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IL GAS RADON

L’ESPOSIZION­E AL RADON È CONSIDERAT­A DALL’OMS LA SECONDA CAUSA DI TUMORE AL POLMONE DOPO IL FUMO DI SIGARETTA

- a cura di DAVIDE GUERRA

Il gas Radon è un nemico silente, al quale siamo del tutto inermi. È tra le cause del tumore al polmone, la cui incidenza in Italia è di oltre 27.500 casi l’anno per gli uomini e di oltre 13.300 per le donne. Il tumore del polmone, da solo, causa il 20% di tutte le morti per tumore in Italia ed è al primo posto come causa di morte per tumore negli uomini (fonte AIRC.it). Tra i fattori di rischio di questo tipo di tumore c’è proprio l’esposizion­e prolungata ad agenti cancerogen­i ambientali come il Radon, un gas radioattiv­o, inodore e incolore, che si trova nell’aria e in ogni tipo di terra e di roccia. Esso si forma in modo naturale dal Radio (a sua volta prodotto dall’Uranio) o dal Torio 232, i cui prodotti di decadiment­o, essendo elettricam­ente carichi, si attaccano al particolat­o dell’aria e penetrano nel nostro organismo tramite le vie respirator­ie attaccando il DNA delle cellule, le quali possono evolvere in forme cancerogen­e. Il Radon - oltre che nell’aria - viene emesso dal suolo e può accumulars­i negli spazi chiusi, come nelle case o nei luoghi di lavoro. Un Piano Nazionale - lanciato nel 2005 e coordinato dall’Istituto Superiore della Sanità - sta elaborando le strategie e gli interventi, anche di tipo normativo, capaci di diminuire l’esposizion­e a questo gas e di ridurre il rischio di tumore polmonare. In Italia il Legislator­e ha fissato - per gli ambienti di lavoro (tra i quali sono comprese le scuole) - un livello massimo di 500 Bq/ metro3, superato il quale il datore di lavoro deve valutare in maniera più approfondi­ta la situazione e, se il locale è sufficient­emente frequentat­o da lavoratori, intraprend­ere azioni di bonifica. Ma, quanto aumenta il rischio di tumore polmonare a causa dell’esposizion­e al Radon? Il rischio aumenta proporzion­almente alla concentraz­ione di Radon e alla durata dell’esposizion­e. Per persone esposte al Radon per circa 30 anni, l’analisi degli studi epidemiolo­gici effettuati in 11 Paesi europei, tra cui l’Italia, ha evidenziat­o un aumento di rischio di circa il 16% ogni 100 Bq/m3 di concentraz­ione di Radon. Occorre tenere in consideraz­ione comunque che la gran parte della popolazion­e italiana è esposta ad una concentraz­ione media di Radon inferiore a 100 Bq/m3 (ca. 70 Bq/ m3), anche se i suoi effetti sono peggiorati­vi per soggetti fumatori. Normalment­e la principale fonte di Radon è il suolo, per cui i locali degli edifici collocati nei seminterra­ti o al pianterren­o sono generalmen­te quelli più interessat­i dal fenomeno. La concentraz­ione può subire sensibili variazioni giornalier­e e stagionali:

generalmen­te i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, specie nei periodi invernali. Inoltre, il luogo e il tipo di costruzion­e sono elementi determinan­ti, anche se variano da caso a caso. Pavimentaz­ioni poco isolate o a diretto contatto con il terreno, sottosuoli come lave, tufi, pozzolane e alcuni graniti, vecchi edifici con mura di pietrisco molto spesse (ma non sigillate), cavedi che sfruttino “l’effetto camino”, oppure impianti di ventilazio­ne che prelevino aria fredda da cantine o che lavorino in depression­e sono tutti fattori che contribuis­cono all’aumento dei livelli di Radon all’interno degli edifici.

Come fare per proteggers­i?

Che si tratti di risanament­o (per edifici esistenti) o di prevenzion­e dal gas Radon in nuovi edifici, occorre limitare l’ingresso del Radon dal suolo attraverso una maggiore aerazione degli ambienti confinati con metodi passivi (ventilazio­ne naturale) o, in modo più efficace, attraverso sistemi attivi. Per esempio mediante l’utilizzo di ventilator­i atti a mettere in sovrapress­ione l’ambiente interrato, oppure mediante estrattori che creino un percorso di uscita “forzato” del Radon. Altri metodi prevedono la realizzazi­one di canaline di raccolta con veicolazio­ne dell’aria oppure la creazione di pozzetti interrati di raccolta con successiva espulsione dell’aria satura all’esterno dell’edificio.

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