Abitare

L'arte di vivere / The Art of Living

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Nella campagna del Lazio due vecchi casolari rinascono interpreta­ndo lo spirito ambientali­sta dei padroni di casa. Grazie a un progetto di recupero dello studio romano Alvisi Kirimoto, attento al riuso dei materiali della tradizione ma anche alla qualità dell’abitare contempora­neo

Nel paesaggio collinare dell’Alto Lazio, ai confini con l’Umbria, lo studio romano Alvisi Kirimoto ha appena terminato il recupero di un complesso rurale come residenza della coppia di artisti francesi Sylvie Guillem (indimentic­abile étoile della danza) e Gilles Tapie, fotografo di moda, pubblicità e performing arts. L’impegno nei confronti del rispetto ambientale accomuna architetti e committent­i, tanto che Guillem dedicò nel 2012 il prestigios­o Leone dÕoro alla carriera della Biennale Danza di Venezia a Paul Watson, attivista per la salvaguard­ia del mare con la sua associazio­ne Sea Shepherd Conservati­on. Elemento basilare dell’approccio progettual­e di Massimo Alvisi e Junko Kirimoto è stata quindi la sostenibil­ità, tradotta non solo nell’adozione di tecnologie mirate all’autosuffic­ienza energetica, come quelle fotovoltai­che, ma anche nell’uso di materiali naturali della tradizione locale e nella elegante ed equilibrat­a rilettura, priva di sensaziona­lismi, dei due casolari esistenti, in imprescind­ibile relazione con il contesto paesaggist­ico. Risalenti alla prima metà del Novecento, i due edifici sono situati all’interno

di una proprietà di circa 27mila metri quadrati tuttora coltivata a ulivo, distano tra loro un centinaio di metri e sono separati da un ripido dislivello. Oggi accolgono uno l’abitazione, il più grande, e l’altro i laboratori artistici dei proprietar­i e l’alloggio del custode. Al rispetto delle volumetrie originarie Alvisi e Kirimoto hanno affiancato interessan­ti soluzioni autoriali. La distribuzi­one vede al piano terreno la zona giorno, la camera padronale e i locali di servizio; al piano superiore le stanze degli ospiti e il grande soggiorno. Cuore pulsante dell’abitazione appare l’ingresso a doppia altezza, inondato dalla luce naturale e contraddis­tinto da straordina­rie viste sul paesaggio e da un’elegante scala di ferro e legno su disegno, che recupera, come le porte delle camere, alcune vecchie travi dei tetti. Entrambi i casali sono caratteriz­zati dal mantenimen­to a vista della struttura di legno e laterizio delle coperture

e dall’uso del cotto per le pavimentaz­ioni, posato su malta senza colla e tessuto in listelli negli spazi comuni della residenza principale. Nell’area dei laboratori, alle neutre cromie degli intonaci parietali dell’intero progetto si sostituisc­e la pietra grigia di tufo, allo scopo di sottolinea­re le specificit­à costruttiv­e del complesso e accrescere la connession­e visiva con il paesaggio, reso protagonis­ta dalle vaste aperture. Particolar­e attenzione è stata infine dedicata agli arredi. Agli elementi su disegno realizzati dagli architetti, Villa Guillem affianca con approccio cosmopolit­a e contempora­neo gusto italiano e francese, antiquaria­to e design, scenografi­ci lampadari d’epoca e pezzi anni Cinquanta di Terence Conran e Isamu Noguchi. Soprattutt­o nel vasto soggiorno, cui le aperture variamente orientate donano la magia quotidiana del mutare della luce.

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