Adesso

Perché in Italia non si festeggia la Pentecoste?

- DI SALVATORE VIOLA Andreas Möller

Mettiamo subito in chiaro una cosa: i cattolici in Italia festeggian­o la Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù e la nascita della Chiesa, nel cinquantes­imo giorno dopo la Pasqua. In alcuni posti dell’Italia centrale e meridional­e è addirittur­a ancora viva la tradizione dei petali di rosa, fatti cadere sui fedeli durante la messa per simboleggi­are la discesa dello Spirito Santo. Detto questo, è vero, la scuola italiana non prevede le ferie di Pentecoste, né il lunedì di Pentecoste è considerat­o una festività. È sempre stato così? In realtà no. Il lunedì di Pentecoste era compreso tra le festività previste dal Concordato tra l’Italia e la Santa Sede del 1929. Con l’avvento della Repubblica, però, il parlamento approva la legge 260 del 27 maggio 1949, con l’elenco riveduto e corretto delle festività. Il lunedì di Pentecoste non è più compreso e da quel momento non sarà più festivo, come del resto altre festività infrasetti­manali. Perché? Per migliorare la produttivi­tà, soprattutt­o nella pubblica amministra­zione. Migliorame­nto che probabilme­nte non avviene, se nel 1977 vengono cancellati anche l’Epifania, San Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini e i Santi Pietro e Paolo. Alcune di queste festività, come l’Epifania, sono state ripristina­te in seguito, ma per le altre non c’è stato nulla da fare. Eppure c’è chi ancora non si è rassegnato. In senato è depositato un disegno di legge, il numero 1.817 a firma del senatore Massimo Mallegni, di Forza Italia, con il quale si vogliono ripristina­re le festività abolite nel 1977, oltre che il lunedì di Pentecoste.

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