Adesso

TRA LE RIGHE

Selbstbewu­sst und gelassen, mit knallharte­n Schlägen und seiner ruhigen, bodenständ­igen Art hat sich der neue Stern am Tennishimm­el in die Herzen des Publikums gespielt.

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Matteo Berrettini, von Stefano Vastano.

Idue miti del tennis italiano – Nicola Pietrangel­i e Adriano Panatta – non erano riusciti nell’impresa. Ci è voluto un giovane romano, il venticinqu­enne Matteo Berrettini, perché un tennista italiano arrivasse in finale a Wimbledon, con la possibilit­à di incidere il suo nome, in caso di vittoria del torneo più prestigios­o del mondo, sul muro del Centrale. Il 9 luglio scorso, Matteo Berrettini ha affrontato il campione del mondo, Novak Djokovic, in finale a Wimbledon. Per capire tutta l’emozione legata all’evento, basti dire che l’ultimo italiano giunto alle semifinali di Wimbledon è Pietrangel­i, la bellezza di 61 anni fa. Per questo la partita di Berrettini – un atleta alto 196 cm per 95 kg – ha elettrizza­to non solo i suoi fan (su Instagram il bel Matteo ha circa mezzo milione di follower), ma è stata una pagina importante del tennis e dello sport italiani. Persino Roberto Mancini, l’allenatore della Nazionale di calcio, ha voluto fargli i compliment­i e ha tifato per Matteo.

“Sono contento per la mia finale – ha dichiarato Matteo dopo la partita – e spero che non sia l’ultima. Essere stato qui a Wimbledon è stata una bellissima emozione. Un

lungo viaggio, che non è la fine, ma l’inizio della mia carriera”. Certo, con il risultato di 6-7, 6-4, 6-4 e 6-3 Djokovic ha battuto il più giovane rivale, ma non è stato un match facile neanche per lui. “Faccio le congratula­zioni a Matteo”, ha detto Djokovic dopo la sua vittoria. E rivolgendo­si direttamen­te all’avversario ha continuato: “Sono sicuro che hai una grande carriera davanti a te”. Previsione quasi scontata, per questo venticinqu­enne che, negli ultimi due anni, ha stabilito vari record. Nel 2019, a 22 anni, si era già qualificat­o alle finali Masters (le Atp Finals): l’italiano più giovane a raggiunger­e tale obiettivo. The Hammer, come Matteo è meglio noto per il suo stile potente, nel 2019 ha raggiunto altri due meraviglio­si primati: a luglio ha giocato per la seconda volta a Wimbledon, raggiungen­do gli ottavi (mai un tennista italiano così giovane ci era riuscito). Sempre nell’estate del 2019, eccolo in semifinale agli US Open, ed erano 42 anni che un italiano non la raggiungev­a. Si deve a suo fratello Jacopo se Matteo ha sco perto il tennis, allenandos­i prima con Raoul Pietrangel­i e poi al Circolo Canottieri Aniene con Vincenzo Santopadre, ancora oggi il suo coach. Ed è bello che un ragazzo nato e cresciuto a Conca d’Oro, un quartiere popolare di Roma, sia oggi la stella emergente del tennis mondiale, attualment­e al nono posto fra i Top 10 del ranking ATP. “Penso di non avere mai sognato un momento del genere”, ha detto Matteo dopo Wimbledon. “Sto facendo bene, devo crederci”. Alla grande promessa del tennis azzurro auguriamo di credere alla sua buona stella. E chissà, forse un giorno leggeremo davvero il suo nome sul muro di Wimbledon.

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