SPECIALE CLIMATIZZAZIONE
Il clima indoor è una componente del comfort abitativo. Grazie al superbonus, oggi gli interventi per regolare la temperatura diventano più accessibili.
IL PANORAMA DI LAVORI PREVISTI DALLA MANOVRA FISCALE CHE CONSENTE DI COPRIRE IL 110% DELLE SPESE È AMPIO, MA LA LETTURA DI VARIABILI E TETTI DI
SPESA È COMPLESSA Il Superbonus entra in vigore, eppure regna ancora un po’ di incertezza sulla sua interpretazione. Alcuni punti fermi ci sono, sappiamo ad esempio che è indispensabile avviare uno dei cosiddetti “interventi trainanti”, come il cappotto termico o la sostituzione della caldaia, e garantire il doppio salto di classe energetica o il raggiungimento della classe più alta. Fatto questo, sembra che siano molti gli interventi ammissibili, compresa la sostituzione dei caloriferi. Di sicuro è possibile utilizzarlo per l’acquisto di pompe di calore, come spiega Egisto Canducci, consulente della fiera MCE (Mostra Convegno Expocomfort), che però, proprio su questo tema, evidenzia una distonia della manovra, perché «difficilmente queste, da sole, possono consentire il doppio salto di classe».
Anche il calcolo del rimborso non è banale. «Premesso che ci sono precisi massimali di spesa, il conteggio viene fatto sulla potenza - chiarisce Canducci -. Per le pompe di calore vengono riconosciuti 1.300 euro a kilowatt, per i sistemi di riscaldamento a biomassa si scende a 300 euro e per le caldaie a condensazione, che ormai sono un obbligo di legge, si passa a 200. Da questo punto di vista, così concepita, la manovra spinge all’acquisto di sistemi sovradimensionati, che in realtà hanno un rendimento inferiore anche del 30-40% rispetto a macchine della potenza adeguata».
In pieno lockdown, inoltre, si è parlato spesso dell’inquinamento dell’aria indoor e dell’importanza dei sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC), che garantiscono il ricambio d’aria senza spreco di energia perché si basano sulla logica di recupero del calore. «In effetti - spiega Canducci agganciati a interventi trainanti sono ammessi, ma hanno costi elevati e il tetto di spesa per la riqualificazione energetica, da 15 a 30.000 euro, ne rende difficile l’inserimento».
Tra le altre operazioni che vale la pena esaminare c’è il sistema radiante, con pannelli che utilizzano il calore proveniente da tubazioni posizionate dietro le superfici dell’ambiente da riscaldare. Facile da applicare soprattutto a soffitto, secondo Canducci ha il vantaggio di isolare il tetto e di creare un’intercapedine per il passaggio di cavi e strumentazioni. «Una soluzione interessante soprattutto da quando, nel 2015, l’altezza massima per l’abitabilità è passata da 2,7 a 2,6 metri per consentirne la realizzazione».