Adesso

“Quando viene trafugato un reperto archeologi­co non si ruba solo un bene, ma anche tutte le informazio­ni che l’oggetto ci regala”

- GENERALE ROBERTO RICCARDI (55)

MI PIACE

le commedie di Billy Wilder il musical i dipinti di fine Ottocento

NON MI PIACE

l’invidia [Neid] l’ambizione

smodata [übertriebe­ner Ehrgeiz]

lo zenzero [Ingwer]

fianco dei Troiani, e fornisce molte informazio­ni agli studiosi: indica che c’erano dei commerci fra la Grecia e le aree etrusche, racconta che la tomba in cui è stato trovato era di un notabile poiché l’oggetto era prezioso. Ecco, quando viene trafugato un reperto archeologi­co non solo si ruba un bene, ma anche tutte le informazio­ni che l’oggetto ci regala.

Come controllat­e le attività dei tombaroli, i celebri ladri che operano nelle aree archeologi­che italiane, e con quali strumenti lavorate?

Usiamo il satellite, sorvoliamo le aree con l’elicottero, abbiamo i droni. Con un’operazione condotta in Calabria alla fine del 2019, denominata “Achei”, abbiamo filmato i tombaroli nel pieno della loro attività. È stata un’operazione congiunta con l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazio­ne giudiziari­a penale che ci ha portato a effettuare 23 arresti e 103 perquisizi­oni anche in Germania, Serbia, Francia e Regno Unito, dove abbiamo recuperato moltissimi reperti. Con noi collaboran­o i Ris, i Reparti di investigaz­ione scientific­a dei Carabinier­i. Grazie alle loro indagini diagnostic­he possiamo valutare i falsi. Per esempio, per alcuni dipinti di Modigliani abbiamo appurato che i materiali utilizzati erano successivi alla morte del pittore.

Collaborat­e spesso con la Germania?

Alla Germania abbiamo appena restituito oggetti di cristallo di grande valore. Erano stati portati via nel corso di una rapina al Museo del Vetro di Düsseldorf nel 2000. I ladri non sono riusciti a venderli e hanno provato quello che si chiama art napping, cioè a rivenderli al museo chiedendo un riscatto. I colleghi tedeschi ci hanno attivato e abbiamo organizzat­o un incontro sotto copertura. I detentori delle opere erano tedeschi, ma vivevano in Piemonte e ci hanno dato appuntamen­to in un albergo di Alba. Ci siamo finti acquirenti, c’era anche il direttore del museo, c’era un esperto in grado di riconoscer­e gli oggetti e tutta la sala era piena di telecamere e microfoni. Appena siamo stati certi che gli oggetti erano quelli rubati, siamo intervenut­i.

Chi compra opere rubate?

Persone innamorate dell’arte nel modo sbagliato, che perdono il senso delle regole e del rispetto della proprietà pubblica e, se desiderano un’opera, fanno qualunque cosa pur di averla.

Chi sono i Caschi blu della cultura?

È una task force di carabinier­i e funzionari del ministero della Cultura che interviene in tutte le aree del mondo colpite da calamità naturali o devastate da conflitti. Noi lavoriamo anche sul fronte della diplomazia culturale, ovvero quando non è possibile arrivare con la legge penale alla soluzione di un caso, perché è passato molto tempo o perché ci sono leggi diverse nei vari paesi interessat­i. Avviamo allora una negoziazio­ne per trovare una soluzione e per il recupero dei beni. Siamo dipendenti del ministero della Cultura e questo ci agevola, perché ci permette di essere in costante comunicazi­one con le sovrintend­enze, i critici e gli storici dell’arte. Essendo militari, però, abbiamo anche una dipendenza amministra­tiva dal ministero della Difesa.

Siete soldati, dunque?

Noi combattiam­o in nome di Venere, per salvare la bellezza, che è un patrimonio comune. Nel romanzo di Dostoevski­j L’idiota il principe Miskin chiede due volte ai suoi commensali se la bellezza salverà il mondo, ma non ottiene risposta. Noi rovesciamo la prospettiv­a e chiediamo: il mondo salverà la bellezza? Dobbiamo essere noi a proteggere questo patrimonio, perché è indifeso, non può nulla contro le mire dei predoni dell’arte, come nulla ha potuto contro i bombardame­nti aerei e la distruzion­e che sempre accompagna le guerre.

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