PERCHÉ UN LIBRO PUÒ CHIAMARSI TASCABILE?
Risponde Anna Bordoni, collaboratrice dell’Enciclopedia Italiana.
I tascabili sono libri piccoli, letteralmente “che si possono tenere in tasca”. Spesso costano meno degli altri, perché fanno parte di collane economiche, ma esistono anche tascabili di pregio. Già nel Medioevo esistevano libri “piccoli”, ma erano costosi perché scritti dagli amanuensi. Il primo libro tascabile nasce a Venezia, all’inizio del Cinquecento. L’editore Aldo Manuzio, infatti, realizza libri di formato ridotto, curati nel contenuto e nella veste grafica. Ha bisogno di un carattere tipografico adatto, quindi inventa il corsivo e lo usa per la prima volta nell’edizione tascabile delle
Bucoliche di Virgilio. Presto i libri piccoli e meno costosi si diffondono in Germania, in Francia e nel Regno Unito. Le tappe più importanti nella storia del tascabile sono però quelle del Novecento. In Italia, uno dei primi editori a riprendere questa tradizione è Rizzoli, che nel 1949 lancia la collana BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) per i grandi classici. Il termine tascabile è usato spesso anche per indicare in generale cose di dimensioni più piccole del normale: una corazzata tascabile, un incrociatore tascabile, un sommergibile tascabile, per esempio, hanno dimensioni ridotte, ma caratteristiche simili ai mezzi di dimensioni maggiori. Scherzosamente si definisce Venere tascabile una donna molto bella, ma di piccola statura.