Adesso

GREEN PASS

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Il green pass, o certificaz­ione verde, è il nome scelto dal governo italiano per identifica­re il “certificat­o Covid digitale europeo”. Per ottenerlo, i cittadini europei hanno tre possibilit­à: dimostrare di essere vaccinati contro il Covid-19, di essere guariti dal virus nei sei mesi precedenti, oppure di aver effettuato un tampone molecolare o antigenico nelle 48 ore precedenti, con esito negativo. A differenza di altri paesi europei, in Italia, a partire dal 6 agosto, il green pass è obbligator­io per tutti i cittadini di età superiore ai 12 anni che vogliono accedere a bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, palestre, piscine e altri luoghi pubblici al chiuso. L’obbligo del green pass ha suscitato grandi polemiche sia nella classe politica che tra gli italiani. Tra i politici contrari al certificat­o vaccinale c’è Matteo Salvini, il leader della Lega, che considera l’azione del governo un obbligo a vaccinarsi non dichiarato, anche perché in Italia i test, a differenza per esempio della Germania, sono a carico dei cittadini. Molti italiani, da Torino a Roma, sono scesi in piazza per protestare contro la decisione del governo. Da ultima, ma solo sul piano linguistic­o, si è aggiunta la critica dell’Accademia della Crusca, l’istituzion­e fiorentina impegnata da secoli nella salvaguard­ia della lingua italiana. Il suo presidente, il professor Claudio Marazzini, ritiene l’uso dell’inglese “infelice, equivoco e polisemico” e propone di sostituire il termine con certificat­o Covid o certificat­o vaccinale, in modo da rendere chiaro a tutti di cosa si parla. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha spiegato che il green pass “è la condizione per non tornare a chiudere tutto come nei mesi passati”, “una misura che dà serenità e con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di non trovarsi in mezzo a persone contagiose”.

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