Perché in Italia non si festeggia la Pentecoste?
Mettiamo subito in chiaro una cosa: i cattolici in Italia festeggiano la Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù e la nascita della Chiesa, nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua. In alcuni posti dell’Italia centrale e meridionale è addirittura ancora viva la tradizione dei petali di rosa, fatti cadere sui fedeli durante la messa per simboleggiare la discesa dello Spirito Santo. Detto questo, è vero, la scuola italiana non prevede le ferie di Pentecoste, né il lunedì di Pentecoste è considerato una festività. È sempre stato così? In realtà no. Il lunedì di Pentecoste era compreso tra le festività previste dal Concordato tra l’Italia e la Santa Sede del 1929. Con l’avvento della Repubblica, però, il parlamento approva la legge 260 del 27 maggio 1949, con l’elenco riveduto e corretto delle festività. Il lunedì di Pentecoste non è più compreso e da quel momento non sarà più festivo, come del resto altre festività infrasettimanali. Perché? Per migliorare la produttività, soprattutto nella pubblica amministrazione. Miglioramento che probabilmente non avviene, se nel 1977 vengono cancellati anche l’Epifania, San Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini e i Santi Pietro e Paolo. Alcune di queste festività, come l’Epifania, sono state ripristinate in seguito, ma per le altre non c’è stato nulla da fare. Eppure c’è chi ancora non si è rassegnato. In senato è depositato un disegno di legge, il numero 1.817 a firma del senatore Massimo Mallegni, di Forza Italia, con il quale si vogliono ripristinare le festività abolite nel 1977, oltre che il lunedì di Pentecoste.