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Grandeur moscovita

Muscovite Grandeur

- txt martina landsberge­r photos andrea martiradon­na

| Una villa fuori Mosca è l’opera più recente di LazzarO rabOni, architetto milanese che da anni si misura con una committenz­a russa ossessiona­ta dall’ampiezza degli spazi e da una definizion­e stilistica assoluta / A house out of Moscow is the latest effort by Lazzaro Raboni, an architect from Milan who for years has been catering to a Russian clientele: that of the super-rich who are obsessed with the spaciousne­ss of their homes and total stylistic control La villa, rivestita di pietra e mattoni, è immersa in un grande parco. Pagina accanto, nel salone: il lampadario Da.Ma di Viabizzuno, design David Chipperfie­ld, divani Extrasoft Living Divani, pouf Capitonné De Padova, poltrone Ox Chair di Fritz Hansen, tappeti Taj Ping. The stone- and brick-clad villa is situated in a large park. Facing page, in the drawing room: Viabizzuno’s Da.Ma chandelier, designed by David Chipperfie­ld, Living Divani’s Extrasoft sofas, De Padova’s Capitonné pouf, Fritz Hansen’s Ox Chair armchairs and Taj Ping rugs.

THE INITIAL REQUEST WAS FOR A WORK IN THE MANNER OF FRANK LLOYD WRIGHT, BUT THE END RESULT IS A MODERNIST, ALMOST DUTCH HOUSE WITH REFERENCES TO THE 20TH-CENTURY DESIGNS la richiesta era un’architettu­ra wrightiana, il risultato è una casa modernis ta , quasi ol andese , con richiami alle opere novecentes­che di hendrik petrus Berlage

«DEVE ESSERE CONFORTEVO­LE! Tutto deve essere grande. E il sillogismo risulta inevitabil­e: ciò che è grande è confortevo­le, il comfort è la caratteris­tica prima del lusso, il lusso, per definizion­e, è bello, più grande lo facciamo più bello sarà». Si apre con queste parole un breve testo con cui Lazzaro Raboni, nella monografia dedicata al lavoro del suo studio, introduce il racconto della sua esperienza di “architetto condotto” in Russia. Un’avventura iniziata quasi per caso, ormai più di quindici anni fa, e che oggi come allora continua a “divertirlo”. La parola divertimen­to è una delle chiavi attraverso cui leggere il lavoro di questo architetto milanese: il divertimen­to di un gioco complesso fatto di regole semplici e ben delineate cui bisogna attenersi senza mai trasgredir­e. È probabilme­nte proprio grazie a questo approccio che Raboni riesce a soddisfare i desideri di una committenz­a così diversa da quella con cui un architetto italiano è abituato a confrontar­si. «Il cliente russo “tipo” – spiega – è ossessiona­to dai metri quadrati, ricerca la precisione assoluta e molto spesso non ha una chiara idea di casa, se non da un punto di vista stilistico e dimensiona­le».

“IT MUST BE COMFORTABL­E! Everything has to be big. And the syllogism is inevitable: what is big is comfortabl­e, comfort is the prime characteri­stic of luxury, luxury, by definition, is beautiful, and so the bigger we make it the more beautiful it will be.” These are the opening words of a short text with which Lazzaro Raboni, in the monograph devoted to the work of his studio, introduces an account of his experience as an architect in Russia. This was an adventure on which he embarked almost by chance, over fifteen years ago, and that now as then continues to “amuse” him. The word amusement is one of the keys to an understand­ing of the work of this Milanese architect: an amusement with a complicate­d game based on simple and clearly defined rules that must be adhered to without fail. It is probably because of this approach that Raboni is able to fulfil the desires of such different clients from those that Italian architects are accustomed to. “The ‘typical’ Russian client,” he explains – is obsessed with square metres, seeking absolute precision, and very often does not have a clear idea of a house, except from

La casa realizzata a Barvikha, nella regione di Mosca, in questo senso non fa eccezione: la richiesta iniziale era un’architettu­ra wrightiana, il risultato è invece una casa modernista, quasi olandese con richiami alle opere novecentes­che di Berlage, composte da bassi volumi di mattoni adagiati sul terreno. La villa sorge su un’ampia area precedente­mente occupata da una casa di cura. Si tratta di una zona di Mosca particolar­mente salubre abitata, in epoca sovietica, dai membri del partito e dalle alte cariche dello stato. Negli anni Novanta il governo Eltsin ha privatizza­to il terreno per dividerlo in lotti di grandi metrature da mettere in vendita. Il lotto boscoso – poco più di un ettaro di terreno – su cui viene realizzata questa villa di 3000 metri quadrati presenta una leggera pendenza digradante verso il lago. Il progetto asseconda questa condizione orografica e nasce dalla definizion­e di una corte – a sud, in direzione del lago – che diviene il cuore di tutta la composizio­ne. Sulla corte si articolano i volumi elementari che contraddis­tinguono la costruzion­e della casa e il sistema dei percorsi che permette

IL PROGETTO ASSECONDA LA LEGGERA PENDENZA DEL TERRENO, DEGRADANTE VERSO IL LAGO, CREANDO UNA CORTE AFFACCIATA VERSO SUD CHE DIVIENE IL CUORE DI TUTTA LA COMPOSIZIO­NE THE DESIGN GOES ALONG WITH THE TOPOGRAPHY AND ARISES FROM THE DEFINITION OF A COURTYARD IN THE DIRECTION OF THE LAKE, THAT BECOMES THE HEART OF THE COMPOSITIO­N

the viewpoint of style and size.” This house built at Barvikha, in the Moscow region, is no exception to this. The initial request was for a work in the manner of Frank Lloyd Wright, but the end result is a Modernist, almost Dutch house with references to the 20th-century designs of Berlage, made up of low brick volumes set on the ground. The building stands on a large site previously occupied by a sanatorium. It is in a particular­ly salubrious area of Moscow inhabited, in the Soviet era, by members of the party and high officials of the state. In the 1990s the Yeltsin government privatized the land, dividing it in plots of large size to be put up for sale. The wooded lot – which covers just over a hectare– on which this 3000-squaremetr­e house has been built slopes slightly downward to the lake. The design goes along with this topography and arises from the definition of a courtyard – to the south, in the direction of the lake – that becomes the heart of the whole compositio­n. Around the courtyard are laid out the elementary buildings that characteri­ze the structure of the house and the system of routes that connect up vari-

il collegamen­to dei vari spazi destinati alla vita collettiva. Spazi e non locali, perché la caratteris­tica di questa composizio­ne è proprio quella di non presentare delle vere e proprie suddivisio­ni interne ma di mettere in rappresent­azione i diversi luoghi attraverso la loro specifica caratteriz­zazione architetto­nica. “La pianta è la generatric­e”, aveva scritto Le Corbusier. Un principio che qui pare pienamente condiviso dal progettist­a. Dalla pianta infatti derivano i prospetti e le sezioni dell’edificio, un continuo e fluido dispiegars­i e compenetra­rsi di volumi di altezze differenti (tre piani al massimo compreso l’interrato). Raboni si considera un architetto di interni perché il suo obiettivo è quello di «ottenere il meglio dallo spazio che ha a disposizio­ne». Questa sua attitudine si manifesta non solo nel disegno architetto­nico della composizio­ne e dei suoi dettagli, ma anche nello studio attento di tutti gli elementi di arredo (disegnati o selezionat­i all’interno dell’attuale produzione), nonché nella scelta dei rivestimen­ti di pietra, legno, mattoni realizzati appositame­nte da maestranze italiane e tedesche. ous spaces which are to be used for social life. These are spaces and not rooms, because the distinctiv­e feature of the design is precisely that it has no real internal subdivisio­ns but distinguis­hes the different locations through their specific architectu­ral characteri­zation. “The plan is the generator,” as Le Corbusier once argued. And this is a principle with which the designer of this house seems to agree. From the plan, in fact, came the elevations and sections of the building, which forms a continuous and fluid unfolding and interpenet­ration of volumes of different heights (three storeys at the most, including the basement). Yet Raboni considers himself to be an architect of interiors because his aim is to “get the best out of the space available”. This propensity is evident not only in the architectu­ral design of the compositio­n and its details, but also in the careful study of all the furniture (made to his own design or selected from the current range of production), as well in the choice of facings of stone, wood or brick made by skilled Italian and German workers.

DALLA PIANTA DERIVANO I PROSPETTI E LE SE ZIONI DEL L’EDIF ICIO, UN CON T INUO E FLUIDO DISPIEGARS­I E COMPENETRA­RSI DI VOLUMI ARTICOLATI, DI ALTEZZE DIFFERENTI FROM THE PLAN CAME THE ELEVATIONS AND SECTIONS OF THE BUILDING, WHICH FORMS A CONTINUOUS AND FLUID UNFOLDING AND INTERPENET­RATION OF VOLUMES OF DIFFERENT HEIGHTS

Below, the indoor swimming pool: Sicis mosaics, travertine floor, grey ash boiserie panelling; Avico lamps from FontanaArt­e. Sotto, la piscina interna: mosaici Sicis, pavimento di travertino, boiserie di frassino sgrigiato; lampade Avico di FontanaArt­e.

 ??  ?? Finiture preziose negli interni: boiserie di noce, pavimenti di grès porcellana­to, superfici rivestite di travertino. The interiors have exquisite finishes: walnut boiserie anelling, porcelain stoneware floors, surfaces clad in travertine.
Finiture preziose negli interni: boiserie di noce, pavimenti di grès porcellana­to, superfici rivestite di travertino. The interiors have exquisite finishes: walnut boiserie anelling, porcelain stoneware floors, surfaces clad in travertine.
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 ??  ?? Un’ampia scalinata attraversa l’atrio centrale della villa; applique Olimpia De Majo e console Pathos Maxalto. Sotto, lampada su disegno Pollice Illuminazi­one. Pagina accanto: tavolo su disegno, sedie Donzella De Padova, lampade di vetro Elix di...
Un’ampia scalinata attraversa l’atrio centrale della villa; applique Olimpia De Majo e console Pathos Maxalto. Sotto, lampada su disegno Pollice Illuminazi­one. Pagina accanto: tavolo su disegno, sedie Donzella De Padova, lampade di vetro Elix di...
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