel.
In Cagliari ist was los! Tag und Nacht ist der kilometerlange Strand Poetto der Hotspot des Stadtlebens. Wer’s ruhiger mag, fährt auf der SP 17 nach Villasimius und genießt ein imposantes Panorama und die traumhaften Sandstrände im Südosten Sardiniens.
L’azzurro del mare con le sue infinite sfumature, il verde della macchia mediterranea, il bianco della sottilissima spiaggia. Non c’è dubbio: percorrere la SP 17 da Cagliari a Villasimius, lungo uno dei tratti costieri più belli dell’isola, è un autentico piacere per gli occhi. Il punto di partenza è la zona di Quartu Sant’Elena, dove le scogliere ricoperte di eucalipti e pini della baia di Cala Regina scendono a picco sul mare e, nelle insenature di Mari Pintau, le acque trasparenti lasciano intravedere saraghi e castagnole. Alle belle spiagge di Villasimius, il punto di arrivo, si giunge dopo aver superato il suggestivo promontorio di Capo Boi, porta di accesso all’area marina protetta di Capo Carbonara. Prima di mettervi in auto, però, seguitemi a Cagliari, perché il nostro viaggio alla scoperta della Sardegna sud-orientale non può che cominciare da qui.
Lo zampino del diavolo
La leggenda narra di un’epica battaglia nei cieli di Cagliari per la conquista della meravigliosa costa. A contendersela sono gli angeli, capitanati dall’arcangelo Michele, e i diavoli, guidati da Lucifero. Alla fine gli angeli hanno la meglio e Lucifero, disarcionato, perde addirittura la sella, che cade sulla terra e diventa pietra. Ecco spiegato il nome della Sella del Diavolo, il promontorio che con la sua forma particolare caratterizza la celebre spiaggia del Poetto, a Cagliari. Che ci sia davvero lo zampino del diavolo o meno, avere paura di immergersi nel mare limpido e cristallino di questo luogo davvero paradisiaco è praticamente impossibile. Ricordo che da bambini, ogni volta che ci tuffavamo per esplorare il fondale, facevamo una scoperta nuova: trovavamo conchiglie meravigliose e multiformi, veloci paguri e tante stelle marine. Oggi è molto raro vedere le stelle marine, ma il fascino del Golfo degli Angeli è rimasto lo stesso. La spiaggia del Poetto, a cui i cagliaritani sono molto affezionati, è lunga ben 8 chilometri, dal porto turistico di Marina Piccola fino alla cittadina di Quartu Sant’Elena. È una spiaggia prevalentemente libera, ma attrezzata, in cui si trovano diversi chioschetti. Gli stabilimenti balneari sono solo due: il D’Aquila alla seconda fermata e il Lido alla terza. Cosa sono “le fermate”? Il punto di riferimento dei cagliaritani, quando vanno al mare. La strada del lungomare del Poetto è infatti pedonale, quindi gli unici automezzi autorizzati sono gli autobus, che sostano alle diverse fermate. La prima si trova in corrispondenza di Marina Piccola, ai piedi della Sella del Diavolo. Si scende qui per fare meravigliose passeggiate sul molo o per frequentare una delle scuole di windsurf. La spiaggia del Poetto è meno ventilata rispetto ad altre spiagge della Sardegna proprio grazie alla Sella del Diavolo, che la protegge dalle correnti più forti. Anche se il suo mare cristallino, vicino alla riva, è quasi sempre tranquillo, se si va al largo il vento è ottimo per praticare windsurf. A partire dalla quarta fermata la spiaggia è libera, ma non mancano neanche qui i chioschetti, che di giorno rappresentano importanti punti di ristoro dove giocare all’immancabile biliardino; di notte diventano il cuore della movida cagliaritana, dove fare ottimi aperitivi al tramonto o godersi concerti dal vivo. Questi luoghi sono i primi ricordi che ho di Cagliari, città dove per più di 20 anni ho trascorso tutte le estati della mia vita.
La rinascita della città
Nell’ultimo ventennio, Cagliari ha conosciuto una vera e propria rinascita. Ha scoperto di essere meravigliosa e ha investito tutte le sue energie nel valorizzare ogni angolo nascosto. Un esempio tra tutti è il Bastione di Saint Rémy, considerato un tempo un luogo malfamato. Oggi, dopo un accurato restauro, la monumentale porta d’ingresso al centro storico, con l’immensa terrazza da cui si gode una vista impareggiabile sull’intera città, è uno dei punti di riferimento per il tempo libero di cagliaritani e turisti. Il bastione è anche uno degli accessi al quartiere Casteddu. Posto alle pendici di un colle ben difeso da mura, torri e bastioni, ha origine medievale ed è caratterizzato da suggestive stradine e vicoli, oltre che da diversi edifici religiosi, come la chiesa di Santa Lucia, risalente al XVI secolo, in stile gotico-aragonese, o la cattedrale di Santa Maria Assunta e di Santa Cecilia. Tra i vicoli medievali si trova anche la Cittadella dei Musei, dove hanno sede la Pinacoteca e il Museo Archeologico, un polo molto importante, che custodisce numerosi reperti archeologici provenienti dai siti di tutta la Sardegna, tra cui i cosiddetti Giganti di Mont’e Prama, gli unici esemplari di statue in pietra del periodo nuragico (900700 a.C.) arrivate fino a noi.
Il centro di Cagliari non si limita però solo a Casteddu. Da Piazza della Costituzione si dipartono le vie principali dello shopping, Via Giuseppe Garibaldi e Via Giuseppe Manno. Scendendo da Piazza Yenne lungo lo spazioso Largo Carlo Felice si arriva al porto principale di Cagliari, che, a differenza di tanti altri porti, un po’ caotici e poco attraenti, è signorile e si affaccia su una delle più belle strade della città, Via Roma. Ecco, questa era la prima immagine che mi regalava Cagliari, quando ci venivo in nave da bambina: gli eclettici edifici porticati in stile rinascimentale, classico o liberty di Via Roma, lo storico grande magazzino La Rinascente, i bar, le palme, la vita che scorreva vivace. Poi si cresce e i luoghi dell’infanzia iniziano a stare un po’ stretti e a non bastare più.
Sulla SP 17
Avevo 20 anni, quando ho iniziato a esplorare la costa orientale. Una volta percorso il lungomare fino in fondo – lasciandosi alle spalle la Sella del Diavolo, con le saline e lo stagno di Montelargius popolati da fenicotteri rosa – e raggiunto Margine Rosso, vale a dire la punta orientale della spiaggia del Poetto, la strada si congiunge con la Provinciale 17, una panoramica che corre nella macchia mediterranea, tra cespugli di ginepro, lentisco, mirto ed eucalipto. Le curve si susseguono, aprendo scorci su calette, spiagge e punti panoramici mozzafiato. Una delle prime soste obbligate è quella sulla spiaggia di Mari Pintau, che in sardo significa “mare dipinto”. Mai nome fu più azzeccato: dalla riva i ciottoli granitici si diradano a poco a poco fino a fondersi con la finissima sabbia bianca, in un incontro che regala ai riflessi del fondale un colore inimitabile. Proseguendo, si incontrano prima la spiaggia di Kal’e Moru, caratterizzata dai granelli dorati e dal mare ricco di sfumature turchesi, poi il piccolo ma vivace paesino di Torre delle Stelle, con due spiagge molto apprezzate dagli appassionati di snorkeling e pesca subacquea, Cann’e Sisa e Genn’e Mari. Tutte queste meravigliose spiagge hanno in comune i fondali di sabbia grossa, che le correnti marine fanno fatica a sollevare. Ecco perché l’acqua rimane sempre cristallina e la luce solare crea mille sfumature color smeraldo, azzurro, turchese, regalando all’intera costa un fascino unico. Lungo l’intero percorso si intravedono antiche
torri di avvistamento, che in passato avevano la funzione di prevenire le incursioni piratesche dei Saraceni. Una delle più celebri è la Torrezilla, la torre spagnola del promontorio di Capo Boi, uno dei punti panoramici più belli della zona. Da qui lo sguardo arriva fino all’isola disabitata dei Cavoli, a Capo Carbonara e all’omonima area marina protetta, con calette meravigliose, alcune raggiungibili solo via mare.
Verso Villasimius
A partire da Capo Boi, le curve si fanno più impervie, ma vale sicuramente la pena di proseguire. Una volta superata la meravigliosa spiaggia di Porto Sa Ruxi, si raggiunge una delle località più amate dai cagliaritani per le vacanze, Villasimius. Prima di vedere “Villa” (così la chiamano i cagliaritani) con i miei occhi, devo ammettere che consideravo esagerato chi ne esaltava l’impareggiabile bellezza. Quando l’ho visitata per la prima volta mi sono resa conto che renderle giustizia con le parole è molto difficile. “Villa” è una di quelle meraviglie della Sardegna di cui non ci si stanca mai, soprattutto grazie alle sue spiagge: tante, bellissime e ciascuna unica nel suo genere. La spiaggia di Campus e quella di Campulongu, con le dune di sabbia finissima, la spiaggia di Cuccureddus, che prende il nome da un insediamento archeologico fenicio-romano dell’entroterra ed è raggiungibile solo via mare; la particolare spiaggia del Riso, con i granelli di sabbia a forma di chicchi di riso; la piccola Cala Caterina. La mia preferita in assoluto è la spiaggia di Porto Giunco, sul lato orientale di Capo Carbonara. È detta “la spiaggia tra i due mari” perché un lembo di sabbia fina separa il mare limpidissimo dallo stagno di Notteri, popolato da fenicotteri rosa. Molti preferiscono l’altrettanto suggestiva, ma più selvaggia, spiaggia di Punta Molentis, che si trova isolata più a est e si raggiunge da Villasimius percorrendo un’altra meravigliosa strada panoramica, la SP18, che corre lungo il primo tratto della costa orientale dell’isola. È il caso di spingersi ancora più in là, fino alla lunga spiaggia di Costa Rei: ben 10 chilometri di sabbia bianca finissima che arrivano a toccare Capo Ferrato. E se non bastasse, nei dintorni sono tanti gli arenili altrettanto affascinanti, come la candida spiaggia di Cala Sinzias, protetta da due promontori, o Cala Pira, sorvegliata da una torre aragonese. Da ragazza, il mio viaggio in genere si concludeva qui, anche se poi, in Sardegna, ho visitato tanto altro, senza finire mai di scoprire qualcosa di nuovo.