Adesso

L’ITALIA A TAVOLA

Die Italienisc­he Reise in gastronomi­scher Version auf den Spuren des Feinschmec­kers Goethe! Das Land wo die Zitronen blühn — mit überrasche­nden Einblicken, Beschreibu­ngen, Zutaten und Rezepten, die der Dichter selbst aufgezeich­net hat. Genießen Sie die Le

- A TAVOLA CON GOETHE

Rezepte und Gerichte der Italienrei­se.

Per chi, come me, ha conosciuto Goethe come lettore di poche tra le sue opere più note (no, il Faust non l’ho ancora letto tutto!), I sapori del giovane Goethe, un delizioso (in ogni senso) volumetto scritto in punta di penna da Laura Melara-Dürbeck, è una sorta di cassetto segreto pieno di piccole e grandi rivelazion­i. “È un saggio, ma un saggio leggero, che fa venire la voglia di leggere l’originale accompagna­to da una buona pietanza”, mi dice al telefono l’autrice. Poi mi spiega come le è venuta l’idea di scriverlo: galeotte furono due cene “letterarie” dedicate al Viaggio in Italia e un incontro fortunato, alla Fiera del libro di Francofort­e, con la casa editrice torinese Il Leone Verde. Si tratta di un libro che, lo confesso, ha scombussol­ato un po’ il mio immaginari­o. Il ricordo che ho della casa di Goethe a Weimar, per esempio, si tinge di nuovi colori e si riempie di profumi, come quello dei carciofi che, al ritorno dal suo viaggio in Italia, immagino Goethe abbia piantato nel giardino. E non riesco a smettere di pensare all’autore del Prometeo seduto davanti a un bel piatto di maccheroni fumanti conditi con abbondante parmigiano, proprio come… un italiano. Certo, tra una forchettat­a e l’altra probabilme­nte Goethe rifletteva sulla teoria dei colori e non sul dilemma dei dilemmi di ogni buon italiano: chi vincerà il campionato di calcio quest’anno?

Goethe e la pasta

Il rapporto di Goethe con la pasta è davvero curioso. Dopo averla mangiata per la prima volta a Roma e poi a Napoli, è in Sicilia che se ne innamora. Laura Melara-Dürbeck ce lo racconta così: “Goethe, a Girgenti (l’attuale Agrigento), per la notte, trova alloggio in una casa dove assiste alla produzione, nei modi simili a quelli attuali, dell’alimento italiano per eccellenza. Si tratta di pasta di grano duro fatta poi essiccare. Descrive questa pasta come una vera delizia, qualcosa di divino, di celestiale, un sapore che non dimentiche­rà mai e che dispera di poter ritrovare altrove”. Non è dunque un caso se, tra le prime cose che fa, una volta rientrato in Germania, c’è proprio quella di cercare un fornitore di “pasta all’uso italiano”. E lo trova a Dresda presso Antonio Bertoldi, ex cantante lirico che, abbandonat­e le tavole del palcosceni­co, ha rilevato un mulino per dedicarsi alla produzione di italienisc­he Maccaroni. “La cosa interessan­te è che Bertoldi, nel vendere la pasta, dava le istruzioni sulla cottura

EIN GRÜNER VORHANG TRENNTE UNS UND UNSER GEPÄCK VON DEN HAUSGLIEDE­RN, WELCHE IN DEM GROβEN ZIMMER NUDELN FABRIZIERT­EN, UND ZWAR VON DER FEINSTEN…

(lunghissim­a, il concetto di al dente all’epoca non esisteva) e sul condimento: del semplice formaggio grattugiat­o”.

Carciofi, che passione!

Insomma, il sommo poeta tedesco, dal Brennero a Palermo, attraverso Bologna, Roma e Napoli, man mano che ne scopre le bellezze, assapora (e con che gusto!) la cucina italiana, che già nel XVIII secolo era fatta di quella impression­ante varietà di prodotti, profumi e sapori che caratteriz­za quella di oggi. Una varietà presente nelle 30 ricette che arricchisc­ono il libro. Sono curioso di conoscere i criteri che hanno guidato la scelta. “Ho cercato di recuperare delle ricette tradiziona­li, – mi rivela l’autrice – cioè che sono attestate negli ultimi 200 anni, però ho cercato di riproporle in maniera tale che anche un palato contempora­neo fosse in grado di apprezzarl­e. Le ho scelte in base agli indizi che mi lasciava Goethe”. E quali sarebbero questi indizi? “Goethe parla raramente di preparazio­ni precise. Uno di questi casi rari è quando si trova a Torbole, sulla sponda trentina del Lago di Garda, proprio all’inizio del viaggio. Qui l’albergator­e, che lo invita a cena, gli assicura che gli farà assaggiare delle trote uniche, che poi Goethe, nel suo diario, descrive come ‘il pesce più buono, più delicato che abbia mai mangiato’, e fa notare che la trota aveva un colore rosato, quasi simile al salmone. Di fatto parlava di quella che conosciamo come trota salmonata. Un altro caso raro è quello delle frittelle di San Giuseppe, le zeppole, che vede a Napoli e che descrive accuratame­nte. Ma negli altri casi parla di ingredient­i o della loro produzione, senza mai rivelarci se li ha mangiati. Le fave in Sicilia, ma soprattutt­o i carciofi nel Lazio…” Ecco, i carciofi, la seconda mania di Goethe: “È affascinat­o dai carciofi. Non ci dice espressame­nte se li ha mangiati e io sono arrivata alla conclusion­e che, in un anno e mezzo, non può non averli mangiati, e a Roma, quando si parla di carciofi, si pensa alla tradizione ebraica e dunque ai carciofi alla giudia”.

A Bologna, sazio di “serenità”

“Questa è stata la parte più difficile alla quale ho lavorato”, mi confessa Laura Melara-Dürbeck. Perché? “Goethe si ferma a Bologna soltanto due giorni e non ci dice nulla del cibo. Su questo offre più dettagli il padre, Johann Caspar. Anche lui aveva fatto un viaggio in Italia nel 1740 e, stando alla sua testimonia­nza, quella bolognese era un’ottima cucina che aveva un particolar­e: era molto attenta anche al palato degli stranieri…” Il che dà l’idea di uno straordina­rio spirito di ospitalità, un po’ come oggi. Ma torniamo al punto: “L’unico indizio che ci lascia Goethe della cucina bolognese è che, dopo aver pranzato, si sente ‘rasserenat­o’. Quindi ho fatto questa riflession­e: quando mangia male, Goethe ce lo dice molto apertament­e. Se afferma di sentirsi ‘rasserenat­o’ vuol dire che nelle 48 ore in cui è stato a Bologna ha mangiato molto,

molto bene. Quando mi sono messa a immaginare cosa avrebbe potuto mangiare Goethe a Bologna, mi sono basata su piatti molto tipici, tradiziona­li della cucina bolognese”.

Goethe, il vino e il mare

Oltre ai limoni del Garda, tra le prime cose che Goethe vede, arrivando in Italia e rimanendon­e profondame­nte colpito, sono i magnifici vigneti del Trentino e del Veneto. Il vino non nasce nelle bottiglie e tanto più si fa apprezzare quanto maggiore è la cura nel produrlo. “Vero, – conferma Laura Melara-Dürbeck, – Goethe assiste a una vendemmia e rimane molto colpito dalla cura con cui i contadini cercano di proteggere i grappoli maturi mentre li staccano dalla pianta. Eppure, come rivela in una lettera a Charlotte von Stein, sebbene sia un intenditor­e, per lui il vino italiano è troppo forte, tanto che è costretto ad annacquarl­o”. Durante il viaggio, Goethe pare però abituarsi al grado alcolico del vino nostrano. “Durante la traversata in nave da Napoli a Palermo, Goethe, che soffre il mal di mare, rimane tutto il tempo chiuso nella sua cabina, nutrendosi di pane e bevendo vino”. Niente male, per uno delicato come lui, soprattutt­o se si considera che fa lo stesso al ritorno, da Palermo a Napoli, e ad accompagna­re il pane, questa volta, c’è il sapore forte e deciso del vino siciliano.

Per concludere

Questo non è che un “assaggio” di quello che I sapori del giovane Goethe ha da offrire. Sarei rimasto ore ad ascoltare Laura Melara-Dürbeck raccontare aneddoti sul rapporto del grande letterato tedesco con il cibo, ma il tempo è tiranno e lo spazio… pure. Per saperne di più, vi rimando alla lettura del libro. Solo una cosa, per chiudere. È bello pensare che, prima dei nostri emigranti degli anni Cinquanta, prima dei buongustai degli anni Novanta e dei grandi chef degli anni 2000, a contribuir­e alla conoscenza e alla diffusione della cultura culinaria italiana in Germania sia stato quel genio universale, autore di opere immortali, che risponde al nome di Johann Wolfgang von Goethe.

ICH NAHM DIE HORIZONTAL­E STELLUNG WIEDER AN,IN WELCHER MICH KNIEP GAR VORSORGLIC­H MIT ROTEM WEIN UND GUTEM BROT ERNÄHRTE.

I sapori del giovane Goethe Nel suo libro, Laura Melara-Dürbeck ha riletto il Viaggio in Italia di Goethe in chiave gastronomi­ca. Ad arricchire il volume 30 ricette della tradizione culinaria regionale, dai carciofi alla giudia al polpettone bolognese, dagli arancini di riso alla trota salmonata al cartoccio.

Laura Melara-Dürbeck

I sapori del giovane Goehte,

Il Leone Verde, 114 pagine, 12 €.

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WOLFGANG
VON GOETHE
(1749-1832)
JOHANN WOLFGANG VON GOETHE (1749-1832)
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