I BRAND NEL POST-LOCKDOWN
DALLA SCRIVANIA DELL'EDITORE:
DOPO 18 MESI DI LOCKDOWN, DI COSA DEVONO TENERE CONTO ADESSO I BRAND?
Grazie alle vaccinazioni o al fatto di aver già contratto l'infezione, nei principali paesi industrializzati del mondo ci stiamo gradualmente avviando al raggiungimento dell'immunità di gregge.
Questo significa che possiamo aspettarci di veder presto riaprire i negozi ovunque, e gli esperti già prevedono un repentino e significativo aumento della domanda.
Che cosa deve fare quindi un brand per sfruttare al meglio questa ripartenza? Innanzitutto assicurarsi scorte sufficienti, per ridurre al minimo i rischi qualora la pandemia finisse per prolungarsi più del previsto. Poi, è il momento di iniziare a rinnovare l'esposizione del proprio brand. Bastano 18 mesi perché un brand venga dimenticato, e in un settore così competitivo i retailer potrebbero iniziare a guardare altrove. Nonostante il commercio online si sia affermato come modello di business dinamico durante la pandemia – seppure fosse l'unico rimasto - i negozi fisici multimarca stanno ora tornando prepotentemente alla ribalta.
Per quanto possa essere meraviglioso vendere direttamente online senza passare dai negozi al dettaglio e migliorare così i propri margini di profitto, questa stessa strada può anche rivelarsi insidiosa se mantenuta come unico canale di vendita. Rimangono infatti alcuni problemi ormai noti: i resi, i costi sempre più alti del marketing online e la crescente concorrenza da parte di altri brand, che costituiscono una minaccia per la visibilità di ogni marchio.
D’altro canto però, le imprese che lavorano con retailer multimarca possono crescere più rapidamente e, cosa estremamente importante, possono farlo a livello internazionale. Non solo, possono anche affidare la gestione delle vendite a professionisti che hanno creato una loro community di clienti affezionati e che quindi possono aiutare a capire chi compra cosa. Come la maggior parte dei brand ha ormai imparato a proprie spese, vendere direttamente online non è affatto semplice o redditizio come sembra, anzi. In effetti, molti brand hanno sprecato ingenti somme di denaro, non da ultimo in operazioni commerciali estremamente onerose con dei cosiddetti influencer, in cui il rapporto costi-benefici si è rivelato decisamente scarso.
La verità sta in mezzo: è necessario essere presenti sia online che offline e instaurare stretti rapporti di collaborazione con i retailer. Vendere il proprio brand online in maniera indipendente è possibile, ma un negozio di quartiere offre ai clienti dei servizi aggiuntivi, come la possibilità di ritirare lì i propri ordini e di restituire degli articoli, servizi che gli permettono anche di guadagnare. Il modello presenta poi altri vantaggi: per esempio, i retailer non hanno più bisogno di rifornirsi di tutto. Il cliente può vedere una selezione di articoli in modo da verificarne la qualità, per poi ordinare online ciò che desidera. Il brand invia quindi la merce ordinata direttamente al cliente: una soluzione vantaggiosa sia per i brand che per i retailer. Si tratta insomma di un settore che oggi presenta molti modelli innovativi, ma che richiede molto lavoro.
L’importante in questo momento è che ci scrolliamo di dosso questa depressione da Covid, che ricominciamo ad uscire, a promuovere e ad investire. Chi sceglierà soltanto di risparmiare non sopravviverà a lungo.
Un vero imprenditore fa affari, investe e si assume rischi calcolati. Scegliendo di non fare niente, e quindi di non rischiare, spesso si finisce per ottenere l’effetto opposto: quello di veder fallire il proprio modello di business.