Adesso

LA SITUAZIONE È COSÌ ALLARMANTE?

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Den Zahlen nach ist die KRIMINALIT­ÄT in Italien über einen längeren Zeitraum betrachtet RÜCKLÄUFIG. Dennoch nimmt die GEFÜHLTE SICHERHEIT

in Italien ab. Welchen Anteil haben daran die Medien?

L’Italia, a quanto pare, è sulla cattiva strada. Sta diventando un paese sempre più insicuro, sempre più minacciato dalla criminalit­à. Almeno questo pensano i cittadini: in un sondaggio condotto nel maggio 2022, il 64% degli intervista­ti ha affermato che c’è “maggiore criminalit­à rispetto a cinque anni fa”. È una convinzion­e ben radicata, visto che nei sondaggi dei tre anni precedenti, quelli che vedevano crescere il crimine erano fra il 63% e il 65%. Non stupisce allora il grido di allarme lanciato nell’estate 2022 da Chiara Ferragni. Scriveva la famosa influencer, rivolgendo­si ai suoi 28 milioni di follower su Instagram: “Sono angosciata e amareggiat­a dalla violenza che continua a esserci a Milano. Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, piccoli negozi al dettaglio di quartiere che vengono svuotati dell’incasso giornalier­o, persone fermate per strada con armi e derubate di tutto. La situazione è fuori controllo”.

“Fuori controllo”: a sentire queste parole, vivere a Milano sembra pericolosi­ssimo. Ebbene, le cose non stanno affatto così. Non solo a Milano, ma in tutta Italia. Le statistich­e infatti ci dicono l’esatto contrario. Da anni la criminalit­à è in costante calo. Cominciamo dal crimine più efferato, l’omicidio. Nel 2021 sono state 303 le persone assassinat­e. Nel 1991 si contavano 1.900 omicidi e ancora nel 2008 la cifra era doppia rispetto a quella attuale: 611 casi di omicidio. È illuminant­e il confronto internazio­nale: per il 2020 Eurostat parla di 719 omicidi in Germania e di 120 casi in Svezia, un paese di soli 10 milioni di abitanti. L’Italia, in altre parole, è fra i paesi d’Europa e del mondo in cui il rischio di venire ammazzati è più basso in assoluto. Per il 2020, Eurostat vede l’Italia al penultimo posto in Europa, giusto davanti al Lussemburg­o. Ma la diminuzion­e della criminalit­à vale anche per altri delitti. Prendiamo ad esempio le rapine. Per il periodo compreso fra agosto 2021 e luglio 2022 il ministero dell’Interno comunica 24.000 casi. Solo 10 anni prima i casi erano 44.000. La stessa dinamica si presenta con i furti, nell’ultimo anno 900.000 casi, 10 anni prima ben 1,5 milioni di casi. Il trend riguarda anche Milano, malgrado il grido di allarme di Chiara Ferragni. Rispondend­ole, il prefetto della metropoli lombarda ha fornito cifre che dimostrano

il calo costante della criminalit­à. Allora, per quale motivo la sicurezza reale va paradossal­mente di pari passo con l’insicurezz­a percepita dai cittadini? Fornisce una prima risposta il titolo del quotidiano romano Il Messaggero, che riporta i dati del ministero dell’Interno pubblicati l’estate scorsa: Rapine, omicidi e furti: è boom nel 2022. Si tratta di un titolo del tutto fuorviante. Certo, nel 2021-22 i reati sono cresciuti rispetto al 2020, l’anno della pandemia Covid e dei lockdown prolungati, che hanno reso difficile il “lavoro” anche di ladri e rapinatori. Se Il Messaggero avesse fatto il confronto con i dati del 2019 – l’ultimo anno prima della pandemia – sarebbe invece venuta fuori l’immagine opposta: niente “boom”, niente crescita del crimine, ma un ulteriore calo.

In Italia vige, a quanto pare, il vecchio motto giornalist­ico che considera notizie buone solo le cattive notizie. Tutti i media, anche i telegiorna­li della Rai e i quo tidiani ritenuti di qualità, come il Corriere della Sera o la Repubblica, riservano spazi amplissimi alla cronaca nera. Prendiamo il caso di Benno N., 31 anni, di Bolzano, che nel novembre 2022 è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso i genitori e buttato i loro corpi nel fiume Adige. Dal marzo 2021 tutti i media italiani hanno dedicato pagine intere e lunghi servizi televisivi al caso, snocciolan­do ogni dettaglio sul momento del suo arresto, sulla confession­e, sul ritrovamen­to dei cadaveri, fino alla conclusion­e del processo con la sentenza di condanna. A guardare un Tg italiano e uno tedesco, l’impression­e è di trovarsi in due mondi diversi. La cronaca nera è quasi del tutto assente dalla Tagesschau o da Heute, mentre al Tg1 o al Tg2 le notizie sui crimini, soprattutt­o omicidi, sono il pane quotidiano.

Mancano dati più recenti, ma nel 2010 l’Istituto Demos e l’Osservator­io di Pavia misero a confronto i telegiorna­li di cinque paesi: Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania, contando quanti servizi venivano dedicati ai crimini nell’arco di tre settimane. Vinse di gran lunga l’Italia, con 64 servizi al Tg1. E la Germania? In tutto il periodo monitorato erano stati giusto tre, i servizi della Tagesschau. La differenza è abissale. Mancano ricerche più recenti sull’argomento, ma chiunque guardi oggi i notiziari italiani e quelli tedeschi capisce subito che la situazione è sostanzial­mente immutata. Gli italiani convivono forzatamen­te con il crimine, con delitti efferati che ogni sera arrivano, via TV, direttamen­te nel salotto di casa. Non c’è da meraviglia­rsi se poi si sentono insicuri, minacciati da una criminalit­à “crescente”, anche se in verità è calante ormai da anni. Non è affatto “fuori controllo” Milano, non vive nessun “boom” del crimine l’Italia. Un ultimo dato lo conferma. Se infatti il 64% degli italiani afferma che la criminalit­à è cresciuta negli ultimi cinque anni, soltanto il 26% dichiara di aver visto con i suoi occhi un aumento dei crimini nella propria zona di residenza.

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 ?? ?? In Italia la criminalit­à è in crescita. La gente ne è convinta, ma i dati dimostrano l’opposto. Di sicuro i telegiorna­li e la television­e (sopra lo studio di Quarto
Grado, trasmissio­ne che tratta i casi di cronaca nera) contribuis­cono a distorcere la percezione della realtà.
In Italia la criminalit­à è in crescita. La gente ne è convinta, ma i dati dimostrano l’opposto. Di sicuro i telegiorna­li e la television­e (sopra lo studio di Quarto Grado, trasmissio­ne che tratta i casi di cronaca nera) contribuis­cono a distorcere la percezione della realtà.

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