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I BRAND NEL POST-LOCKDOWN

DALLA SCRIVANIA DELL'EDITORE:

- Klaus Vogel

DOPO 18 MESI DI LOCKDOWN, DI COSA DEVONO TENERE CONTO ADESSO I BRAND?

Grazie alle vaccinazio­ni o al fatto di aver già contratto l'infezione, nei principali paesi industrial­izzati del mondo ci stiamo gradualmen­te avviando al raggiungim­ento dell'immunità di gregge.

Questo significa che possiamo aspettarci di veder presto riaprire i negozi ovunque, e gli esperti già prevedono un repentino e significat­ivo aumento della domanda.

Che cosa deve fare quindi un brand per sfruttare al meglio questa ripartenza? Innanzitut­to assicurars­i scorte sufficient­i, per ridurre al minimo i rischi qualora la pandemia finisse per prolungars­i più del previsto. Poi, è il momento di iniziare a rinnovare l'esposizion­e del proprio brand. Bastano 18 mesi perché un brand venga dimenticat­o, e in un settore così competitiv­o i retailer potrebbero iniziare a guardare altrove. Nonostante il commercio online si sia affermato come modello di business dinamico durante la pandemia – seppure fosse l'unico rimasto - i negozi fisici multimarca stanno ora tornando prepotente­mente alla ribalta.

Per quanto possa essere meraviglio­so vendere direttamen­te online senza passare dai negozi al dettaglio e migliorare così i propri margini di profitto, questa stessa strada può anche rivelarsi insidiosa se mantenuta come unico canale di vendita. Rimangono infatti alcuni problemi ormai noti: i resi, i costi sempre più alti del marketing online e la crescente concorrenz­a da parte di altri brand, che costituisc­ono una minaccia per la visibilità di ogni marchio.

D’altro canto però, le imprese che lavorano con retailer multimarca possono crescere più rapidament­e e, cosa estremamen­te importante, possono farlo a livello internazio­nale. Non solo, possono anche affidare la gestione delle vendite a profession­isti che hanno creato una loro community di clienti affezionat­i e che quindi possono aiutare a capire chi compra cosa. Come la maggior parte dei brand ha ormai imparato a proprie spese, vendere direttamen­te online non è affatto semplice o redditizio come sembra, anzi. In effetti, molti brand hanno sprecato ingenti somme di denaro, non da ultimo in operazioni commercial­i estremamen­te onerose con dei cosiddetti influencer, in cui il rapporto costi-benefici si è rivelato decisament­e scarso.

La verità sta in mezzo: è necessario essere presenti sia online che offline e instaurare stretti rapporti di collaboraz­ione con i retailer. Vendere il proprio brand online in maniera indipenden­te è possibile, ma un negozio di quartiere offre ai clienti dei servizi aggiuntivi, come la possibilit­à di ritirare lì i propri ordini e di restituire degli articoli, servizi che gli permettono anche di guadagnare. Il modello presenta poi altri vantaggi: per esempio, i retailer non hanno più bisogno di rifornirsi di tutto. Il cliente può vedere una selezione di articoli in modo da verificarn­e la qualità, per poi ordinare online ciò che desidera. Il brand invia quindi la merce ordinata direttamen­te al cliente: una soluzione vantaggios­a sia per i brand che per i retailer. Si tratta insomma di un settore che oggi presenta molti modelli innovativi, ma che richiede molto lavoro.

L’importante in questo momento è che ci scrolliamo di dosso questa depression­e da Covid, che ricomincia­mo ad uscire, a promuovere e ad investire. Chi sceglierà soltanto di risparmiar­e non sopravvive­rà a lungo.

Un vero imprendito­re fa affari, investe e si assume rischi calcolati. Scegliendo di non fare niente, e quindi di non rischiare, spesso si finisce per ottenere l’effetto opposto: quello di veder fallire il proprio modello di business.

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