Sulla via della seta
Eine Gruppe junger Menschen hat in ihrer Heimat die Zucht von Seidenraupen und die Seidenherstellung wiederentdeckt.
A volte la tua storia sembra essere già scritta alla nascita. Se sei un giovane del Sud Italia, finito il liceo, ti trasferisci al Nord o all’estero per frequentare l’università o cercare un lavoro. Eppure capita che il richiamo della propria terra d’origine sia così forte da non poter resistere. È successo a Giovanna Bagnato, Miriam Pugliese e Domenico Vivino, tre giovani calabresi che, dopo aver studiato e lavorato fra Nord Italia e Germania, hanno deciso di puntare tutto sul loro paesino d’origine, San Floro, circa 600 abitanti in provincia di Catanzaro. Hanno fondato la cooperativa Nido di Seta e riportato in vita un’antica tradizione che sembrava ormai perduta, quella della gelsibachicoltura, ovvero l’allevamento dei bachi da seta. Per informarsi sono stati in India, in Thailandia, in Messico, ma soprattutto hanno parlato con gli anziani del paese, “rubando” la loro arte. La cooperativa si trova in una pineta presa in gestione dal Comune di San Floro. Le foglie di 3.000 piante di gelso rappresentano l’unica fonte di nutrimento dei bachi da seta. Giovanna, Miriam e Domenico seguono tutte le fasi dell’allevamento e tutto viene fatto in maniera manuale e artigianale. Ad esempio, la creazione del tessuto avviene con antichi telai a quattro licci e, per colorare i tessuti, si usano pigmenti naturali derivati da margherita, papavero, ginestra, uva Cirò o la cipolla di Tropea, da cui si estrae, strano ma vero, il colore verde.