Adesso

LA PAROLA DEL MESE

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Asterisco o schwa? In nome dell’inclusione sono stati inventati diversi strumenti. Lo scopo è nobile, ma il risultato a volte discutibil­e. Prendiamo l’asterisco. In italiano viene usato spesso per segnalare in un testo che a piè di pagina si trovano indicazion­i aggiuntive. Da qualche tempo, però, ha assunto una nuova funzione. Nei documenti si trova alla fine della parola per indicare che la desinenza è a scelta: signor*, nat* il… Fino a qui tutto bene. Tuttavia in certi annunci ufficiali gli asterischi sono tanti e non si capisce più niente. A volte si esagera… Celebre l’annuncio della regione Lombardia, che usava l’asterisco in fondo alla parola artist*, che in realtà ha una sola terminazio­ne, la -a per il maschile e il femminile. Anche lo schwa [vedi ADESSO 7/2021] ha creato problemi, perché non è un suono che fa parte della lingua italiana. Che fare? In questo momento, in Italia, c’è un dibattito in corso. Gli studiosi si dividono in due gruppi. Per i puristi della lingua italiana il neutro esiste già: è il maschile generico, dunque non è necessario cercare alternativ­e. Chi vuole risolvere il problema del sessismo nella lingua e considera l’esistenza dei generi maschili e femminile un limite all’espression­e del sé cerca alternativ­e. Come andrà a finire? Non lo sappiamo. Per il momento non resta che salutarvi: buona lettura a tutt* voi, appassiona­t* lettori/ lettrici e abbonat* di ADESSO.

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